Fiat, di nuovo alla porta i 19 operai di Pomigliano iscritti alla Fiom

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Continua l’odissea dei metalmeccanici della Cgil, integrati dalla magistratura nel ciclo produttivo ma costantemente allontanati dall’azienda.

Continua l’odissea dei 19 operai della Fiat di Pomigliano iscritti alla Fiom. Finora il Lingotto li aveva tenuti a casa: pagati per non lavorare. Ieri mattina, poi, è arrivata l’ennesima doccia fredda: dovranno tornare in cassa integrazione straordinaria.

Le tute blu sono state convocate alle dieci e trenta nella direzione aziendale, che ha consegnato il documento relativo al trasferimento di ramo d’azienda: addetti, mezzi e merci, dalla newco Fabbrica Italia Pomigliano a Fiat Group Automobiles. Trasferimento che è scattato appena ieri, in una fabbrica inattiva e deserta proprio per consentire l’avvio del piano di riorganizzazione. Quindi, la comunicazione dei portavoce aziendali: “Da oggi siete in cassa integrazione”. A quel punto i lavoratori iscritti al sindacato diretto da Maurizio Landini non hanno potuto fare altro che uscire dallo stabilimento. “Tutto scontato: la discriminazione continua”, hanno commentato a caldo davanti ai cancelli.

Il conflitto tra l’amministratore delegato Sergio Marchionne e la Fiom è destinato a continuare. Un conflitto zeppo di mosse complicate. Due anni fa la creazione della newco, la conseguente fuoriuscita della Fiat da Confindustria e il contestuale contratto aziendale dell’auto avevano determinato l’estromissione dal gruppo automobilistico dei sindacati dissenzienti, Fiom in testa. Quindi, tra il 2011 e il 2012, in occasione del lancio della produzione Panda, la Fiat ha assunto in Fip 2142 addetti provenienti da Fiat Group Automobiles e ha reclutato altri 990 dipendenti, rimasti sotto le insegne di Fga, per le attività connesse alla realizzazione dell’utilitaria. Molti di questi lavoratori risultavano iscritti ai sindacati firmatari del contratto dell’auto.

Ma nessuno dei 145 operai “sopravvissuti” nella lista della Fiom era in fabbrica. Sono rimasti tutti in cassa integrazione a zero ore, insieme ad altri 1245 colleghi. Alla fine è intervenuto il tribunale di Roma, che con una sentenza antidiscriminatoria ha fatto assumere nella Fip i metalmeccanici della Cgil, I primi 19 di loro hanno fatto rientro nello stabilimento il 10 dicembre, con un corso di formazione. Nel frattempo l’azienda aveva avviato la procedura di licenziamento, destinata proprio agli ultimi assunti, cioè gli attivisti Fiom. Ma il 14 gennaio i sindacati firmatari non hanno firmato la procedura. Poco dopo, il primo febbraio, la Fiat ha annunciato lo scioglimento della newco, il trasferimento di tutti gli addetti della Fip alla Fga e il piano di riorganizzazione, firmato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl il 7 febbraio e benedetto dalla Regione Campania il 18 successivo.

Qualche giorno prima, il 4 febbraio, l’azienda ha allontanato dall’impianto i 19 operai. Stipendiati ma a casa. Il piano di riorganizzazione ha consentito la revoca automatica dei licenziamenti e prevede la divisione della grande fabbrica in tre aree: la “A”, la “B” e la “C”. Nelle prime due, quasi del tutto dedicate alla Panda, potranno lavorarci solo gli addetti (2544 in tutto) con il requisito minimo di sei mesi di esperienza nella nuova produzione. Nella terza, la “C” (collaudi e servizi), sono stati stipati 1971 addetti. Soltanto qui, in questo reparto ben distante dal cuore delle attività, potrà essere consentita l’eventuale rotazione dei 1390 cassintegrati, iscritti alla Fiom compresi. Intanto il sindacato di Landini ha fatto di nuovo causa alla Fiat. Motivo: “discriminazione reiterata”.

“L’atto aziendale di ieri – dichiara Maurizio Mascoli, della segretaria regionale Fiom – è in assoluta continuità con la precedente discriminazione operata dalla Fip e condannata dal tribunale di Roma, con la sentenza che ha previsto l’assunzione nella newco. Intanto – aggiunge il sindacalista – la Fiom ha presentato il nuovo ricorso alla magistratura: siamo certi che i giudici condanneranno per la seconda volta la Fiat riconoscendo ai nostri 145 lavoratori iscritti il diritto a essere reintegrati nelle produzioni Panda. Questa è l’unica strada per garantire il rientro di tutti i cassintegrati di Pomigliano”.
(Fonte Foto:Rete Internet)