Piccolo viaggio nel caos urbanistico vesuviano

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Nell’attesa di una pressochè scontata approvazione del Piano Paesaggistico Regionale da parte del Consiglio Regionale, cerchiamo di fare il punto della situazione dell’urbanistica vesuviana.

Com’ è buona abitudine dalle nostre parti, quando c’è da far assimilare qualcosa di indigesto, la si somministra poco a poco, in modo che l’amaro della medicina non contrasti troppo col nostro palato delicato e renitente a ogni soluzione alternativa al campa cavallo, in maniera che ci si abitui al rimedio gradualmente, quasi senza accorgercene.
Così è stato per il Piano Paesaggistico Regionale che, come le medicine, c’è stato dato col cucchiaino, un po’ alla volta, con le boutade del sindaco di Sant’Anastasia, l’appoggio di quello di Somma, le prese di posizione di Massa e Pollena e il silenzio assenso di molti altri. Nel frattempo in Regione si lavorava alacremente per la futura legge, che ha il suo bell’ed edulcorato nome, il disegno di legge sembrerebbe infatti, a leggere titolo e finalità, quasi una presa di posizione in favore delle bellezze paesaggistiche campane, rispetto alla fredda dicitura della famigerata Legge 21/2003, quella che blocca, o forse sarebbe meglio usare l’imperfetto (se non addirittura il condizionale passato), ogni edificazione e ogni condono nella cosiddetta Zona Rossa, ma sarà realmente così?

Prima di esprimerci a riguardo e per cercare di capirci qualcosa, abbiamo giudicato opportuno fare un riassunto delle puntate precedenti, ovvero una sorta di cronistoria delle leggi in materia di urbanistica e relativi condoni, quelli che hanno reso più che confusa la situazione all’ombra del Vesuvio. Per questo abbiamo chiesto aiuto a un esperto, all’architetto Luigi Pappadia, tecnico del comune di Sant’Anastasia, che ci illustrerà ciò che è stato, ciò che è e quel che forse sarà la situazione dell’edilizia sotto al Vulcano.

Architetto ci faccia capire un po’ qualcosa sulla situazione urbanistica nel Vesuviano.
«Iniziamo dai condoni, che sono tre, quello dell’85, la Legge 47/85, poi c’è la 724 del ’94 e poi c’è l’ultima, la 326 del 2003, questi ovviamente non riguardano solo il Vesuviano ma sono applicabili a livello nazionale. Tutte queste leggi prevedono però un parere della sovrintendenza per le zone vincolate, tranne per l’ultima, la 326 del 2003 dove si prevede che nelle zone vincolate non è possibile condonare.»

Per vincolo intendiamo vincolo paesaggistico o altro …
«Prevalentemente quello paesaggistico che va differenziato dai vincoli naturalistici, questo infatti fa riferimento all’ex 1497/39 che poi adesso fa capo al testo unico sui beni ambientali, il decreto legislativo del ‘42, invece, il Parco è stato istituito con una legge apposta nel ‘95, sono vincoli diversi.
La Legge 47/85 prevedeva che il condono, nelle zone vincolate, era possibile, ancorché ottenesse l’autorizzazione della sovrintendenza, lo autorizzasse il comune e poi dopo il ministero, perché oggi la materia del vincolo paesaggistico è demandata al comune, c’è una commissione comunale che stabilisce in base a dei criteri se è ammissibile il condono.»

Una sorta di commissione edilizia …
«Sì.»

Ma esistono ancora?
«Esistono quando il comune decide di costituirle perché, contrariamente alle commissioni consultive, non sono più obbligatorie.
Il condono del ’94, ugualmente, prevedeva la condonabilità in alcune zone vincolate, sempre col parere della sovrintendenza. Dove però si sovrapponeva la legge Galasso (Legge 8 agosto 1985, n. 431 – ndr.), che prevedeva delle zone a protezione integrale soggette a un piano, che nel Vesuviano venne chiamato PTP, Piano Territoriale Paesistico, si stabilivano delle zone e cosa si faceva in quelle zone. Questo PTP si attuava nella zona “Galasso”, grosso modo a monte della vecchia SS 268, poi, ancora più a monte c’è invece il vincolo del Parco, che comunque non corrisponde alla zona “Galasso”.»

E cosa prevedeva la legge Galasso?
«La “Galasso” non riguardava solo il Vesuviano ma tutte quelle zone del territorio nazionale che dovevano essere normate con piani specifici, i famosi “galassini”, e vietava in assoluto alcune cose in alcune zone, tipo sulle coste, sui fiumi, in montagna, nelle zone protette, diceva, fin quando non fate i piani territoriali non si può fare niente. Poi alcuni piani sono stati fatti, come il nostro PTP del Vesuvio …»

Chi ha fatto questo PTP?
«Questo lo doveva fare la Regione ma poi l’ha fatto il Ministero direttamente (dei Beni Ambientali) e in questo PTP, c’era una norma, esattamente all’articolo 23, che subordinava l’autorizzazione per i condoni a un piano specifico di competenza del Ministero dei Beni Ambientali.»

E allo stato attuale, il vincolo paesaggistico …
«Allo stato attuale, il vincolo paesaggistico, nelle zone soggette alla Legge Galasso, teoricamente, non potrebbero ottenere il parere dei Beni Ambientali, dovrebbe essere sospeso qualsiasi provvedimento rispetto a quella zona.»

Per provvedimento s’intende …
«I condoni, le costruzioni nuove sono vietate, quasi in tutta la zona Galasso.»

Quindi, in questo contesto, allo stato attuale, non è possibile né costruire né condonare …
«Bisogna immaginare il Cono e i comuni, ognuno più o meno col suo spicchio di Vesuvio, dal Cratere fino a un certo punto c’è il Parco Nazionale del Vesuvio, con i suoi limiti amministrativi e i suoi vincoli; poi c’è la Zona Galasso, con i suoi e che scende ancora più giù, fino alla vecchia SS 268; poi c’è ancora l’ex 1497 che riguarda tutta la zona soggetta a vincolo paesaggistico già dal ’42. C’è infine la “Zona 21” quella della famosa legge 21 e che riguarda i 18 comuni della cosiddetta Zona Rossa che è ancora un’altra cosa, tanti vincoli diversi e di diversa natura.
Il Parco vincola la biodiversità; la zona della ex 1497/42 protegge le bellezze paesaggistiche; e poi c’è la legge 21 che è una legge sulla sicurezza, sul rischio Vesuvio!»

E la Galasso, come entra in tutto questo?
«È un decreto che fece il Ministro Galasso per bloccare l’edificabilità in alcune zone ma che non riguarda solo il Vesuvio ma è nazionale!»

Paradossalmente ci troviamo in una zona iperprotetta, ma con tutti questi vincoli e con tutti i politici che si lamentano per essi, ci si aspetterebbe di vivere in una zona integra dal punto di vista paesaggistico e naturalistico e tutti noi ben sappiamo che così non è! Le leggi che ha lei menzionato non hanno certo frenato l’abusivismo edilizio, qual è la sua opinione a riguardo?
«Probabilmente, aggiungere vincoli a vincoli, questi si annullano a vicenda, anche se va detto che il grosso dell’abusivismo è stato fatto quando i vincoli non c’erano, e parlo degli abusi precedenti la legge dell’85 che riguardava quegli abusi fatti dal dopoguerra in poi, con la ricostruzione e molte di queste sono case di prima necessità e quindi con il condono dell’85 si è cercato di mettere a posto tutto il pregresso. È chiaro che il condono deve essere una tantum, se poi se ne fa un altro e s’aspetta il terzo e così via forse, la gente penserà che questi fanno finta!»