L’equilibrio tra Yin e Yang, ovvero una sana “sindrome” di Peter Pan

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Scena de " O Vicariello" Spazio Torchio

A volte basta “solo” l’impegno di persone di buona volontà per rendere realtà ciò che può sembrare solamente un bellissimo sogno.

 “Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride

e ognuno intorno a te pianga.”

Quante volte da bambini prima di andare a dormire abbiamo desiderato con tutte le nostre energie che al nostro risveglio fossimo adulti?

Tante; quasi altrettante volte di quando, da adulti, soprattutto nei momenti di difficoltà, abbiamo pregato affinché potessimo ritornare indietro nel tempo, magari all’infanzia (!)

A me è capitato (e capita ancora molto spesso, anche solo “per gioco”). Trovo che sia un esercizio che aiuta a tenere viva la mia parte infantile, ovvero quella sicuramente più creativa, empatica e sincera.

Quando gioco con i miei nipoti, dopo aver superato i primi tre minuti (nei quali la mia parte adulta ha ancora il sopravvento), un eventuale osservatore non riuscirebbe a capire chi di noi tre sia il più grande!

Perché vi racconto questo?

Domenica sera ho assistito, al “Torchio”, ad una commedia, dove ho visto tantissimi “bambini” che, divertendosi, regalavano ad un pubblico adulto momenti di rara felicità!

E quindi: la cucciola Margherita ed il suo paziente personaggio; Mimmo l’ottavo nano e Angelo con i “suoi” melodiosi strumenti; ancora, Rino sciosciammocca, Niko (il “capo banda”) e Rosangela con la sua parte di testarda e innamorata (più la prima, in verità);  e poi altri fantastici “piccoli” attori … infine, il pargoletto Fabio. Lui non ha recitato, ma ha seguito e diretto questa piacevole commedia! Avreste dovuto vedere la sua faccia: quando ha capito che il pubblico aveva gradito era una… Pasqua!

Alla fine dello spettacolo, poi, ho conosciuto degli adulti: Margherita, Niko, Rosangela e Fabio; ho salutato Mimmo, Angelo e Rino, che già conoscevo. La magia del momento aveva lasciato il posto a quelli che sono questi artisti: professionisti e dilettanti. Sì, perché loro davvero si divertono, a beneficio loro e della nostra città nella quale creano momenti di cultura, socialità e convivialità. Anche loro, al pari dei “paranzari” del Ciglio, mantengono viva la tradizione sommese, organizzando corsi di ballo e canto popolare; anche loro si autotassano; anche loro vivono e cercano di superare i momenti di grave difficoltà che incontrano. Come loro, altre associazioni profondono le  loro energie per Somma Vesuviana, senza ricevere in cambio nulla da parte di chi avrebbe il dovere di aiutarli. Sono stati Imprenditori sensibili e lungimiranti, che hanno salvato l’unico teatro di Somma Vesuviana.

Quello che noi cittadini dobbiamo domandarci, però, è se vogliamo salvare le nostre radici. Vogliamo far sì che il “bambino” che è in ognuno di noi, si svegli e aiuti altri bambini (quelli veri per età anagrafica) a godere della cultura, dell’allegria e degli insegnamenti dettati dalle nostre tradizioni? Vogliamo mettere in equilibrio l’adulto ed il bambino e perpetuare la nostra “Civiltà”? Somma Vesuviana ha una struttura mai completata, ad esempio; perché non creare un Centro dove far confluire le varie Associazioni (naturalmente con requisiti di serietà, anzianità e presenza sul territorio) in un quadro d’insieme programmato dalle stesse organizzazioni, ad evitare inutili ripetizioni o “concorrenze”? il mio sogno, da sommese sarebbe quello di vedere “paranze”, associazioni teatrali, Biblioteca, forum Giovani, ludoteca, la stessa assistenza agli anziani, magari creando un’Università popolare, della terza età… avremmo docenti di eccezione (la mente mi torna al compianto Giovanni Coffarelli: si immagini che professore sarebbe stato). Tutte cose da fare in armonia, in un cerchio del Tao perfetto. È il bambino che è in me che parla? No, stavolta no: sono io e sono pronto…