Anche nel campo dello sport si scrivono importanti imprese. Nel 1907 l”Italia partecipa, con i piloti Scipione Borghese e Luigi Barbini, al raid automobilistico Pechino-Parigi. Vengono percorsi 15.000 chilometri attraverso l”Asia, la Russia e l”Europa. L”equipaggio italiano è primo sul traguardo di Parigi con un vantaggio di 21 giorni sugli altri concorrenti rimasti in gara. Il telegramma dei piloti italiani è esaltante: “La corsa è finita, abbiamo vinto” (nell”immagine, i vincitori al traguardo).
Sempre nel 1907 nasce la prima gara ciclistica Milano-Sanremo: è il 14 aprile ed è un giorno infernale, per il maltempo che si è scatenato. Dei 62 iscritti alla corsa, 29 rinunziano alla partenza, per le condizioni atmosferiche. Lungo le strade tortuose e polverose c”è grande battaglia. Al traguardo di Milano è primo il francese Lucien Mazan, detto Petit Breton.
Luigi di Savoia e Aosta, duca degli Abruzzi, conquista la cima del Ruwenzori, in Africa.
Il 13 maggio del 1909, invece, parte da Milano il primo giro d”Italia. Si corrono tappe lunghissime. I concorrenti alla partenza sono 127; tagliano il traguardo finale (sempre a Milano) solo in 49. Dopo una gara bellissima e combattuta sino all”ultimo chilometro, vince Luigi Ganna, un ex muratore lombardo. Sotto l”effetto della pubblicità, la bicicletta ha una grande diffusione tra gli italiani: se ne contano oltre 500.000! Ed i prezzi, per i modelli di lusso, non sono certo modici: una Bianchi, infatti, costa circa 390 lire, equivalente a 157 giornate lavorative di un operaio dell”industria.
Il calcio non è ancora lo sport nazionale. I primi campionati si giocano a quattro squadre; solo alla fine del primo decennio del novecento le squadre in lizza diventano nove ed appartengono tutte all”Italia del nord. Tra il 1898 ed il 1910, la squadra del Genoa si aggiudica 6 volte lo scudetto; 3 volte, invece, la vittoria è del Milan; il Pro Vercelli vince 2 volte; una volta a testa vincono la Juventus e l”Internazionale.
A tanto interesse per lo sport, però, la Chiesa mette subito il freno. Infatti, le associazioni cattoliche, pur nella convinzione che le attività sportive possano creare proselitismo, temono, tuttavia, che le stesse possano servire a distogliere gli italiani dalla fede: “È vero che noi possiamo fare esercizi sportivi d”ogni genere senza che si richieda che le nostre idee e le nostre convinzioni abbiano per nulla a immischiarsene, ma è pur vero che noi cattolici possiamo servirci di quelli per tenere unite anime giovani e buone le quali alla loro nobile passione per gli esercizi fisici potrebbero trovarsi a sacrificare i loro sentimenti religiosi nel continuo contatto con genti di ogni razza e d”ogni colore”.
LA RUBRICA
L’ITALIA DEI PRIMI DEL “900 STRAVEDE PER LO SPORT
PIANO CASA DEL GOVERNO. “C’É DA PREOCCUPARSI”
domani il consiglio dei ministri varerà, a meno di sorprese (sempre possibili), il cosiddetto “piano casa”. Come ben sai, il nuovo modello per l”edilizia, pensato dai nostri attuali governanti (anticipato da un”analoga iniziativa deliberata dalla Regione Veneto), introdurrà tre o quattro novità nel mondo del mattone, che sicuramente produrranno confusione e disequilibrio nel già martoriato nostro territorio. Le nuove norme riconosceranno agli enti locali la possibilità, in deroga ai piani regolatori, di autorizzare l”ampliamento degli edifici esistenti entro il 20% della cubatura.
Gli stessi enti locali, poi, potranno rendere più agevole l”abbattimento e la ricostruzione degli edifici costruiti prima del 1989; i proprietari, da parte loro, avranno una corsia preferenziale e semplificata per le autorizzazioni, insieme a rilevanti agevolazioni fiscali (si parla dal 20% al 60%) per i cittadini che si accingeranno ad edificare la prima abitazione.
Buono, dirai. Anche perchè il nostro presidente del consiglio ha rassicurato i soliti malpensanti, garantendo che non ci saranno i temuti abusi. Anzi, il nostro presidente del consiglio ha anche dichiarato che vuole: “dare la possibilità a chi ha una casa e nel frattempo ha ampliato la famiglia, di aggiungere una o due stanze, dei bagni e servizi annessi alla villa esistente”.
Direttore, tu, secondo me, rendi un cattivo servizio all”informazione. Perchè non hai mai parlato della tua villa (ma, in verità, neanche di quella dei tuoi collaboratori e, quindi, nemmeno della mia!); perchè continui a riportare notizie da un territorio, a tuo dire, preda di miseria; perchè ci propini solo cronache in cui si parla di operai cassintegrati, precari licenziati, politici delegittimati, scuole in agitazione, delinquenza in aumento e tanto altro ancora! Smettila di borbottare. Non sottolineare che il disegno di legge in discussione al consiglio dei ministri prevede il “ravvedimento operoso” per gli antichi abusi edilizi. Non insistere, il ravvedimento operoso tende solo a diminuire la pena o ad estinguere il reato (se mai c”è stato!).
Caro Direttore, scherzo. Lo sai, io, come te, sono molto preoccupato. Anche perchè in questa discussione si può intervenire solo facendo appello alla coscienza civica. Altrimenti è la fine, avremo tutti contro. Facendo leva sull”atavico bisogno di casa, i mattonari, infatti, sperano che questa legge partorisca un nuovo boom edilizio, che li faccia vivere di rendita per i prossimi cinquant”anni. I camorristi hanno la certezza di poter riciclare i soldi del malaffare; la povera gente (ma pare che non ce ne sia nel nostro paese!) sogna la costruzione di alloggi popolari in sostituzione di vecchie stamberghe; molti politici sanno di poter investire elettoralmente su promesse impastate con bugie e cemento.
Intanto, però, si registra la sconfitta dei Piani Regolatori Generali, l”abbattimento di ogni regola urbanistica e la perdita di una dimensione storica della civicità, dell”appartenenza al territorio, della difesa della polis. Tu pensa a quanti centri storici saranno interamente snaturati; quante nuove Casalnuovo; quante nuove sodomizzazioni perpetrate ai danni del Somma-Vesuvio (il professore Lamberti avrà che scrivere!); quanti uffici tecnici comunali tentati da una dazione (un simpatico omaggio, un”attenzione, un fiore) per mettere a posto le carte!
Celentano, in una delle sue ultime canzoni (“Dormi amore che la situazione non è buona”), sosteneva, a proposito della distruzione dell”ambiente, che “la più grande sciagura sono stati gli architetti”. Non è vero! Gli architetti Gae Aulenti, Massimiliano Fuksas e Vittorio Gregotti (e scusate se è poco) sono stati i primi firmatari di un appello, che invita a combattere la barbarie ai danni del territorio: “Le licenze facili e i permessi edilizi fai da te decretano la fine delle nostre malconce istituzioni. Il territorio, la città e l”architettura non dipendono da una anarchia progettuale che non rispetta il contesto, al contrario dipendono dalla civiltà e dalle leggi della comunità. La proposta di liberalizzazione dell”edilizia, annunciata dal presidente Berlusconi, rischierebbe di compromettere in maniera definitiva il territorio. Ecco perchè c”è bisogno di un sussulto civile delle coscienze di questo paese”.
Caro direttore, in conclusione, volevo esprimerti qualche altra mia preoccupazione. A parte l”abusivismo di ritorno, ma tu pensa quante nuove imprese edilizie nasceranno sul nostro territorio e con quanta improvvisazione! Manodopera non formata, sottopagata, non assicurata, non adusa ad affidarsi agli schemi ed ai calcoli dei tecnici professionisti:Con tutto quel che segue.
Lo so che non c”entra niente con quanto detto prima, però, Direttore, vorrei concludere ricordando uno dei primi provvedimenti del presidente Obama, quello relativo all”investimento di denaro pubblico sulle staminali embrionali (servono per la lotta al cancro, per curare il Parkinson, nei trapianti d”organo). E vorrei, a tal proposito, ricordare anche il commento del regista Michael Moore (“Farenheit 9/11”), oppositore di Bush, in occasione dell”elezione di Obama: “Come sarà avere un presidente intelligente? Ritornerà la scienza messa al bando per otto anni”.
Tu dici che in Italia lo potremmo fare un simile commento?
Caro Direttore,
ANNUNCIARE DENUNCIARE RINUNCIARE
Il titolo di questo articolo sarà il nome di una rubrica settimanale che curerà don Aniello Tortora, parroco della Chiesa Maria SS del Rosario, di Pomigliano d”Arco, responsabile per la Diocesi di Nola dell”Ufficio Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato.
Le tematiche di cui si occuperà il nostro importante collaboratore riguardano direttamente gli impegni che si trova a svolgere nell”esercizio del suo Ufficio Pastorale. Argomenti forti, seri più che mai, in cui il Territorio si dibatte da sempre e che oggi assumono una luce diversa, perchè inseriti in una crisi (economica, sociale, morale, etica) senza precedenti.
Vogliamo capirla questa nostra realtà sociale e la voce, i pensieri, di un uomo di Chiesa impegnato, insieme con gli altri nomi illustri che collaborano col nostro giornale, possono aiutarci in modo concreto, offrendoci chiavi di lettura e punti di vista assolutamente originali e perciò stesso capaci di farci soffermare a riflettere su quanto ci accade.
L.P.
“Annunciare, Denunciare, Rinunciare“, è il titolo che abbiamo pensato di dare a questa rubrica. Perchè questo titolo? Cosa significa? È stato questo il “sogno” di un grande e santo vescovo del Sud, don Tonino Bello (foto). Un sogno di chiesa attenta ai poveri, agli ultimi, coraggiosa e tra la gente. Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, nacque ad Alessano il 18 marzo 1935. Parroco, Vescovo, dedica tutta la sua vita a Dio e agli altri: presenta la Chiesa come popolo di Dio, valorizza il laicato, esprime attenzione al mondo, promuove la comunione ecclesiale, responsabilizza la comunità civile. È innamorato della natura, del mare, dello sport.
Della vita, come dono da donare. Da parroco a Tricase invita la comunità a non rintanarsi in sè stessa, ma ad affacciarsi costantemente sulla piazza, consapevole che, alla Chiesa, l”ordine del giorno lo dà il mondo. Il 10 agosto Giovanni Paolo II lo elegge vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo di Puglia. Il suo programma episcopale è ben sintetizzato dal versetto del salmo 32 che sceglie come suo motto: “Ascoltino gli umili e si rallegrino“. Diventa infatti il vescovo dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati. Ospita in Episcopio decine di sfrattati e crea strutture sociali come segno di attenzione a chi vive nel disagio. Suscita un grande movimento di volontariato e di gratuità.
Accoglie nelle strutture diocesane i profughi albanesi e polemizza con le autorità civili italiane in quanto incapaci di offrire un”accoglienza umana. Nel 1985 viene nominato presidente del movimento internazionale Pax Christi. In tale veste invita all”obiezione di coscienza, al servizio civile, alla smilitarizzazione del territorio, al disarmo unilaterale. Prende posizione contro il commercio delle armi e i conflitti bellici. Compie gesti di riconciliazione come l”ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove profetizza la nascita di un” “Onu dei popoli” e di un””Onu dei poveri” capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere la pace. Colpito dal male del secolo, muore a Molfetta il 20 aprile 1993.
Ma è vivo in tanti di noi e ci incoraggia a fare qualcosa di quel tantissimo che ha fatto lui. E lui diceva che la chiesa oggi, soprattutto quella del sud, deve Annunciare, essere cioè segno di Speranza concreta di Risurrezione del Suo Capo e di risurrezioni quotidiane personali, familiari e sociali; deve Denunciare, essere cioè voce di chi non ha voce, lottare contro le ingiustizie e contro quelle “strutture di peccato” che sono all”origine delle povertà nel mondo; deve, inoltre, Rinunciare, essere cioè non una chiesa che parla dei poveri o ai poveri, ma povera, anche negli strumenti e nelle strutture, per stare al passo con i poveri e per annunciare al mondo la sua unica ricchezza: la debolezza di un Dio che si fa Buon Samaritano di ogni uomo e di tutti gli uomini.
È questa la chiesa che anch”io sogno e per la quale cerco di dare la vita ogni giorno. Una chiesa che non cerca privilegi, che non si compromette con il potere, ma che, libera dai condizionamenti umani, testimonia con coraggio i valori della solidarietà, della legalità della giustizia, della pace. Segno di speranza nella società, per i poveri soprattutto. Una chiesa del grembiule, come egli sognava che fosse.
Auguro ai lettori PACE e BENE. Alla prossima settimana
CURIOSITÁ LINGUISTICHE
Con il prof. Giovanni Ariola, docente e poi Dirigente scolastico, abbiamo convenuto che una rubrica sulle curiosità linguistiche da pubblicare su ilmediano.it avrebbe potuto trovare felice cittadinanza. E così è.
“Lingua in laboratorio” sarà lo spazio nel quale, grazie all”esperto, la nostra lingua verrà indagata e manipolata, in un “gioco” settimanale di conoscenza il cui obiettivo palese è quello di stimolare la curiosità nei lettori.
Gli appuntamenti della rubrica hanno l”ambizione di rendere piacevole la manipolazione della lingua per favorirne il potenziamento anche come mezzo di comunicazione. E si sa, in mancanza di essa, di questo ponte indispensabile da lanciare tra noi e gli altri, prendono il sopravvento solitudini e incomprensioni.
L.P.
Riflettere sulla lingua, sia parlata che scritta, e sui vari linguaggi che da essa derivano, è un”operazione mentale che non è solo appannaggio di linguisti o di docenti di scuola: può essere eseguita da chiunque, utilmente e piacevolmente.
A chiunque infatti può risultare interessante, proficuo e dilettevole sapere, ad esempio come la lingua che utilizziamo ogni giorno sia nata, come si sia trasformata nel tempo, quale sia la sua struttura, quali le funzioni e gli scopi, come alla fine possa anche decadere e scomparire.
Tutti sanno che noi abbiamo bisogno della lingua come di uno strumento indispensabile per esprimerci e per comunicare, ma molti non si rendono conto che noi non potremmo articolare il nostro pensiero senza le parole.
La luce del pensiero si è accesa nella mente quando l”uomo ha cominciato a usare le parole e a combinarle insieme in frasi di senso compiuto, come dicono i grammatici.
Assodato che la lingua è uno strumento del tutto convenzionale e che da una parte stanno le cose, la realtà, il mondo e dall”altra le parole che li designano ma che non si identificano con gli oggetti e gli eventi, ognuno può vedere che talvolta i due mondi quello reale e quello artificiale/simbolico tendono a vivere autonomamente indipendenti l”uno dall”altro, ma anche, spesso, a prevaricare l”uno sull”altro.
Quante volte ci capita di dire di un oratore: “Ha detto solo parole:..”; oppure davanti ad un evento che ci ha emozionato eccessivamente: “Non ho parole, non trovo le parole, non ci sono parole:.”.
L”uomo allora deve correre ai ripari e medicare questo scollamento ricombinando continuamente e in un ordine diverso da quello preesistente le parole e perfino inventandone di nuove per poter rinominare le cose, per poter fare un discorso di nuovo credibile, per scoprire, riscoprire o creare un nuovo senso alla realtà di cui parliamo e scriviamo.
È stato Ludwig Wittgenstein a indicare le enormi potenzialità del linguaggio e ad elaborare una concezione basata su uno schema interpretativo conforme alla varietà delle modalità d”uso, che sole modificano e fanno vivere gli strumenti simbolici.
Si incarica infatti l”uso quotidiano, oltre naturalmente l”attività creativa della mente umana, in modo particolare degli scrittori, a svecchiare e innovare la lingua.
Detto questo, si capisce che la lingua, consapevolmente o inconsapevolmente, subisce (è necessario che subisca) continue manipolazioni per poterla rendere sempre più idonea e rispondente alle sue specifiche funzioni e agli scopi a cui chi parla o scrive la destina. Ne consegue che più efficace può risultare tale lavoro di innovazione e adattamento, se esso è fatto consapevolmente e con competenza.
Si è detto altresì che manipolare la lingua non è solo utile, ma anche piacevole: si tratta di un”attività metalinguistica e perfino ludica, che oltre a mostrare praticamente le potenzialità espressive intrinseche della lingua stessa, ne favorisce lo sviluppo e l”ampliamento/potenziamento anche come mezzo di comunicazione.
Lo scopo di questa rubrica potrebbe essere quello di stimolare, attraverso una serie di spunti indicativi ed esemplificativi, nei lettori la curiosità prima e l”interesse dopo per questa attività di indagine nel corpo della lingua e contemporaneamente di manipolazione della stessa, fino ad arrivare al puro diletto del gioco linguistico, ad appropriarsi un poco anche dell”arte dei poeti, oltre naturalmente ad accrescere la propria competenza di parlante e di scrivente.
È pur vero, come dice Umberto Eco che “il problema è costruire il mondo, le parole verranno quasi da sole. Rem tene, verba sequentur”. Altrettanto vero è quello che lo stesso studioso annota subito dopo: “Il contrario di quanto, credo, avviene con la poesia: verba tene, res sequentur”. Tuttavia questo capovolgimento della locuzione antica, sia essa di Catone il Censore o di Cicerone, indicato come caratteristica dell”attività dei poeti, io lo estenderei a tutti quelli che intendono utilizzare la lingua (e i vari linguaggi): Conosci bene la lingua e sarai in grado di esprimere e comunicare, anche in modo originale, qualsiasi argomento.
Si invitano dunque i lettori ad accomodarsi in questo laboratorio linguistico “virtuale” nel quale abbiamo collocato cinque tavoli sui quali c”è una bella quantità di tomi, antichi e nuovi, e in più strumenti di vario genere, tra i quali ovviamente i computer.
Su ogni tavolo si svolgerà un”attività diversa: la ricerca delle radici delle parole, la ricostruzione del viaggio di queste nel tempo, i giochi linguistici, le costruzioni della fantasia. Un tavolo sarà riservato al nostro dialetto, alla sua storia, alla sua vitalità che resiste nonostante gli attacchi che quotidianamente è costretto a subire dalla lingua nazionale e oggi anche dalle lingue straniere, grazie all”opera di difesa e di conservazione che molti fedeli, uomini di cultura, scrittori e cittadini comuni gli prodigano.
GLI AVVENIMENTI PIÙ IMPORTANTI DEL PRIMO “900
Il primo Novecento si caratterizza per alcuni importanti avvenimenti. Milioni di italiani sono attaccati da un”epidemia di influenza; la malattia è conosciuta come catarro o come tac, per la velocità del suo insorgere. Guglielmo Marconi (premio Nobel per la fisica nel 1909) il 12 dicembre 1901, con un rudimentale ricevitore, collega località distanti 3.550 chilometri l”una dall”altra. L”alfabeto Morse è in grado di inviare messaggi telegrafici, senza fili, in tutto il mondo e senza tener conto della curvatura della terra.
Per le strade del paese rombano i motori delle prime vetture Fiat. È organizzato anche (1901) il primo giro d”Italia in automobile. Entra in vigore il primo regolamento sulla circolazione. Le vetture devono essere munite di tre fanali e di una tromba. A Torino, città in cui nel 1899 è stata fondata la FIAT, c”è una produzione annua di circa mille autovettura; alla catena di montaggio, poi, lavorano ben 1745 operai. Non è un caso, perciò, che proprio nel capoluogo piemontese, nel 1905, si inauguri il primo salone dell”automobile.
Con la fondazione del Giornale d”Italia (Roma, novembre 1901) nasce la “terza pagina”. Alberto Bergamini, direttore del giornale e ideatore della “terza pagina”, introduce, così, un foglio di cultura col concorso di scrittori famosi e di inviati da tutto il mondo. A fine decennio (1908), poi, vede la luce il “Corriere dei Piccoli”, animato da personaggi come Bibì e Bibò, il capitano Cocoricò, Fortunello, la mula Maud. Ad Urbino è arrestato il brigante Giuseppe Musolino, il Robin Hood dell”Aspromonte. Musolino è un bandito buono, ruba ai ricchi per dare ai poveri. Egli si sente investito dalla Provvidenza e con le sue scorribande intende combattere uno Stato nel quale –come molti suoi conterranei- non si è mai riconosciuto
Due premi Nobel sono assegnati, nel 1906, all”Italia; uno è per il medico Camillo Golgi (istologo e patologo), l”altro è per il poeta Giosuè Carducci (“Giambi ed Epodi”, “Rime Nuove”, “Odi barbare”). La Bayer manda nelle farmacie l”aspirina, un antinevralgico ed antinfluenzale. A Ivrea, invece, l”ingegnere Camillo Olivetti lancia la macchina per scrivere M.1. La pubblicità diventa un veicolo importantissimo per la vendita dei più disparati prodotti. Il Liberty furoreggia a Milano ed in altre città. Nei supermercati, oltre alle prime scale mobili, compaiono i corredi da sposa in serie, le prime telerie, il rasoio e le lamette. Sulle cartoline illustrate si sprecano i soggetti sentimentali con messaggi languidi e dannunziani del tipo: “Il tuo amore è l”estasi”.
Vanno a ruba i romanzi scritti da Carolina Invernizio (“Anime di fango”, “Il bacio di una morta”, “La sepolta viva”). Nel 1906 si costituisce a Milano la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL), che raccoglie tutte le organizzazioni nazionali di mestiere e le camere del lavoro. Crescono rapidamente le industrie. A Torino nasce la Lancia, a Napoli (Bagnoli) l”Ilva, un”industria siderurgica, a Sesto San Giovanni si costituiscono le Acciaierie e Ferriere Lombarde di Giorgio Enrico Falck.
CHAMPAGNE PER TUTTI!
AI LETTORI
Con questo “pezzo” Raffaele Scarpone avvia da oggi la collaborazione col nostro giornale. L”autore –un docente- è una sorta di maître a penser (non me ne voglia se così lo definisco) nel panorama dei salotti regionali e meridionali. Avrà il duro compito di esaltare (e dunque di evidenziare) costumi e abitudini della classe dirigente (politici e imprenditori, ma anche intellettuali di varia specie e natura) e dei “comuni” cittadini.
Sarà un po” l”animatore della nostra “Terza Pagina”; un provocatore culturale che analizzerà il corpo collettivo della cittadinanza usando uno schema classico ma efficace: quello dell”epistola, della lettera. Una modalità di racconto a voce alta di tutto quello che ci provoca la gastrite.
Caro Direttore,
Si dice che Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista, fosse solito dire: “ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Una delle bugie ripetuta negli ultimi tempi, in modo esponenziale, si riferisce alla scuola italiana. Da circa un anno –cioè da quando si è messo mano ad una poco chiara e, perciò, non meglio definita riforma- qualcuno tenta di convincere l”universo mondo che la scuola italiana ha bisogno di essere morigerata -dissanguandola, martoriandola, rinsecchendola-, perchè solo così può migliorare (sic!). Ebbene, con questa bugia ripetuta un milione di volte, sono state introdotte procedure “innovative” riguardanti il maestro unico, il tempo pieno, la valutazione, il voto in condotta per la riduzione del bullismo ed ancora altre amenità del genere.
Sono di questi giorni, caro direttore, i risultati delle valutazioni quadrimestrali delle scuole italiane. Le statistiche dicono che il 72% degli studenti iscritti alle scuole superiori (sono ben 35.000!) – di questi oltre una metà nelle scuole del sud- hanno conseguito l”insufficienza in condotta. Allora mi sono chiesto: cosa è cambiato, all”improvviso, che ha fatto emergere numeri così preoccupanti? Mi sono dato una risposta, pensando che, in queste percentuali allarmanti, entra molto la voglia giustizialista che anima i docenti; è un modo, quello di mettere il 5 in condotta, per governare, forse, il dissenso o la mala educazione di giovani ipercinetici e senza valori, ricattarli (in senso buono: “migliora il comportamento e sarai promosso”), educarli quasi come animali in cattività.
Ma mi sono messo anche dalla parte dei giovani col 5 in condotta. Mettersi dal punto di vista degli altri, sarebbe un esercizio da fare sempre. Mi sono, perciò, interrogato: quali modelli, hanno questi giovani, da essere condizionarti in modo tanto negativo? E, certo, si dirà “Il grande fratello”, “Vacanze di Natale” o “Uomini e donne”. Ma anche altro; molto altro! Credo che, tempo fa, sia stato Paolo Crepet a parlare dei giovani come di una generazione “in mezzo alla palude”. Ed in quella palude sono stati spinti da adulti (ir)responsabili (genitori, politici, professionisti, artigiani, preti) del saccheggio edilizio, della distruzione del verde, dell”estinzione di molte razze di animali, dell”enorme valore dato alla corruzione. I giovani, i nuovi barbari, hanno ereditato, così, un patrimonio in sfacelo!
Tornando alla scuola ed ai 5 in condotta, perciò, penso che si debba riflettere sui modelli (interni ed esterni alla famiglia) che hanno questi giovani. Ed allora la lista diventa lunga. Le ultime cronache parlano della condanna di un tale avvocato Mills (corrotto, con denaro, dal nostro presidente del consiglio), delle telefonate Berlusconi-Saccà (un contrattino alla televisione di Stato in favore di qualche attricetta), del rinvio a giudizio dell”onorevole Mastella (mi pare concussione, che significa approfittare del proprio potere, per ricevere favori per sè o per accoliti), di ministri della Repubblica che hanno dileggiato la Costituzione ed il tricolore (le esternazioni dei leghisti del nord non si cancellano con facilità!), dell”innovazione dello sciopero virtuale (ma i sindacati, le lotte operaie, lo statuto dei lavortori?), dell”introduzione delle ronde di Stato (sembra di essere tra i fotogrammi di un film americano), di un nuovo ricorso al nucleare (a che servono i referendum?).
Qualcuno si è chiesto: ma come mai non succede mai niente a questi signori, protagonisti di simili vicende? Delle due l”una: o si è tutti masochisti o si è tutti incantati dal mito della furbizia, del trasformismo, delle minacce, della violenza, del ricatto, dell”imbroglio, della raccomandazione, delle bustarelle, della corruzione. E se si costruiscono case dove, non si possono costruire (zone a rischio sismico, greti di fiumi, spiagge, parchi naturali), se si conquistano posti di lavoro immeritati (nomine in enti, a volte per diritto ereditario, altre per “appartenenza”), se si cambia maglietta ad ogni competizione elettorale (si è coniugati più col potere che con la difesa di valori ideologici), se si riesce anche a negare che siano esistiti i campi di concentramento ed i forni crematori (il vescovo Williamson, gli storici negazionisti, i mazzieri di destra), allora, direttore, perchè i giovani si dovrebbero preoccupare di quel 5 in condotta? Essi sono intelligenti, molto intelligenti.
Sanno che alcuni loro professori siedono in cattedra grazie a forti raccomandazioni, che alcuni dirigenti sono diventati tali solo per contiguità (politica, sindacale, padronale), che alcuni politici (di destra, di centro, di sinistra) calpestano ideologie e valori in nome del potere. Insomma, una sagra del vantaggio, dell”interesse personale; di un comportamento da 5 in condotta. Anzi da 4. O, forse, da 3!
Ma, poi, quei soliti noti sono tutti immancabilmente promossi (o prosciolti o salvati o eletti o rieletti in altre liste). E che vuoi, direttore, che i giovani del 5 in condotta queste cose non le sappiano, non le capiscano?
Vada come vada, alla fine, champagne per tutti!
COMUNI SCIOLTI PER CAMORRA-3/A TAPPA
Il Comune di Nola vanta sicuramente un record, quello dell”Amministrazione comunale commissariata più a lungo per infiltrazioni della camorra, dal 1993 al 1997. Il 23 agosto del 1993 il consiglio comunale di Nola viene sciolto, con decreto del Presidente della Repubblica, perchè, “la permeabilità degli organi elettivi del Comune di Nola alle infiltrazioni camorristiche si rileva da numerose circostanze dalle quali emerge che alcuni amministratori risultano intrattenere rapporti con appartenenti ad associazioni malavitose, con pregiudicati ed anche contatti diretti con il boss della camorra locale Carmine Alfieri”.
Prima dello scioglimento era intervenuta anche la magistratura, il 9 giugno 1993, con sette ordinanze di custodia in carcere nei confronti di amministratori e dipendenti comunali, in uno con il boss Carmine Alfieri. La vicenda su cui è intervenuta la magistratura e che poi sarà il fulcro del decreto di scioglimento è quella di una concessione edilizia, in un”area di circa 24.000 metri quadrati, in località “feudo di Cannice”, a favore di Carmine Alfieri, in deroga al PRG vigente e appena approvato e nonostante il parere sfavorevole del commissario ad acta del PRG.
Un piano regolatore tormentato, che nessuno voleva, tanto che il progettista, per salvarlo dalle manipolazioni, era stato costretto a depositarlo presso un notaio. La Commissione di accesso agli atti registra che praticamente tutte le attività amministrative, a cominciare dagli appalti per finire a concessioni e autorizzazioni, sono contrattate con gli esponenti della malavita, sia del clan Alfieri che del clan-famiglia Russo. Dopo 18 mesi, nel marzo del 1995, lo scioglimento del Comune viene prorogato di altri 12 mesi, caso assolutamente inconsueto, nonostante fortissime pressioni dei politici, deputati e senatori, locali. Queste pressioni raggiungono però l”obiettivo di far accorciare i tempi, per cui il 24 novembre 1995 si va al rinnovo del Consiglio comunale con elezioni amministrative.
Ma la situazione di condizionamento non cambia e il 26 aprile del 1996 il Comune di Nola viene nuovamente sciolto, anche perchè la Direzione Distrettuale Antimafia rileva che le stesse elezioni amministrative sono state pesantemente condizionate dall”intervento dei clan camorristi. Nei pochi mesi di governo, l”amministrazione comunale dimostra di non essere capace di svincolarsi dalle pressioni della camorra. Il rinnovo dell”appalto per la riscossione dei diritti di macellazione, del foro boario e della Tosap, ad esempio, favorisce la stessa ditta che, prima del commissariamento, gestiva l”appalto a condizioni estremamente vantaggiose per la ditta stessa, con notevole perdita per il Comune. Allo stesso modo, nel settore edilizio si riscontra una illegale applicazione delle procedure relative alla definizione degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione, con mancata riscossione degli oneri. La situazione non cambia, nel nolano, dopo l”arresto di Carmine Alfieri.
Il potere camorrista passa nelle mani dei Russo, che hanno il loro feudo a S.Paolo Belsito ma che stendono le loro mani anche su Nola, e in particolare sull”amministrazione comunale. Nell”ordinanza che nel 2008 pone sotto sequestro i beni dei Russo, per un ammontare di 300 milioni di euro, si legge che il clan Russo sosteneva propri candidati al Consiglio comunale, attraverso un proprio affiliato, Franco Cutolo: “l”interesse del Cutolo alle ultime elezioni amministrative, del 2005, tenutesi in Nola, nonchè il suo appoggio a candidati della lista capeggiata dal Sindaco di Nola, Felice Napolitano, non può che essere ricondotto alla volontà dello stesso: di condizionare o comunque indirizzare l”attività amministrativa ..al fine di poterne trarre vantaggi, nell”interesse proprio e dell”organizzazione di appartenenza”. Non sono quindi bastati quasi cinque anni di commissariamento del Comune per liberare Nola dal controllo camorrista.
Forse lo strumento dello scioglimento è inadeguato, anche perchè non cancella dalla vita politica i collusi e i conniventi, ma per quanto riguarda Nola bisogna considerare anche silenzi e connivenze di più alto livello. È incredibile, infatti, la disattenzione della stessa Commissione nazionale Antimafia, come degli organi governativi su un contesto che è stato interessato da grandi interventi ed enormi finanziamenti pubblici, molti dei quali realizzati con preoccupanti forzature amministrative, con le imprese della camorra a farla da padrone in tutti i subappalti e le forniture.
LA PRIMA TAPPA
LA SECONDA
LA SANITÁ NON È DA MENO
STORIA DEL 1900
Di Ciro Raia
Nel campo della cultura e delle arti, l”inizio del secolo segna il trionfo della lirica. Proprio agli albori del secolo, il 14 gennaio, al teatro Costanzi di Roma, c”è grande attesa per la prima della Tosca di Giacomo Puccini. Un grandioso omaggio è tributato, poi, in tutti i teatri italiani alle opere dello stesso Puccini ed a quelle di Giuseppe Verdi, Pietro Mascagni e Richard Wagner.
Intanto nei teatri si perfezionano nuovi percorsi centrati sulla famiglia borghese; nascono i primi tentativi di teatri stabili. Al teatro Valle di Roma riscuote grande successo l”attore Ermete Novelli. Non minor successo arride al commediografo Giuseppe Giacosa ed all”attore Ermete Zacconi. Per non parlare, poi, dell”arte sprigionata dalla divina Eleonora Duse, la musa ispiratrice di D”Annunzio.
Nel campo delle lettere, a raccontare la vita di tutti i giorni o a dare voce alle istanze di progresso e di rinnovamento, ci sono Antonio Fogazzaro (“Malombra”, “Piccolo mondo antico”, “Piccolo mondo moderno”, “Il Santo”), Giovanni Pascoli (“Myricae”, “Canti di Castelvecchio”, “Poemi conviviali”), Benedetto Croce (“Storia d”Italia”, “Storia del Regno di Napoli”, “Storia d”Europa del secolo XIX”) e Grazia Deledda (“Elias Portolu”, “Canne al vento”, “Marianna Sirca”).
A Firenze, nel 1900, a distanza di cinque anni dall”invenzione dei fratelli Lumière, si apre la prima sala cinematografica stabile, la Edison. C”è molta diffidenza ed il pubblico stenta ad affollarla: teme il buio ed i malintenzionati. In ogni caso, l”accesso alla sala oscura non si addice alle donne perbene, anche se accompagnate da mariti o fidanzati!
Solo nel 1905, però, si gira La presa di Roma, il primo film a soggetto del cinema italiano. Il regista, Filoteo Alberini, attraverso la macchina da presa, racconta la conquista risorgimentale di Roma e la presa di Porta Pia.
I governi, in ogni caso, sono subito attenti a che non siano turbate le coscienze degli spettatori. Al popolo che affolla le sale cinematografiche, infatti, bisogna evitare la visione di “famosi fatti di sangue, di adulteri, di rapine e altri delitti, rendendo odiosi i rappresentanti della pubblica forza e simpatici i rei; con ignobili eccitamenti al sensualismo, provocati da episodi nei quali la vivezza delle rappresentazioni alimenta immediatamente le più basse e volgari passioni, ed altri da cui scaturisce un eccitamento all”odio tra le classi sociali ovvero un”offesa al decoro nazionale”.
A CHE COSA SERVONO I PARCHI NAZIONALI E REGIONALI?
La salvaguardia del territorio è un dovere delle Pubbliche Amministrazioni, non solo dello Stato. In Italia, poichè le amministrazioni locali sono, generalmente, dedite al saccheggio sistematico del territorio, nel senso che permettono ogni sorta di abuso da parte dei singoli cittadini come da parte di imprenditori malavitosi, quando non criminali, vuoi per convenienza elettorale, vuoi per connivenza e complicità, naturalmente ben pagata, vuoi per diretto interesse speculativo, lo Stato è intervenuto con strutture di controllo principalmente votate alla repressione. Queste strutture, dalle ARPA alle Autorità di bacino, hanno compiti di controllo sull”uso del territorio e sulla sua corretta gestione ambientale.
Altre strutture, come i Parchi, nazionali e regionali, hanno invece il compito della salvaguardia e della valorizzazione del territorio. Una salvaguardia non solo naturalistico-ambientale ma che si estende alle tradizioni popolari, all”artigianato, ai monumenti, alla storia civile e dei costumi, alla memoria del territorio e delle sue popolazioni, che dovrebbero fare da base di ogni proposta di valorizzazione, anche economica oltre che culturale, del territorio-parco.
In realtà, per ragioni quasi tutte legate alla gestione politica delle nomine dei responsabili, presidenti e direttori tecnici, e ai difficili rapporti con le Amministrazioni locali e le Comunità montane coinvolte, i Parchi, nazionali e regionali, hanno svolto, con difficoltà e senza grandi risultati, soprattutto attività di controllo e di salvaguardia del territorio, mentre sono del tutto mancati per quanto riguarda la promozione e la valorizzazione del territorio: a meno di non voler considerare come successo gli scarsi numeri di visitatori “stranieri” legati alle iniziative enogastronomiche e alle strutture agrituristiche, non sempre di alto livello qualitativo, o la moltiplicazione delle sagre paesane, capaci solo di attrarre gente dal circondario.
Ora, senza voler parlare del Messico, dove i parchi, soprattutto quelli marini, sono diventati una eccellenza turistica capace di rivaleggiare con i giacimenti archeologici maya, negli Stati Uniti, i parchi naturalistici attirano milioni di visitatori da tutto il mondo: lo Yosemite National Park, 4 milioni; Yellowstone, 6 milioni; Zion National Park, 4 milioni, e così di seguito per i parchi del Colorado e della California.
Il problema è l”organizzazione finalizzata alla tutela e alla salvaguardia ma attraverso una valorizzazione che produce enormi ricadute economiche sui territori interessati. Per ottenere questi risultati il parco è il nodo centrale di una rete che raccorda e collega tutte le eccellenze del territorio e di quelli limitrofi.
Forse gli assessori alla cultura dei Comuni delle aree parco, insieme agli assessori provinciali e a quello regionale, oltre che ai presidenti e ai direttori generali dei parchi nazionali e regionali, dovrebbero farsi il tour turistico di venti giorni che permette di visitare tutti i parchi nazionali più importanti degli Stati Uniti: vedrebbero almeno come si possano valorizzare i parchi, assicurandone la più rigida tutela e salvaguardia, creando economia, occupazione, possibilità di impresa, sviluppo. È semplicemente paradossale che un territorio come quello vesuviano, tanto per fare un esempio, con una tale ricchezza di eccellenze culturali, monumentali, paesaggistiche, non riesca a dar vita ad una attrazione turistica capace di far fermare per più giorni i milioni di turisti mordi e fuggi del Vesuvio, di Pompei ed Ercolano.
Negli Stati Uniti i turisti, visitando i parchi, si fermano, mangiano, acquistano, pernottano, visitano, Durango e Cheyenne, località note solo per alcuni film western: quale dei Comuni vesuviani ha mai visto una comitiva di turisti fermarsi, pernottare, andare a cena, fare acquisti, visitare monumenti di assoluto valore storico e culturale? È colpa del destino cinico e baro, o dell”incapacità delle persone che vengono pagate senza mai verificare i risultati conseguiti?
I PRECEDENTI APPUNTAMENTI DELLA RUBRICA
L’UNIVERSO FEMMINILE NEL 1900
Di Ciro Raia
Un deputato nativo di Brindisi, Salvatore Morelli, ben vent”anni prima che il nuovo secolo vedesse la luce, aveva condotto in Parlamento grandi campagne a favore della donna. Egli era considerato un pazzo. Ma, intanto, si batteva con perseveranza e coraggio per la diffusione dell”istruzione popolare nelle campagne, per un”inchiesta parlamentare sulla corruzione nella Manifattura Regia dei Tabacchi, per la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli, per il riconoscimento del diritto di voto alle donne, per la parità di diritti e doveri tra coniugi.
Nonostante questi tentativi pregressi, però, i tempi sembrano ancora troppo bui, per poter riconoscere alla donna diritti civili e politici. A tal proposito la rivista dei gesuiti, Civiltà Cattolica, aveva, anzi, scritto: “Iddio scampi le fanciulle da quella educazione che il deputato Morelli desidera di vedere attuata legalmente al fine di preparare numerose sorelle alla Massoneria maschile!”.
Anche il capo del governo, Giuseppe Zanardelli è contrario sulla proposta di riconoscere il voto all”universo femminile. Il primo ministro sostiene che non è possibile far votare le donne, “perchè così vuole la grande tradizione [:]. Sia pure che la donna possa votare con perfetta intelligenza, con piena indipendenza, ma a quest”ufficio non è chiamata dalla sua esistenza sociale”.
Ma tuttavia qualcosa, anche se lentamente, sta cambiando nell”universo femminile. Nel 1904, infatti, per la prima volta, le donne sono ammesse alla professione di avvocato. L”inserimento nel mondo delle professioni consente di guardare non più alla donna come al tradizionale angelo del focolare. Anche le donne operaie conquistano la consapevolezza dei propri diritti e non esitano a manifestare in azioni di sciopero. Testimonianza è l”azione delle sigaraie della Manifattura Tabacchi di Venezia che, inaspettatamente, protestano contro i datori di lavoro e fronteggiano violentemente le compagne crumire.
Nel 1906, poi, da Torino parte uno sciopero rivoluzionario. Le operaie del settore tessile e cotoniero, infatti, chiedono la riduzione della giornata lavorativa da 11 a 10 ore. Il rifiuto dei datori di lavoro provoca manifestazioni di solidarietà in tutto il paese, dove monta una protesta forte, che, spesso, sfocia anche in scontri armati. L”incandescente situazione venutasi a creare impone agli industriali di ridurre l”orario di lavoro. È una grande vittoria della classe operaia!