Il laboratorio di scrittura creativa in aula assolve ad una funzione comunicativa e partecipativa, oltrechè didattica. È così che gli adolescenti (ri)scoprono anche la penna per comunicare. Di Annamaria Franzoni
Un giorno di settembre in aula, mentre condividevo la programmazione delle attività per l’anno in corso con i miei allievi della II classe del Liceo Mercalli, sezione G, è nata l’idea di dedicare, compatibilmente con gli altri impegni, qualche ora mensile ad un laboratorio di scrittura creativa che consentisse a ciascuno di raccontare la storia della propria vita in un percorso di emozioni ed idee.
Il singolare progetto di scrivere ciascuno “la propria autobiografia” è risultato particolarmente gradito agli studenti ed ha entusiasmato tutti, per cui si è deciso che tale attività si sarebbe sviluppata nel corso dell’intero anno scolastico e sarebbe stata finalizzata alla realizzazione di un testo, corredato e arricchito di foto e documentazioni ufficiali e non, che racconti ventisette singole esistenze.
Il laboratorio di scrittura in aula assolve ad una funzione non solo didattica, ma altresì ad una funzione comunicativa e partecipativa del vissuto emotivo dei singoli allievi e di ricerca del sé: raccontare le proprie emozioni è uno dei bisogni primari dell’uomo e raccontarsi può rappresentare il punto di contatto tra sé e il mondo esterno per esprimersi aprendo il proprio mondo ai tanti altri possibili, comprendo aspetti reconditi del proprio essere.
La scrittura attinge le sue forme e i suoi linguaggi direttamente dal processo creativo, fondendo gli apprendimenti informali e formali e favorendo, così, il raggiungimento di obiettivi cognitivi e affettivo-relazionali.
L’attività ha avuto il suo avvio nella scorsa settimana ed io mi sono sforzata di creare, in aula, un setting idoneo a stimolare lo spazio della parola abbattendo la barriera che separa la cattedra dal banco e dei banchi tra loro: abbiamo così creato un unico grande tavolo intorno al quale ci siamo concentrati e sulla base di un incipit da me scelto “Io nacqui….” si è dato l’avvio a tante narrazioni che, reinventando la realtà, sono partite dall’atto della nascita di ciascuno, dell’ attesa di tale evento e di ciò che si è detto e pensato mentre ognuno di loro emetteva il primo vagito.
L’obiettivo primario di tale attività è quello di sviluppare il pensiero creativo divergente attraverso una “scrittura inedita” e che rende “narratori e romanzieri in erba” giovani adolescenti che usano sempre meno la penna per comunicare e che hanno ben presto scoperto come la propria penna, invece, sapesse scorrere veloce sul foglio e come storie lontane nel tempo o che sembrava impossibile conoscere, prendessero forma generando un gran senso di piacere.
(Fonte foto: Rete Internet)