Capitò anche nel 1952, quando alcuni Ottavianesi si recarono a Nola per chiedere al vescovo Adolfo Binni di “trasferire” alla chiesa di San Lorenzo lo statuto parrocchiale della chiesa della SS:Annunziata. San Lorenzo costituiva in quel momento un solo corpo con la chiesa di San Giovanni, di cui era parroco don Pietro Capolongo, un protagonista della storia sociale e religiosa di Ottaviano. E don Pietro scrisse al vescovo una bella lettera. Correda l’articolo l’immagine del quadro “San Giovanni che predica alle turbe”, che è opera secondo alcuni del Bonito, secondo altri del De Matteis. Sta, il quadro, sull’altare maggiore della Chiesa di San Giovanni.
La lettera fu trovata nell’archivio che don Pietro, prima di morire, aveva collocato dietro l’altare maggiore della Chiesa di San Giovanni. Subito don Pietro dichiara di sapere da chi era composta la “comitiva” che il vescovo aveva ricevuto, ed elenca i nomi: “Giuseppe Liguori (beccaio), Liguori Giuseppe (carri funebri), chiamato comunemente “Peppino ‘a marana”, il comm. Achille Pisanti, Giuseppe Avino e Tonino Chiacchio”. Tornati a Ottaviano, i membri della comitiva “hanno reso di pubblica ragione che la E.V. trasferirà la parrocchia della SS. Annunziata in San Lorenzo e già divampa un incendio di malumore e di proteste. E’ strano che certe notizie riguardanti direttamente la Chiesa e il Clero si abbiano ad apprendere dai borghesi”. E poiché Adolfo Binni solo da poco era diventato vescovo della Diocesi, don Pietro, che è parroco di San Giovanni da 26 anni, si permette di “fare un po’ di storia”. E ricorda al suo Vescovo che “ il territorio di Ottaviano conserva da secoli la divisione del territorio come è attualmente …c’era a Ottaviano una sola parrocchia, la Chiesa Madre di San Michele, e le chiese di San Giovanni, della SS. Annunziata e di San Francesco “erano ottine alle dipendenze della Chiesa Madre, elevate poi a parrocchie dalla S. Memoria di Mons. Renzullo, conservando il territorio che ciascuna ottina aveva in precedenza. Ottaviano non ha avuto sviluppo edilizio se non in piccola parte.”. Si è sparsa anche la voce che il vescovo Binni non esclude di “fare una quinta parrocchia”, “tagliando il territorio della parrocchia di San Giovanni per fare la quinta parrocchia in San Lorenzo. Poiché in questo caso” sarebbe lui “il mutilato”, Don Pietro Capolongo racconta al vescovo Binni che il vescovo Melchiori lo nominò parroco delle due chiese ottavianesi dopo aver notato le preziose innovazioni che egli aveva progettato e realizzato nella piccola parrocchia di Sasso: “Preparatevi a lasciare Sasso perché mi servite in un campo più vasto”. Nella parte finale della lettera – un finale veramente commovente- il parroco chiede al vescovo di operare “tagli” solo dopo la sua morte: “ L’8 dicembre inizia il mio 70° anno, e quantunque lavoro con le energie e la lucidità di un giovane, pure non posso nascondere gli anni. La E.V. mi faccia morire in santa pace, non mi uccida: dopo la mia morte in sede vacante farà i tagli che vuole. Quando la E.V. fu ordinato sacerdote, il 25 agosto 1926, io ero sacerdote da 20 anni e Parroco da 6 anni…Sono al tramonto e la E.V. sta nel pieno meriggio.” Adolfo Binni non inflisse a Capolongo la “vivisezione”. Corre voce che anche in questo nostro tempo il Vescovo di Nola si accinga a rimescolare i confini delle parrocchie ottavianesi: forse perché c’è penuria di parroci. Come non mi sono permesso di giudicare la spedizione della comitiva nel 1952 – era un diritto di quei signori chiedere al vescovo quello che andarono a chiedere – così non mi permetto di commentare le “voci” che oggi corrono per le strade di Ottaviano sulle intenzioni del vescovo di Nola: può capitare che per qualcuno i valori della religione abbiano il corpo della chiesa, dei suoi altari e della sacrestia e si esprimano con la voce del parroco prediletto. Mi auguro, tutt’al più, che il vescovo tenga conto della storia di Ottaviano, una storia che dalle parrocchie ha avuto un contributo notevole, da molti punti di vista. E non dimentichi, il vescovo, che la Chiesa del Carmine, la chiesa della Compatrona di Ottaviano, fa parte, da sempre, dello spazio parrocchiale della Chiesa di San Giovanni.