«Abbiamo avuto il coraggio di alzare la testa»: la testimonianza di uno degli imprenditori che a Ercolano ha sfidato il racket

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Denunciano e fanno incastrare gli estorsori. Gli imprenditori di Ercolano, in quella che era una delle terre del “racket”, non sono rimasti in silenzio, e nella lotta contro la camorra stanno vincendo. Le rivelazioni delle vittime sono state fondamentali anche nelle indagini che hanno portato agli arresti eseguiti ieri dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco. I militari dell’Arma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale del Riesame di Napoli su richiesta della Dda partenopea nei confronti di 13 persone, tutte già detenute. Sono accusate, a vario titolo, di estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Tra coloro che in città negli ultimi anni si sono opposti alle richieste estorsive c’è Pasquale De Prete, un imprenditore edile. Da poche settimane è presidente dell’associazione antiracket di Ercolano. «Io denunciai dieci anni fa un reato di estorsione. Il mio caso è abbastanza semplice – racconta oggi – Si presentarono e mi chiesero i soldi, denunciai e li arrestarono. Nella nostra organizzazione però ci sono altri associati che hanno subito ripetute violenze, anche fisiche. A un’imprenditrice le incendiarono il forno». In questo decennio qualcosa è cambiato nella città degli Scavi. Le vittime hanno avuto il coraggio di ribellarsi, trovando nelle istituzioni il supporto necessario per risalire la china e nel lavoro di magistrati e carabinieri il modo per allentare la morsa degli estorsori, molti dei quali sono finiti in carcere. E sono tutti già detenuti i tredici esponenti dei due clan di camorra che a Ercolano si contrappongono per il controllo degli affari illeciti, i “Birra-Iacomino” e gli “Ascione-Papale”, nei confronti dei quali i carabinieri hanno eseguito ieri l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale del Riesame di Napoli. Ad incastrarli: intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia e, soprattutto, denunce di imprenditori e commercianti ercolanesi che superando la paura hanno deciso di raccontare quanto erano costretti a subìre. Le indagini sono state svolte tra il 2009 e il 2013 dai militari dell’Arma e hanno confermato la contrapposizione tra le due organizzazioni criminali nel controllo delle estorsioni: decine gli episodi documenti, alcuni efferati.

A risultare determinante in questa battaglia vincente è stata la sinergia che si è venuta a creare tra imprenditori, forze dell’ordine e istituzioni. Lo conferma il neopresidente dell’antiracket locale: «Quello di Ercolano – sostiene – è un modello virtuoso perché effettivamente i commercianti si sono stufati, hanno avuto il coraggio di alzare la testa, hanno trovato le istituzione pronte a recepire questa voglia. Poi abbiamo trovato delle personalità di spicco, sia nelle forze dell’ordine che nella magistratura che hanno reso possibile questo. Quello che abbiamo imparato a nostre spese è che le forze dell’ordine e la magistratura hanno bisogno dell’input, della denuncia, del particolare, della dichiarazione». «È la collaborazione tra i vari soggetti che conta. Ognuno fa il suo dovere: le forze dell’ordine, l’imprenditore, la magistratura». È questo l’antidoto per Del Prete, il “segreto” del “modello Ercolano”.

Fino a qualche anno fa gli scontri armati tra i clan insaguinavano l’asfalto, i residenti avevano paura di uscire in strada. Ora la città «non è un’isola felice», ma i colpi inflitti alle cosche malavitose stanno facendo sentire la differenza. «Ci sarà qualche cosa di residuale – dice Del Prete – Il fenomeno del racket è difficile da estirpare completamente, perché è insito nella cultura di un certo strato sociale, quindi c’è da aspettarsi che un abbassarsi della guardia possa favorire la ripresa, anche perché sia i boss che i gregari sono stati assicurati alla giustizia, quindi vedendo che c’è un vuoto di potere qualcuno potrebbe pensare di approfittarne e sostituirsi a loro. È una possibilità un po’ remota, perché le forze dell’ordine sono continuamente vigili. Noi come società civile, come imprenditori e commercianti, facciamo del nostro meglio nel segnalare ogni possibile anomalia, quindi al momento la situazione è abbastanza sotto controllo». Sulla base di quanto racconta Del Prete, ci sarebbe qualcuno a Ercolano pronto a colmare quei posti lasciati vuoti da crimininali finiti dietro le sbarre, ma, «non hanno dall’altra parte l’adesione, allora si tratta di fenomeni che vengono spenti immediatamente, anche perché non c’è quella forza che c’era prima, che avevano prima i clan: l’imprenditore si sentiva anche più intimorito da una forza così massiccia e dalla “mancanza” dello Stato, e quindi probabilmente diventava più facilmente preda di queste dinamiche».