È la proposta politica di due grandi conoscitori delle vicende europee, contenuta nell’intervista-pamphlet Per l’Europa, Manifesto per una rivoluzione unitaria.
L’Europa sta affrontando una delle crisi peggiori della sua storia, crisi che coinvolge aspetti politici, economici, finanziari e culturali. Il lato economico è quello più discusso ed evidente, ma è solo una parte di un mosaico più ampio che tocca i problemi istituzionali, i flussi migratori, il ritorno dei nazionalismi.
Di fronte a tale montagna di questioni aperte, spesso drammatiche (in particolare in tema di disoccupazione e immigrazione), l’Unione europea è diventata il potere “altro” al quale una parte dei politici e dei cittadini dà le responsabilità di tutto, un castello kafkiano oscuro e inaccessibile che, nel dubbio, è la causa prima dei nostri mali.
L’Euro, la banca centrale, l’austerità, tutto finisce sul banco degli imputati, a volte a ragione, altre, molte altre a torto e con gravi inesattezze nell’analisi economica e politica. In questo clima antieuropeismo e nazionalismo si abbracciano, ridando vigore all’ideologia dello Stato Nazione che sembrava sul viale del tramonto.
Può essere davvero questa la soluzione? Un ritorno agli stati nazionali, la fine dell’Euro, lo smantellamento delle istituzioni comuni?
Nel 2012 un testo di Daniel Cohn-Bendit (presidente dei Verdi europei) e Guy Verhofstadt (presidente del gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa), Per l’Europa, Manifesto per una rivoluzione unitaria, ha affrontato questi temi proponendo soluzioni radicali che hanno fatto molto discutere.
I due politici hanno in sostanza affermato che l’unica strada per uscire dal labirinto sia un’accelerazione del processo di integrazione verso un’Unione realmente federale. Le sirene dei nazionalismi sono da tenere in considerazione, ma è necessario avere la forza di superarle insieme alle “gelosie” politiche nazionali e arrivare ad una federazione europea dotata di poteri effettivi e completi.
La proposta non è nuova; i federalisti formavano una parte consistente degli europeisti già ai tempi dei Trattati istitutivi, ma per diverse ragioni quel progetto è sempre rimasto sotto traccia a vantaggio di un approccio più moderato, funzionalista.
Il testo risulta interessante perché quel progetto federalista sembra mai come in questi anni lontano dalla realtà, dalle intenzioni dei politici e dai desideri della popolazione europea. Riproporre in questo periodo gli Stati Uniti d’Europa è forse una provocazione ed è sicuramente un’utopia, ma ha il grande merito di prenderci per mano e di condurci con la logica delle argomentazioni su una strada solitamente lastricata di populismi, demagogie e allarmismi ingiustificati.
Cohn-Bendit e Verhofstadt hanno ragione da vendere quando sostengono che proporre ora l’uscita dall’Euro, come fanno diversi movimenti in giro per il continente, è un messaggio potenzialmente catastrofico fondato su basi inesatte. Se alcuni errori strategici sono stati fatti al momento del passaggio tra le due valute in diversi Paesi (tra cui l’Italia), errori peraltro imputabili alle élites politiche nazionali, questi spariscono di fronte ai vantaggi che la nuova moneta, forte e affidabile sui mercati, ha portato a tutti in questi tempi di sciagure finanziarie.
L’Unione non fa niente per affrontare il dramma/problema delle migrazioni, si dice. Forse dimentichiamo che le politiche in tema di immigrazione sono in larga parte nazionali e che proprio una politica comune potrebbe risolvere non pochi problemi.
La polemica sulle immigrazioni si accompagna al ripiegamento su posizioni nazionaliste, alla paura non solo del nordafricano o dell’asiatico, ma anche del rumeno, del bulgaro. Tre milioni di turchi vivono già in Germania senza che la Turchia faccia parte dell’UE; interi quartieri di Bruxelles, Amsterdam, Colonia, Stoccolma, sono al 70-80% abitati da immigrati; il “problema” esiste e va affrontato, ma aggrapparsi ai propri confini nazionali e rifiutare un’integrazione (e dunque una soluzione) più ampia può essere davvero la soluzione? I flussi di persone, di merci, di conoscenze, sono l’essenza del mondo globale. Tornare indietro è un controsenso storico.
Con la consapevolezza degli errori commessi, la difesa degli autori continua. Si potrebbe parlare delle misure all’avanguardia dell’UE in molti settori che sono la chiave dell’economia contemporanea, dalla green economy alle nuove tecnologie, e di tanti altri “pro” che l’integrazione porta con sé.
In un testo appassionato e lucido insieme ritroviamo un invito a “pensare europeo”, in un momento storico in cui paure, populismi e vecchie ideologie vogliono farci credere che l’Europa sia parte del problema e non l’unica possibile soluzione.
(Fonte Foto:Rete Internet)