Non è facile scrivere una biografia di Gioacchino Rossini (1792 – 1868), prima di tutto per la grandezza complessa della sua arte e per una vita ricca di eventi, e poi per l’incredibile numero di gustosi aneddoti che segnano i giorni del grande musicista che cercò sempre di essere e di apparire anche un Maestro della cucina. Ma Alessandro Dumas padre cercò di dimostrare che Rossini valeva poco come cuoco. Quando Dumas entrò a Napoli con un passaporto falso..
Ingredienti: gr. 500 di riso Vialone; brodo di verdura caldo; gr.60 di midollo di bue passato al setaccio, gr.40 di burro; 4 funghi porcini; 4 pomodori pelati; gr. 150 di formaggio grattugiato; 2 tuorli d’uovo; sale. Puliti i funghi con un panno umido, tagliateli a fettine e dividete i pomodori in piccoli pezzi. In una casseruola sciogliete il burro con il midollo di bue, poi aggiungete il riso regolando di sale e mescolando continuamente con un cucchiaio di legno in modo che il riso assorba il grasso del midollo. Durante la cottura bagnate il contenuto della pentola con il brodo caldo, e verso la fine aggiungete le fettine di funghi e i frammenti dei pomodori. Versate altro brodo, mescolando di tanto in tanto, fino a cottura ultimata. Prima di spegnere il fuoco, coprite il tutto con veli di formaggio grattugiato, mescolate e, dopo aver stemperato i 2 tuorli nel riso, portate subito in tavola. (Immagine e ricetta derivano dal sito “7 Gold”).
Molti aneddoti dimostrano quanto abile fosse Rossini nell’esercitare, nei gesti e nelle parole, tutti i gradi del comico, dall’ironia al sarcasmo. Quando i nemici del famoso compositore Jacques Offenbach sparsero la voce che egli portasse sfortuna, Rossini, che di Offenbach era amico, compose un brano per pianoforte dal titolo “Piccolo capriccio stile Offenbach” e aggiunse: da suonare con indice e mignolo: e dunque il pianista, suonando, faceva le corna, ovviamente rivolte ai nemici del musicista tedesco. Ma la battaglia contro Alessandro Dumas fu difficile. L’autore dei “Tre moschettieri” e del “Conte di Montecristo” e di un numero straordinario di novelle romanzi drammi relazioni di viaggi traduzioni (tradusse anche Dante e Goethe) e saggi di polemica politica e letteraria era un carattere assai difficile: Gino Doria lo definisce “vendicativo e impertinente”. Considerato il numero dei suoi scritti, molti si convinsero del fatto Che Dumas padre si serviva abbondantemente dell’opera altrui, i così detti “negri”. Nel 1835 lo scrittore, accompagnato da Ida Ferrier che sarebbe diventata sua moglie, e dal pittore Jadin, iniziò il viaggio in Italia e, giunto a Roma, chiese al rappresentante diplomatico dei Borbone, il conte Ludolf, il permesso di recarsi a Napoli. Ma il permesso gli fu negato, sulla base dei decreti di Polizia che vietavano l’ingresso nel Regno ai forestieri che avevano fama di cospiratori e di rivoluzionari: e Dumas aveva questa fama, resa ancora più solida dalla trama e dai motivi ispiratori di alcune sue opere. Ma avendo appreso dal defunto Luigi Medici che non bisognava esagerare quando la realtà dei fatti lo permetteva, la Polizia napoletana finse di ignorare che poche settimane dopo il provvedimento di Ludolf il giovane scrittore francese aveva attraversato la frontiera e raggiunto Napoli esibendo un passaporto intestato a tale Guichard. Dumas restò a Napoli pochi giorni, preoccupato forse dal fatto che poliziotti zelanti stavano facendo luce sull’imbroglio. Ritornò a Napoli con Garibaldi, da liberatore ( e da conquistatore). Anni dopo dedicò a Napoli un libro “Il Corricolo” che merita di essere letto: qualcuno pensò, e scrisse, che anche “Il Corricolo” era stato scritto da un “negro”, da un collaboratore napoletano che si chiamava Pier Angelo Fiorentino. Probabilmente la diceria nacque dal fatto che alcuni racconti del libro erano variazioni di racconti già pubblicati dal Fiorentino.E’ probabile che a Dumas, che si vantava di essere un grande cuoco e aveva scritto anche un “Dizionario della cucina”, desse fastidio la fama di raffinato gourmet che Rossini stava conquistando. U/n giorno chiese a Rossini la ricetta dei “maccheroni alla napoletana”: il musicista lo invitò a pranzo a casa sua: gli avrebbe fatto gustare i maccheroni e poi gli avrebbe dato la ricetta. Ma nel piatto che a casa Rossini gli fu messo davanti Dumas notò subito la presenza del tartufo, che il musicista considerava un ingrediente insostituibile. “Ma questi non sono maccheroni napoletani” esclamò lo scrittore e andò via. Si ruppe definitivamente un’amicizia. Lo scrittore non perse occasione per parlare male del musicista: scrisse che Rossini si vantava di aver cucinato pietanze che in realtà venivano preparate, dal primo all’ultimo tocco, dai suoi cuochi. Insomma Degas, accusato di pubblicare come propri i libri scritti dai “negri”, accusò Rossini di avere i “negri” in cucina.
(fonte ricetta: due chiacchiere in cucina)