Violenza di genere: con la pandemia o femminicidi aumentati dell’8%

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Scarpe rosse, simbolo della violenza sulle donne

“Con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.”

 

Queste le parole provenienti dal Ministero dell’Interno per spiegare cosa sia la violenza di genere e mostrarne le diverse facce che fanno però parte sempre della stessa medaglia.

Nella giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne appena trascorsa, si è tanto parlato della violenza che moltissime donne sono costrette a subire quotidianamente e dell’unico modo per mettere fine a questa traumatica esperienza, ovvero denunciare.

Con la Convenzione di Istanbul del 2017, l’Europa si è nuovamente espressa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne che purtroppo in molti casi termina con il più tragico dei finali: il femminicidio. Tante, troppe, sono le tristi storie raccontate da donne, le quali condividono la propria esperienza di vittime di una violenza inflitta loro da padri, mariti, fidanzati, figli, amici e spesso anche sconosciuti, che ha letteralmente ribaltato le loro vite.

Alla base di questo tipo di violenza vi è purtroppo la convinzione di una fatidica superiorità dell’uomo rispetto alla donna proprio a causa del genere, per cui la donna viene vista come l’anello debole e, proprio per questo, facilmente maltrattabile. Una differenza sociale, quella tra uomo e donna, che sta alla base di una civiltà ancora basata prevalentemente sul patriarcato e sul dominio dell’uomo sul mondo femminile.

Ancora oggi, nel 2021, le donne vivono esperienze di violenza fisica e non, proprio perché donne, dunque considerate deboli, incapaci di difendersi e in una costante posizione di subordinazione alla figura maschile. Non vi è un vero e proprio profilo di donna vittima di violenza perché semplicemente non esiste: tutte le donne possono potenzialmente diventarlo, indipendentemente dai falsi miti basati su ceto sociale, provenienza, professione ecc. Non importa chi tu sia, che lavoro tu faccia, dove tu viva, se sei vittima di violenza la causa non sei tu ma la persona che ti aggredisce. Sebbene la violenza colpisca anche gli uomini, quella contro le donne è un fenomeno sproporziato e non paragonabile a nessun altro.

Dal gennaio 2021 fino a novembre, infatti, i femminicidi commessi in Italia sono l’8% in più rispetto alla scorso anno: si parla di circa 109 vittime, di cui 93 uccise per mano familiare/affettiva. Con l’avvento della pandemia e dei conseguenti lockdown, la violenza sulle donne non ha fatto altro che peggiorare. I casi di violenza domestica sarebbero aumentati e non poco, come sostenuto dal Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli: “Quest’anno la crisi del covid-19 ha intensificato questa violenza. Spesso ciò è avvenuto in modo subdolo a porte chiuse, senza possibilità di fuga”.

Una sorta di emergenza nell’emergenza per cui le vittime erano costrette in casa con il proprio aggressore 24 ore su 24, portando dunque la violenza subita ad un nuovo livello di tragica realtà. Rispetto agli anni precedenti, complice l’informazione e le nuove tecnologie che hanno permesso un contatto immediato con il resto del mondo in pochi clic, sono aumentate le richieste di aiuto soprattutto di donne al di sotto dei 24 anni (11,8% nel 2020) e delle donne dai 55 anni in su (23,2% nel 2020). In più i centri antiviolenza, le associazioni, le storie personali raccontate da coraggiose donne, hanno molto spesso permesso, e permettono, alla vittima di riconoscersi in un loop di violenza che segue quasi sempre lo stesso copione, permettendo in molti casi di trovare il coraggio di parlarne con qualcuno, di denunciare e soprattutto di capire che la violenza va condannata sempre e comunque.

Non importa pertanto se si tratta di una singola spinta, un singolo schiaffo, un singolo episodio, non sarà mai solo uno e, anche se fosse, resta ugualmente da condannare.

(fonte foto: rete internet)