Numerose sono le chiesette di campagna o cappelle rurali sparse sull’intero territorio. Rappresentano la testimonianza della fede popolare e rimangono un grande patrimonio storico e architettonico da tutelare. Tra queste spicca la nuova cappella dedicata al SS. Nome di Gesù nell’antica Masseria Madama Fileppa.
Tutto pronto per i festeggiamenti in onore di Gesù Bambino. Si parte lunedì 15 luglio alle ore 20:00 con la Celebrazione Eucaristica in via Santa Chiara, martedì allo stesso orario in via Conte e Cammarelle, mercoledì in via Matarazzo, giovedì in via Crocelle Camaldoli, venerdì in via Malatesta ed, infine, sabato 20 luglio alle ore 19:30 con la consueta processione e, a seguire, la Messa conclusiva. La cappella è affidata alla cura pastorale di don Francesco Feola e cade, quindi, nella giurisdizione parrocchiale di S. M. di Costantinopoli.

Nel periodo estivo – afferma don Francesco – quando ci si ferma un po’ dal lavoro dei campi, nella zona di Madama Fileppa si vive la festa del Bambinello. La ricorrenza del Santo Nome di Gesù, secondo il calendario liturgico, cade il 3 gennaio, e, in quel giorno, la celebrazione della Messa e i fuochi d’artificio esprimono la sincera devozione al Bambino Gesù. Proprio in questi giorni, però, la festa diventa di tutte le contrade, che ruotano intorno alla cappella di Madama Fileppa. A riguardo, ogni sera, le zone limitrofe non solo ospitano la sacra statuetta, ma in ognuna di essa si celebra la Messa e, poi, ci si ferma per la gioia di stare insieme. Sono giorni questi che esprimono un vero momento di aggregazione delle contrade e, insieme al Bambino Gesù, presentiamo le preghiere per la pace, per gli ammalati e per il mondo intero.


LA STORIA
Tra le cappelle rurali vi è la Chiesetta del Bambino Gesù, fatta costruire dai devoti del posto nel 1986 nell’antica masseria Madama Fileppa. Lo storico Alberto Angrisani afferma che Giovanna I d’Angiò (ca. 1326 – 1382), sin dalla morte del padre Carlo l’Illustre (1298 – 1328), divenuta signora di Somma [Minieri Riccio, Studio sopra 84 registri, pag.67, cita un registro angioino distrutto] concesse in feudo alla sua nutrice Madama Filippa starcie site in terra Summe que fuit q.am Magisteri Joannis de Grissiaco [Minieri Riccio, Notizie storiche tratte da 62 registri angioini, 134, cit. A. Angrisani in Toponomastica di Somma, inedito,1935]. Oggi questo luogo – che appartenne successivamente al Principe di Castellaneta, Giambattista o Carlo III de Mari, nel 1744 [Catasto Onciario 144], a d. Michele Velotti, benestante di Nola, nel 1800 [L. Marchese, Pianta di Somma, 1799 – 1800] e alla famiglia napoletana Nasti agli inizi del XX secolo – si presenta attualmente in uno stato di abbandono totale.

Annessa al palazzo, entrando a destra, è ancora presente, seppur alquanto diruta, la vecchia cappella, in cui è possibile notare un’acquasantiera in marmo che reca la data incisa del 1626. Questa data – come afferma Amedeo Catanese Napolitano – fa pensare ad un intervento di ristrutturazione e rimaneggiamento nel XVII secolo. Sull’altare diroccato è visibile, ancora, una cona che conteneva la statuetta del Bambino Gesù, attualmente collocata nella nuova cappella. Vi era, anche, una scarabattola con una Addolorata – manichino di 50cm ca. di bottega napoletana della metà del secolo XIX, collocata tuttora nel nuovo impianto. Da una attenta analisi stilistica del 1972, eseguita dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici per Napoli e provincia, si legge che la scultura in legno intagliato del Bambino Gesù non solo era della metà del secolo XVIII, datata tra 1740 e il 1760, ma presentava una aureola cesellata e sbalzata in argento con un diametro di cm 25. Di bottega napoletana, alta ca. 90 cm, la scultura è sorretta su una base in legno indorata con una modanatura a foglie.

Il vestitino originale del 1972 era in seta con orlo, cinta, polsini e colletto, adornati da merletti. Sulla veste, apparivano, inoltre, fiori stilizzati a forma di stella a punto pieno, così come i raggi del sole con il monogramma IHS. I restauri successivi ci hanno consegnato, purtroppo, dico purtroppo, una scultura del tutto diversa da quella originale: un vero peccato in quanto all’epoca del compianto Giuseppe Mastronardi, parroco di S. M. a Costantinopoli dal 2010 al 2020, la sopracitata Soprintendenza non fu avvertita del restauro. I vecchi proprietari della Masseria Maddalena tramandavano che il Bambinello facesse parte del corredo artistico della dependance delle donne monache della Maddalena di Napoli, comunemente chiamate le monache cornacchie dalla gente della stessa masseria, in virtù del loro particolare manto da testa. Altri, invece, hanno asserito che la statuetta fosse arrivata nella vicina masseria Maddalena nel periodo bellico 1943, per sfuggire alle razzie dei tedeschi in ritirata strategica. Quest’ultima tesi non è valida in quanto la statuetta del Bambinello era già presente “in loco” nel 1916, come ci attesta un questionario vescovile dell’epoca. La conferma di un territorio di circa moggia 16 del Monastero della Maddalena all’Annunziata ci viene fornita anche dal cartografo Luigi Marchese nella sua Pianta della Terra di Somma del 1800. Nel catasto onciario del 1744, invece, il territorio risulta essere un possesso di Don Giuseppe di Gennaro, come si evince pure dal visibile blasone che si staglia sull’antico immobile della masseria.

La festa del Bambino Gesù, comunque, con relativa processione si teneva una volta a settembre dopo la raccolta dei frutti stagionali (noccioline, noci, uva e cosi via) e veniva garantita grazie al proficuo impegno dei contadini e al guadagno dei prodotti della terra. Tra gli anziani organizzatori ricordiamo: Antonio Valo e il figlio Ersilio, Pasquale Di Palma, Michele De Falco, Antonio Di Palma, Giovanni Rianna, Umberto Di Palma e Antonio Granato. Attualmente si tiene a luglio d’accordo con il parroco della Chiesa di S. Maria di Costantinopoli.