Con il decreto legge n.211 del 2011 il Governo ha deciso per la progressiva e totale abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, con una popolazione che supera le 1500 unità, che dovranno essere conseguentemente ricollocate altrove. Ma dove?
Difficilmente chi non ha dimestichezza con il pianeta giustizia e le sue innumerevoli sfumature può comprendere, con sincera profondità, le sensazioni e le emozioni dell’uomo comune a contatto con la realtà di un ospedale psichiatrico giudiziario: un mondo irreale, chiuso alla società civile, volto a contenere una popolazione carceraria difficile, quella dei soggetti afflitti da patologie psichiatriche.
Persone spesso sole, abbandonate a loro stesse ed al loro destino, senza voce, costrette a rimanere recluse fintanto che il giudizio di pericolosità sociale a loro carico, presupposto per l’applicazione della misura di sicurezza, rimanga concreto ed attuale
Quella degli internati è una realtà non solo triste, ma difficile da districare e gestire, specie alla luce delle ultime riforme legislative intervenute in materia.
Con il decreto legge n.211 del 2011, difatti, il Governo ha deciso per la progressiva e totale abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari presenti sul territorio italiano, con una popolazione che conta e supera attualmente le millecinquecento unità, che dovranno essere conseguentemente ricollocate e ridistribuite altrove. Ma dove?
Il 1 febbraio 2013 tutte gli Opg dovranno necessariamente chiudere i battenti. Nel marzo 2012 era prevista la prima scadenza imposta dal decreto, ovvero lo stabilire requisiti strutturali ed organizzativi destinati ad accogliere gli internati; dal marzo 2013, successivamente alla chiusura degli stabilimenti, le misure dovranno essere scontate esclusivamente all’interno dei presidi sanitari, mentre per coloro la cui pericolosità sociale risulti esclusa non vi saranno che dimissioni e la previsione di presidi sanitari sul territorio.
In attesa che i provvedimenti governativi prendano forma la magistratura, allineandosi alla ratio della norma, sta già interrompendo l’invio di nuovi soggetti presso gli OPG, ai quali non resta che fare ritorno alle proprie abitazioni, con tutti gli inevitabili rischi in materia di tutela della collettività e degli stessi familiari conviventi.
Si tratta, nel caso concreto, proprio del caso di A.: afflitto da una grave forma di schizofrenia, stava scontando una condanna a una pena detentiva per reati commessi contro i propri familiari, con applicazione della misura di sicurezza del ricovero in OPG per i sei mesi successivi alla stessa.
Scontata la sua pena per intero, sarebbe stato almeno formalmente da ricollocare presso l’Ospedale Psichiatrico ove, tra le altre cose, avrebbe ricevuto un trattamento sanitario adeguato ed idoneo alle sue patologie: del tutto inaspettatamente, invece, oggi ha fatto ritorno presso la sua abitazione, seminando il panico tra i propri familiari, incapaci di arginare e gestire le sue complesse problematiche, già palesando atti di violenza estrema e di insofferenza.
Allo stato purtroppo nessuno, men che mai il legale, appare in grado di poter fornire una risposta concreta a questo ed altri casi, in attesa di chiare ed evidenti soluzioni legislative che, si spera, non arrivino in un momento di definitiva compromissione degli interessi in gioco e della vita delle stesse persone coinvolte. (mail: simonacara@libero.it)
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