Somma Vesuviana, intorno alla Statua di Dioniso di Villa Augustea…

0
327
Un Castello di Donne

E’ stata una scoperta rivoluzionaria il Dioniso di Villa Augustea. Forse ancora non compresa totalmente. Avvenne nel 2005 dopo il rinvenimento dell’altra statua di marmo, la Peplofora.

 

Si cercava Augusto e invece venne fuori questo bel ragazzetto nudo, misterioso, con un cucciolo di pantera sulla spalla ma con un bel grappolo d’uva in mano. Non s’erano ancora scoperti gli affreschi, i mosaici e le decorazioni  del relativo culto per cui si pensò la figura come una delle tante statue presenti nell’edificio. Poi si è visto che tutto quello che lì c’è per il momento parla di lei (statua) e di Dioniso in genere.

Del resto qualcuno degli esperti ha ipotizzato che il nostro edificio fosse proprio un tempio dedicato a Dioniso. O almeno lo è diventato nei suoi circa trecento anni di vita. Certo è che, come dicevamo qualche settimana fa, il Maestro Roberto De Simone, lo aveva intuito trenta anni prima della scoperta di Villa Augustea, solo studiando i nostri riti di primavera.

Ora però sarebbe il caso di non disperdere ancora una volta le occasioni che fanno magico questo luogo, il Monte Somma in particolare, e le conoscenze acquisite. Somma può ancora diventare un imbattibile isola felice. Ne ha tutte le caratteristiche fisiche, geografiche, climatiche e culturali. Il mito di Dioniso non è solo una filosofia che, inconsapevoli, abbiamo ereditato. Sembra far parte del DNA di questa popolazione. E’ come se Somma fosse un lembo di Grecia antica. Bisogna prenderne coscienza e soprattutto conoscerlo per metterlo a frutto. Per il futuro dei nostri figli e nipoti. E’ un patrimonio incredibile che comprende sì il canto ‘a ffigliola, il canto ‘a fronne, la tammurriata, il ballo sul tamburo, la pertica, la gioia e tanto altro ma anche il carattere sommese. Ne parliamo spesso con chi, forestiero, si imbatte da queste parti. Se ne rimane affascinati. Lo si vede nei nonni e nei genitori e lo si riconosce nei bimbi che qui si educano. Lo  si rileva in ampi settori della popolazione. Ha a che fare con la vita e su come affrontarla. Sarebbe il caso di registrare le tante testimonianze positive di chi, passando, ne è rimasto colpito.

No. Non stiamo farneticando. E’ una realtà che andrebbe protetta e salvaguardata come bene immateriale.  E i beni immateriali di questa città sono forse più preziosi dei tanti beni materiali. Qualcuno ha prospettato l’idea di dedicare al Maestro De Simone una strada. Sarebbe già un riconoscimento. Ma se finisse lì sarebbe una vera disdetta. Il Maestro ha dato dignità in tempo non sospetto ad una cultura che si riteneva di terza classe, di scarso valore, destinata ai poveracci, agli ubriaconi. Invece risale al culto di Dioniso. Parliamo di miti greci, di filosofia. Di arte. Di musica. Di ballo. Di canto. Di gioia di vivere. Di Magna Grecia.

Questa storia pretende qualcosa di forte  per Somma. Se vogliamo fare sul serio e dunque pensare in grande, è l’occasione buona per inventarci l’evento annuale che metta insieme storia, archeologia, filosofia, usi, costumi, canto, ballo, religione, doppio flauto