Somma Vesuviana, la scuola della discordia in via Trentola

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La struttura di via Trentola, definita ultimamente la vergogna nazionale, secondo il parere degli esperti, così come è stata realizzata, non obbedisce all’ottemperanza della normativa prevista in termini di altezza, per cui non è suscettibile del certificato di agibilità. Risulta stranamente inconcepibile come i numerosi professionisti non abbiano rilevato tali inadempienze durante tutto il lungo e tormentato percorso per la realizzazione della struttura.

 

Nel 1974, l’Amministrazione cittadina, retta dal Commendatore Francesco De Siervo, in relazione ad un vigente e adottato programma di fabbricazione, approvò un progetto generale per la costruzione di una scuola media a Rione Trieste, per i rispettivi importi di £ 541.943.764 e £ 100.000.000. L’ incaricò fu affidato all’ ing. Antonio Cozzolino e l’Arch. Prof. Aldo Loris Rossi con delibera di Giunta n. 1053/1974. Inizialmente lo stabile – afferma l’ing. Vincenzo Romano –  doveva essere costruito tra l’attuale scuola elementare e la ferrovia Circumvesuviana, e precisamente nella località posta tra la dismessa ex via borbonica Reviglione, lo spiazzo antistante l’antica chiesa S. Maria di Costantinopoli e la strada privata di accesso alla proprietà Santoro. Il sito sembrava, inizialmente, una scelta favorevole per l’accorpamento con l’altra struttura scolastica, ma decisamente inidoneo a contenere l’imponente ed avveniristico progetto redatto. Ben presto, infatti, sorsero le prime difficoltà, tanto che il competente Ufficio del Genio Civile restituì il progetto per un’ attenta rielaborazione, dal momento che l’area proposta si presentava insufficiente per il riesame di altri elementi tecnici. A questo punto si rese necessario subito l’individuazione di un altro sito. La scelta cadde, stavolta, su un suolo ben più ampio, ma decisamente più decentrato. Era la zona agricola di Caprabianca, che a seguito di variazione fu resa idonea, favorendo così il conseguente parere positivo dell’ente competente. Il nuovo progetto, redatto dall’arch. Aldo Loris Rossi per l’importo di £ 650.000.000, fu approvato con delibera di Giunta n°266/1976. Intanto, mentre il piano era impigliato nelle maglie della burocrazia, gli infelici studenti erano costretti a svolgere la loro attività tra una sede e l’altra. Dapprima, trovarono sistemazione nella sede, poco agevole, dell’edificio di proprietà del sig. Giovanni Romano; successivamente, dopo l’entrata in funzione della nuova chiesa di Costantinopoli, furono trasferiti nei gratuiti locali destinati alle attività sociali e culturali della comunità parrocchiale. Dopo alcuni anni di permanenza in quella sede, ci fu l’ulteriore spostamento all’attuale e inadeguato secondo piano dell’edificio di proprietà privata verso via Bosco, determinando in questo modo un aggravio di spese amministrative a danno della città. L’imponente progetto costituiva per la zona, senza alcuna ombra di dubbio, una soluzione del tutto originale e futuribile per le funzioni da assolvere. La struttura, però, andava a soddisfare esclusivamente la popolazione scolastica del posto a danno della periferia del rione, che risultava decisamente svantaggiata per i difficili collegamenti viari. Il progetto iniziale dello stabile prevedeva architettonicamente determinate forme arrotondate ed altre con angoli acuti. Erano previsti quattro piani, terminanti con un corpo centrale di scale a forma cilindrica. Certamente non era la soluzione ottimale per lo stabile, in quanto la massima altezza dei fabbricati della zona non doveva superare i due piani. Ebbene, dagli atti consultati, si rileva – continua l’ing. Vincenzo Romano –  che il progetto fu più volte rivisitato e sottoposto a molteplici varianti a partire dal 1977 fino al 1989, quando i lavori furono definitivamente interrotti, lasciando l’opera incompiuta ed abbandonata. Dopo vari anni, l’Amministrazione cittadina, retta dal compianto sindaco Avv. Antonio Piccolo, diede incarico all’ing. Michele Giglio Sessa di redigere un progetto per il parziale funzionamento di nove aule con relativi servizi all’interno della dismessa struttura. Detto progetto, per l’importo di £ 450.000.000, fu approvato e finanziato con mutuo della Cassa DD. PP. (Cassa Depositi e Prestiti). In seguito a gara a licitazione privata, i lavori furono affidati alla ditta Edil Orchidea, con la quale fu stipulato il contratto d’appalto in data 25 maggio 1993. Tale contratto fu successivamente rescisso dal sindaco Alfonso Auriemma con delibera di Giunta n. 69/1995 per inadempienza contrattuale dell’impresa, senza fare alcuna disamina sull’adeguatezza del progetto. All’epoca era assessore all’ istruzione il prof. Ciro Raia. Nell’occasione, l’Amministrazione Auriemma fece redigere un’altra perizia di variante stralcio, affidando il progetto ancora una volta all’ing. Giglio Sessa. Il tutto fu approvato con delibera di Giunta n°616/1995 per l’importo di £ 450.000.000. I lavori furono aggiudicati, con gara di pubblico incanto, all’Impresa GI. BA. di Cimitile. Lo stabile, purtroppo, non sarebbe mai entrato in funzione. Di conseguenza, ancora una volta, il complesso fu lasciato nel totale abbandono e in balia dell’incuria e dei vandali. Più tardi, nel 2003, l’Amministrazione D’Avino ritornò sull’annoso argomento. All’epoca la città di Somma era classificata, per i sopraggiunti eventi sismici, come S=9 (Zona di II categoria). Per la verifica dell’idoneità dello stabile, l’Ufficio Tecnico municipale propose all’Amministrazione di ricorrere a professionisti esterni. A tal riguardo fu incaricato l’ing. Vincenzo Esposito di Marigliano per verificarne la staticità e di idoneità dell’edificio. Successivamente, con delibera di Giunta n. 33/2004, l’Amministrazione conferì l’incarico agli architetti Alberto Angrisani e Aniello Mocerino e all’ ing. Luigi Aliperta per redigere il progetto definitivo ed esecutivo dei lavori per il completamento della scuola. Con delibera di Giunta, stavolta, n°75/2009 fu approvato nuovamente il completamento della scuola per l’importo complessivo di € 2.653.568,00, affidando i lavori alla Ditta EUROPLANT. Il 6 novembre 2012 ebbero inizio i lavori, che proseguirono fino ad aprile del 2016 sotto la direzione dell’arch. Michele Piccolo. L’ ultimo atto, il 23 gennaio 2017, fu la dimissione del responsabile della sicurezza arch. Antonino Pardo con la nomina dell’ Arch. Michele D’Alessandro, dopo di ché i lavori furono definitivamente sospesi ed incompiuti in attesa di futuri interventi.

La struttura, comunque, secondo il parere degli esperti, così come è stata realizzata, non obbedisce all’ottemperanza della normativa prevista in termini di altezza, per cui non è suscettibile del certificato di agibilità. Risulta stranamente inconcepibile come i numerosi professionisti non abbiano rilevato tali inadempienze durante tutto il lungo e tormentato percorso per la realizzazione della struttura. A riguardo – conclude l’ing. Vincenzo Romano – si potrebbe proporre un atto di coraggio: mettere la struttura in vendita per il miglior uso consentito. Gli acquirenti, che certamente non mancherebbero, magari facoltosi imprenditori cinesi, farebbero a gara. Il ricavato costituirebbe una grande risorsa a disposizione dell’ Ente cittadino, che a nostro umile parere, potrebbe investire nella realizzazione nella zona di un moderno complesso scolastico a struttura del tipo pre-fabbricato. Ciò offrirebbe una soluzione innovativa con requisiti di sicurezza antisismica e di facile realizzazione in tempi decisamente brevissimi. Insomma la realizzazione di un’opera a passo dei tempi e della civiltà. E’ un auspicio.