Fiat, sindacato diviso tra lotta e diplomazia

0
184

La Fiom medita la mobilitazione di piazza ma i sindacati del si alla Fiat pianificano la trattativa dopo la decisione dell’azienda di licenziare 19 operai, per far posto in fabbrica ad altrettante tute blu iscritte alla Fiom.

L’annuncio dell’avvio della procedura di licenziamento per gli operai di Fabbrica Italia Pomigliano sta innescando due modi di reagire molto diversi tra loro da parte del variegato mondo sindacale.

Da un lato ci sono la Fiom, la Confederazione Cobas e lo Slai Cobas, che vogliono rispondere a Marchionne attraverso cortei e assemblee pubbliche. Dall’altra invece si trovano schierati i sindacati firmatari dell’accordo Panda, Fim, Uilm, Fismic e Ugl, che intendono avviare un percorso di confronti e procedure sindacali molto diverso dalla mobilitazione di piazza. “Entro giovedì prossimo faremo un corteo, noi Cobas insieme al comitato dei cassintegrati Fiat: partiremo dalla città di Pomigliano per poi giungere fino al recinto della fabbrica”, annuncia Domenico Mignano, leader locale dei comitati di base nonché operaio licenziato dall’azienda, tre anni fa, dopo una manifestazione effettuata nella filiale di Napoli del gruppo automobilistico.

Intanto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, ha già dichiarato che si recherà davanti ai cancelli dello stabilimento partenopeo mercoledì 14 novembre, in occasione dello sciopero generale proclamato dalla Cgil. Astensione che scatterà in contemporanea con gli altri scioperi programmati in Grecia e Spagna. “E Pomigliano – conferma Maurizio Mascoli, della segreteria regionale Fiom – diventerà uno dei simboli europei di questo sciopero”. Il 24 novembre, poi, assemblea, sempre a Pomigliano, delle mogli dei cassintegrati, un movimento sostenuto dallo Slai Cobas di Vittorio Granillo e Mara Malavenda. All’evento parteciperà anche Andrea Amendola, segretario regionale dei metalmeccanici Cgil.

Del tutto diversa, invece, la strategia prefigurata dai sindacati firmatari dell’accordo separato, sindacati che proprio in base a questo patto sono gli unici deputati a reagire alla drastica decisione Fiat attraverso il classico percorso del confronto e delle procedure ad esso connesse. Lunedi prossimo, 5 novembre, il segretario generale della Fim di Napoli e della Campania, Giuseppe Terracciano, convocherà, nella sede di Pomigliano, l’attivo dei delegati di fabbrica del sindacato che dirige. “ Dobbiamo costruire – spiega Terracciano – insieme a Uilm, Fismic e Ugl un percorso finalizzato a respingere la decisione dell’azienda: se è inaccettabile il ricorso ai tribunali da parte della Fiom è altrettanto inaccettabile la procedura di mobilità avviata dal Lingotto ”.

Terracciano si mostra cautamente fiducioso circa l’esito dell’iniziativa. “Mi aspetto saggezza dalla Fiat – conferma il dirigente sindacale – e quindi soluzioni positive per tutti i lavoratori, quelli in attività e quelli in cassa integrazione”. Le organizzazioni firmatarie sono molto indispettite nei confronti della Fiom. Sono perfettamente consapevoli che sono le uniche delegate per contratto a dover sbrogliare questa enorme matassa per via diplomatica, cioè in sede di trattativa. Entro 35 giorni dall’avvio della procedura di mobilità i firmatari dovranno incontrarsi, nello stabilimento, con l’azienda per consegnare la richiesta di revoca dei licenziamenti. In caso di esito negativo entro altri 40 giorni sarà l’ufficio regionale del lavoro a tentare, nella sua sede, al centro direzionale, la difficile mediazione tra le organizzazioni di categoria e l’azienda.

Tempi che comunque lasciano prefigurare l’ormai sempre più probabile ingresso in fabbrica, per la fine del mese, dei primi 19 cassintegrati iscritti alla Fiom. Prospettiva che ha determinato la decisione di tagliare la manodopera dei cosiddetti “affidabili”, gli operai Fip.