La Zona Felix AGESCI Campania ha autorizzato, finalmente, l’apertura del Gruppo Scout Somma Vesuviana 2.
L’iniziativa, condivisa dai parroci del paese, è stata anche sostenuta da tanti giovani e adulti, che hanno abbracciato questa scelta di servizio educativo nei confronti dei ragazzi, avvalendosi di una profonda formazione, che li porterà ad essere capi (educatori degli scout). Il gruppo, comunque, è aperto ad accogliere anche gli adulti che vorranno vivere questa sana esperienza. Attualmente, il nascente gruppo è stato affidato sia alla cura del Rev. Don Angelo Losco, rettore della Chiesa di San Sossio, anche lui scout, sia di Don Francesco Feola, parroco di S. M. Costantinopoli, attualmente assistente ecclesiastico regionale Agesci Campania.
È una grande gioia aver avuto la possibilità di aprire un gruppo scout qui a Somma Vesuviana – afferma Don Francesco – poiché la nostra montagna e la nostra storia contribuiranno notevolmente alla formazione spirituale e materiale dei nuovi ragazzi, che condivideranno la cura e il rispetto della natura. Il nostro gruppo porterà con sé i segni della devozione sommese, quasi millenaria, verso la nostra Madonna di Castello. A riguardo, il simbolo scout sarà il tradizionale fazzolettone con i colori rosso e blu come i colori della Vergine sommese e della squadra di calcio Viribus Unitis. Il gruppo porterà in città uno stile educativo diverso, dove il centro per eccellenza sarà non solo il giovane ragazzo, ma il mondo che lo circonda. Ognuno cercherà di svolgere attentamente la propria parte, cercando possibilmente di lasciare un mondo migliore di come lo abbiamo trovato, come afferma il fondatore Robert Baden – Powell (1857 – 1941).
Storicamente, i valori dello scautismo a Somma Vesuviana si sono sempre ravvisati nell’attività dei giovani, costantemente al centro della vita sociale del paese. Da sempre le parrocchie hanno sempre avuto la consuetudine di spiegare il Vangelo, insegnare il catechismo ai fanciulli e far suonare la campana. Negli anni venti del Novecento nel campo sociale ricordiamo il Rifugio Maria Marciano, ubicato nell’ ex convento di San Domenico, per il ricovero e l’educazione dell’infanzia abbandonata e la Colonia Agricola per gli orfani dei contadini morti nella Grande Guerra. Il Rifugio Marciano, spiega il compianto Giorgio Cocozza, consentì ai ragazzi di poter frequentare le sue officine per imparare ed approfondire nozioni relative ad antichi mestieri.
Nella Colonia agricola, invece, i piccoli orfani, sotto la guida di un valido educatore e degli agricoltori del luogo, imparavano a coltivare, a curare i prodotti agricoli, ad allevare capre, conigli, api, maiali e bachi da sete. Le orfanelle, invece, si dedicavano, inoltre, all’ apprendimento del mestiere di tagli, cucito e ricamo al tombolo. Arrivò poi la fascistizzazione dei giovani con l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla nel 1926. Il partito fascista non tollerò concorrenti nel controllo e nell’organizzazione dei giovani, nel 1929 fu sciolta l’associazione scoutistica e tutte le associazioni giovanili. Piazza Vittorio Emanuele III diventò una grande palestra per tanti fanciulli in camicia nera. Tante erano le escursioni sul Monte Somma (vedi foto) e numerose furono le attività culturali, che si svolgevano il sabato pomeriggio. Infine, non possiamo non ricordare la Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), che ebbe la sua sede nella Parrocchia di San Michele Arcangelo.
Colonia Agricola S. M. Pozzo
(immagine di copertina: rete internet)