Greta, Vanessa e la visione della donna

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I commenti al caso delle due ragazze italiane (foto) rapite in Medio Oriente aprono uno squarcio sulla morale italiana e le sue bassezze.

Sia al momento del loro rapimento, sia durante la loro prigionia e anche dopo la loro liberazione si è detto di tutto e non andando certo per il sottile. Viviamo in un paese libero ed è legittimo esprimere la propria opinione ma la disparità di trattamento morale (non pratico e sicuramente non istituzionale) che si evince dalla stampa e soprattutto dai social network è emblematico.

Ad essere rapiti, nel corso degli anni e dei conflitti, sono stati in molti, giornalisti, soldati, mercenari, tecnici e cooperanti, preti ma solo nel caso delle due ragazze, la pruriginosa fantasia degli internauti è scesa più in basso che poteva evidenziando quanto potesse essere infimo il livello su cui ci si muove, soprattutto nella Rete. Certo qualcosa di simile si era già visto e sentito in passato, nel 2004, con le altre due cooperanti Simona Torretta e Simona Pari, e con la Sgrena nel 2005, imputandole a quest’ultima ancora oggi la morte del funzionario del Sismi Nicola Calipari, che fino a prova contraria fu ucciso dai colpi di un soldato statunitense; ma si sa che è più facile prendersela con chi è più debole e una donna fornisce ancora oggi la migliore delle possibilità.

Non entriamo nel merito delle azioni di Vanessa e Greta per considerarle opportune o ben organizzate perchè potrebbero essere discutibili come quelle di altri cooperanti, missionari o soldati. Soprattutto, scendendo di livello, se è vero, come l’andante vuole che quei popoli li si debba aiutare in casa loro, le due ragazze questo facevano, aiutavano chi ne aveva bisogno: i civili. A qualcuno però non è piaciuto che fossero andate a fornire aiuti umanitari a chi combatteva Assad, visto ancora da un certo tipo di sinistra come un baluardo antimperialista nel vicino oriente. Altri ancora sospettano che molte delle ONG che vanno in quei luoghi abbiano fini tutt’altro che nobili.

Lecito pensare di tutto ma perchè tanta acredine soprattutto nei loro confronti? Quando si tratta di ostaggi di sesso maschile, soprattutto se soldati o uomini di chiesa (per non parlare poi del caso dei marò, fin qui troppo ricco di ombre, luoghi comuni e contenziosi internazionali), si tace rispettosamente. Invece, su di loro, su Greta e Vanessa, no! Forse proprio per il fatto che sono donne. S’è detto di tutto, dal fatto che se l’erano andata a cercare (un classico!) a l’essere andate lì per scopi sessuali e mi attengo solo a poche delle variopinte ingiurie emesse dall’italico ventre e che mi limito a tacere per pudore e rispetto verso l’altra metà del cielo e dell’umana decenza. Su facebook, luogo di impuniti linciaggi mediatici, ognuno ha voluto dire la sua colpendo vigliaccamente nel mucchio.

I più distaccati si pongono ora il problema economico e speculano su quei probabili soldi del riscatto, quelli che potevano servire per altre cose e che rischierebbero di fornire i mezzi per comprare armi e che potrebbero essere usate poi contro di noi (ma poi noi chi? Noi Italiani o noi occidentali? E gli altri, non contano?) e così via. Mi chiedo però se chi si scandalizza oggi sia lo stesso che si scandalizzava ieri, quando le armi, a tali tipi di ribelli, noi (occidentali o italiani, fate come volete) gliele fornivamo direttamente per una logica finto umanitaria, mascherata da geopolitica ma più concretamente in virtù e interesse di Finmeccanica e affini.

Quello che più ci colpisce è la figura della donna italiana, che non indossa nessun tipo di velo e non patisce nessuna restrizione apparente ma che ne esce piuttosto malconcia da questa storia. L’immagine che ne risulta è ancora quella che la vorrebbe a casa a fare quello che le competerebbe in quanto femmina e, secondo un luogo comune imperante, nonostante parole e modernità, rimane ancora alla stregua di un animale domestico o di un utile soprammobile. Ma si sa, queste cose non ci appartengono, queste cose le fanno solo i musulmani.

(Fonte foto: Rete Internet)