Juve chiama, Napoli risponde!

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    Golaeda degli azzurri che rifilano al Pescara 5 polpette.

    La pioggia incessante degli ultimi giorni aveva consigliato Mazzarri, alla vigilia di Napoli- Pescara, di optare per una formazione anfibia.

    L’undici che doveva scendere in acqua prevedeva Trapanese in porta, una difesa a tre con i fratelli Pino e Franco Porzio, con Carlo Silipo al centro; a centrocampo, sugli esterni i fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale avevano il compito di spingere sulle fasce, con Carmine Di Capua in cabina di regia con ai lati i due mediani di spinta Max Rosolino e Klaus Di Biasi. In avanti, Gianpiero Galeazzi e Bud Spencer, due attaccanti di peso, resi necessari dal campo che il colonnello Giugliacci preannunciava pesante.

    Tuttavia, il manto erboso, dopo la cura Conte, si presenta in buone condizioni e il Pescara, così come nelle storiche sfide degli anni ottanta, che si concludevano in media con sei goal di scarto, dopo pochi minuti affonda come un Galeone fantasma, facendo aleggiare sulla panchina abruzzese il fantasma di Galeone.Lo svizzero Inler comincia a giustificare i diversi milioni di euro investiti su di lui e che in molti pensavano avrebbero fruttato di più su un conto svizzero. Quando in molti sugli spalti stanno ancora prendendo la marenna dal fodero, l’ex udinese scaglia una cagliosa da distanza siderale che gela il portiere Perin e i gufi appollaiati nell’ombra a tirare i piedi.

    Un losco figuro nel settore distinti cerca di mimetizzarsi tra i napoletani, ma il tegamino con il risotto allo zafferano che tira fuori al posto della frittata di maccheroni, lo smaschera ancor più della finta esultanza al raddoppio di Hamsik. Al goal dello slovacco, in curva spunta puntuale lo striscione con la scritta: “Vire ‘o Marek quant’è bello”. L’ironia partenopea vince ogni settimana la sfida con gli acerrimi rivali a strisce, che nel derby esibiscono invece uno striscione in cui offendono vergognosamente la memoria di una delle squadre simbolo della storia del calcio italiano, scomparsa tragicamente a Superga.

    Tosel, questa volta, avrà serie difficoltà nel rinvenire attenuanti per ovviare all’ultima performance dei curatori del nuovo stile Juventus, e per non squalificare lo Juventus stadium dovrà applicare qualche corollario della costituzione che vigeva nella fattoria degli animali di Orwell, che –adattato alla fattispecie – diventerebbe: “la legge è uguale per tutti, ma le zebre sono più uguali degli altri”.

    «I gobbi, anche quelli senza gobba, si riconoscono subito», commenta un distinto tifoso napoletano nel settore distinti, che aveva scorto un ghigno malefico del curvilineo lungagnone con capelli inutilmente sparsi sulla testa, al goal di Bjornborgsson, centesimo calciatore a segnare il primo goal in carriera contro il Napoli negli ultimi anni, sebbene quest’ultimo abbia un passato da goleador nel campionato islandese di hockey su ghiaccio, nonché diverse marcature nella nazionale di cricket. L’intruso, intanto, si sistema il parrucchino spettinato dal vento, ma inspiegabilmente rimasto asciutto nonostante la pioggia battente.

    L’Extraterrestre, dopo un tempo sottotono, nella ripresa decide di dribblare tutta Pescara, Bocchetti non può fare altro che atterrarlo in area, provocando un calcio di rigore, che lo stesso alieno trasforma, facendo tremare lo stadio, con diversi tifosi che dalle curve superiori si ritrovano in quelle inferiori, e viceversa. Grazie all’apprezzata iniziativa di De Laurentiis, insieme a tante famiglie, anche il signor Diego Armando Scognamiglio può finalmente andare allo stadio con i suoi undici figli, tutti maschi, con la signora Concetta al seguito che era riuscita ad aggirare i controlli, entrando con una pentola militare, contenente un numero impressionante di polpette al ragù.

    Al quarto goal di Cavani, l’intero stadio intona un celebre motivo di Finardi, adattato dallo scudetto per l’Extraterrestre azzurro, che lo implora di portarlo via da Torino “perché lì non c’è neanche il mare”. L’effetto stereofonico è da brividi. E.C., cugino di secondo grado di E.T., applaude il pubblico, che applaude questo umanoide venuto da una Galassia lontana e che non si può fermare manco con la criptonite.

    La partita si chiude definitivamente, ammesso che fosse mai stata aperta, con un missile terra aria dello svizzero Inler, che è risultato nettamente il migliore in campo, premiato personalmente dalla signora Scognamiglio, che lo omaggia di cinque polpette immerse in un ragù da applausi, il cui profumo era riuscito a convincere anche il top player annunciato da De Laurentiis, che era presente allo stadio in incognito e che ormai più nessun dubbio ha di sbarcare sotto il Vesuvio, per completare una squadra che ha fame e sete di vittorie.
    (Fonte foto: Rete Internet)

    L’ELEGANZA DEL CIUCCIO