Nella lotta dei cittadini vesuviani vi è l”affermazione di valori ed esigenze collettive che sembravano dimenticate. Nella presa di coscienza di massa si intravvedono i segni di una possibile rinascita. Di Luigi Jovino
La lotta dei cittadini di Terzigno e di altri paesi vesuviani è eroica e contiene nella sua stessa essenza lo stravolgimento di elementi negativi della cultura partenopea, duri a morire. Intanto si comincia a parlare di Parco. Sarà anche strumentale e finalizzato a qualificare una protesta, ma nella gente si sta diffondendo l’idea del Parco, inteso come territorio di elezione che bisogna assolutamente difendere. L’istituzione del Parco nazionale del Vesuvio, è sembrata un’esigenza imposta dall’alto contro il cattivo costume degli amministratori napoletani che, incuranti di ogni forma di rispetto dell’ambiente e di prevenzione, avevano favorito l’edificazione di interi villaggi sulle pendici del Vesuvio e addirittura di un ospedale pubblico su un cratere avventizio.
L’idea dell’istituzione del Parco naturalmente è stata favorita e salutata con piacere dall’oligarchia intellettuale napoletana, ma è stata considerata una scelta scellerata da gran parte della popolazione. Ricordo quando con gli ideatori del Comitato di promozione del Parco Vesuvio: Felleca e Weger, un trentino trapiantato a Portici, andavamo nelle scuole o per convegni pubblici a cercare adesioni. Con noi c’erano anche rappresentanti della Provincia di Napoli, del mitico giornale Paese Sera e dell’osservatorio vesuviano. Grandi apprezzamenti, pacche sulle spalle, ma liti a non finire negli incontri con le singole realtà produttive. I partiti politici, sempre attenti agli interessi elettorali, si tenevano alla larga. Molto utile, ad onor del vero, è stato l’impegno del senatore Gaspare Papa, schieratosi a favore dell’istituzione dell’area protetta.
Adesso invece la gente di Terzigno si convince che il Parco conviene e si attacca strenuamente a questa concezione sperando di avere partita vinta. Si ha quasi l’impressione che stia passando l’ipotesi che conviene di più un’area protetta che una casa abusiva. I valori sociali un punto in più rispetto all’esigenza particolare. Per televisione, nonostante i gufi del regime cerchino di svilire ogni forma di protesta, i cittadini si presentano con le facce migliori: i contadini, le professoresse che non sbagliano la perifrastica, le donne vulcaniche e i capipopolo corretti, agguerriti e convincenti. E stavolta sembra che non vincano le esigenze della camorra che nel business dei rifiuti ha fondato il suo impero economico. Nessuno, neanche la stampa berlusconizzata, si è permessa (fino ad ora) di insinuare che ci siano infiltrazioni malavitose tra le fila della protesta.
Al massimo qualcuno ha parlato di azioni dei centri sociali, ma stavolta è la massa che diventa protagonista, ben decisa a lottare allo stremo per imporre un valore collettivo. Sono rimasto anche colpito da alcune affermazioni, rilasciate in video dai contadini e da altri piccoli produttori. Hanno detto: «La roba che nasce nelle nostre terre non la mangiamo neanche noi, tanto è forte la paura dell’inquinamento». Anche queste affermazioni sembrano contraddire il concetto dell’autoreferenzialità , ben insito nella mentalità partenopea. Ma come noi che andiamo “pazzi” per la pizza napoletana, per le mozzarelle e per tutto quello che è cucina tipica, stavolta promoviamo in tv la disfatta delle nostre produzioni che giudichiamo insicuri e contaminati?
In pratica facciamo capire che all’insalata prodotta in un orto a Terzigno, preferiamo i cavoli di Bruxelles. Al di là delle metafore credo che la dolorosa ammissione dei nostri contadini sia dovuta all’accettazione dell’idea che oramai la nostra terra, Campania Felix, sia stata violentata, distrutta e annichilita da interessi particolari, imposti da gruppi delinquenziali in combutta con il potere politico. Se questa presa di coscienza diviene collettiva e se viene instradata in un progetto politico di cambiamento si può tentare la risalita, come ha fatto tante volte il popolo vesuviano dopo che era stato toccato il fondo.
(Fonte foto: Rete Internet)