Un lavoro come operaio in una fabbrica che ha chiuso i battenti, lasciando i dipendenti privi di qualsiasi certezza. Da quattro mesi Franco, quarantenne di Nola, vive di lavori saltuari e del sostegno economico dei suoi anziani genitori.
Li guarda da lontano, quasi avesse paura di avvicinarsi per non turbare con la sua presenza quell’atmosfera serena fatta di sogni, giochi e giovialità . Poi non resiste, sorridente si china a baciarli sulla fronte e senza voltarsi si chiude la porta alle spalle.
E il viso si rifà cupo, perché sa cosa c’è ad aspettarlo. Un’altra giornata di porte ‘sbattute’ bruscamente in faccia e di scuse banali, per giustificare l’impossibilità di concedere ad un papà disoccupato, un lavoro onesto con il quale possa continuare a sostenere la sua famiglia. L’odissea di Franco comincia quattro mesi fa: la fabbrica in cui lavorava come operaio nel nolano chiude i battenti, lasciando i dipendenti senza uno spiraglio di certezza. I dirigenti si inventano i motivi più assurdi per non concedere ai lavoratori licenziati i sussidi, quali cassa integrazione o contributi di disoccupazione, che gli spetterebbero di diritto. L’alternativa? Proseguire per vie legali, certo.
Ma i tempi della giustizia italiana sono fin troppo lunghi per chi ha due bambini di otto e sei anni, troppo piccoli per rinunciare alla propria serenità , ma già tanto maturi quando abbracciando il loro papà gli sussurrano all’orecchio: “Babbo non essere triste, ci siamo noi con te”.
Abbiamo incontrato Franco e gli abbiamo chiesto di raccontarci la giornata tipo di un marito e di un padre in cerca di un’occupazione.
«Se dovessi usare un aggettivo per definire la mia giornata tipo direi "dura", senza alcun dubbio. E’ difficile svegliarsi al mattino senza obiettivi, senza alcuna prospettiva di lavoro certo. All’inizio ti dai forza, ti dici che quell’amico a cui hai dato una mano in passato sicuramente si ricorderà di te. E allora passi le tue giornate a bussare alle porte di conoscenti e parenti, che ti accolgono con gentilezza, ti offrono il caffè, ma che a concederti prestiti non ci pensano neanche. Eppure io in passato l’ho fatto per loro, ma non hai tempo per lasciarti prendere dalla rabbia. Cerchi di non perderti d’animo, spulci le offerte di lavoro su riviste e siti internet, ti presenti di persona in aziende e piccole fabbriche, ma la crisi è il primo deterrente per spingere i datori di lavoro a non fare nuove assunzioni. Ti districhi quindi tra lavoretti saltuari e la pensione dei tuoi genitori, che seppur anziani e con tante difficoltà , non si tirano mai indietro rispetto ad una richiesta d’aiuto».
Lei ha due bambini di otto e sei anni, due maschietti vispi ed intelligenti che sicuramente avranno capito le difficoltà che sta attraversando la vostra famiglia. Come vivono questa situazione?
«Con il sorriso, fortunatamente. Sono talmente intelligenti che hanno capito che farsi vedere tristi rappresenterebbe per me un’ulteriore sofferenza, e quindi quando torno a casa, al termine dell’ennesima giornata di delusioni, mi corrono incontro e mi riempiono di coccole. Persino a Natale nelle loro letterine, non hanno fatto riferimento a nessun tipo di giocattolo, hanno solo chiesto un nuovo lavoro che "renda felice papà "».
E sua moglie invece? In che modo le sta vicino?
«E’ una donna d’altri tempi, senza alcun dubbio. Una di quelle mogli e madri che nei momenti difficili si rimboccano le maniche, si asciugano le lacrime e si danno da fare. Nonostante i lavori di casa, il prendersi cura dei bambini e di sua madre anziana e malata da tempo, si inventa di tutto per sostenermi economicamente. Ha tirato fuori dal soffitto la sua vecchia macchina da cucire e a volte di notte si dedica a piccoli aggiusti sartoriali per amiche e conoscenti. Di mattina quando i bambini sono a scuola, lavora come domestica per una famiglia di Nola, che abita a pochi passi da noi. E’ una donna forte che mi dà una carica incredibile, non saprei come fare senza di lei».
E le festività appena trascorse? In che clima le avere vissute? Non deve essere stato facile…
«Non lo è stato, per niente. Si dice che i soldi non facciano la felicità , ma quando ti manca anche il necessario per fare la spesa al supermercato, le frasi fatte hanno l’unico effetto di urtarti ulteriormente. Per fortuna sia io che mia moglie abbiamo le nostre famiglie che ci sostengono, e con cui abbiamo passato le festività di Natale e Capodanno. Hanno persino comprato al posto nostro i regali per i bambini, è un gesto che non dimenticherò mai. Avrei voluto farlo io, e la cosa mi ha intristito molto. Ma mia moglie dice che già è tanto che in questo momento difficile riusciamo a non far mancare loro da mangiare e il necessario per la scuola, e forse ha ragione lei».
E per il futuro? Che progetti ha, se li ha?
«Quando hai una famiglia devi avere per forza dei progetti, non puoi permetterti di vivere alla giornata. Intanto continua la mia battaglia legale per avere i sussidi che mi spettano di diritto e l’avvocato dice che siamo ad un punto di svolta. Nel frattempo lavoro come cameriere di tanto in tanto in un bar della zona e svolgo altri lavoretti simili, con la speranza di trovare presto un’occupazione migliore. Ma in Italia si sa, ormai il "posto fisso" è solo un’utopia».
(Fonte foto: Rete Internet)