Tony Tammaro, il cantore della nostra essenza tamarra

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Tony Tammaro in escursione (foto di Alberto Minervini)

Breve ma intensa intervista all’idolo dei tamarri consapevoli.

Tony Tammaro, al secolo Vincenzo Sarnelli, è quel cantautore napoletano che con garbo e maestria allieta le nostre magre esistenze. Ma Tony non è ovviamente soltanto questo, è anche il nostro acuto compagno di viaggio nella giungla metropolitana partenopea, un discreto (ma non troppo) sostegno morale durante i postumi delle nostre disavventure tamarre, un àncora di salvezza tra i frangenti della quotidianità. Ascoltare le sue canzoni è un modo per esorcizzare le frustrazioni e superare le asperità di questa terra e al contempo riderci su, perché a volte, l’ironia e la condivisione del mal comune quale mezzo gaudio aiutano molto più di ogni altra cosa. Tony è insomma un amico che puoi sempre trovare al tuo fianco, o meglio, nella tua autoradio; ma non per chiedergli soldi o favori, come lui ci tiene a sottolineare, ma per condividere quel po’ di riso amaro e quell’ironia che ti tira su e che ti permette di non prenderti troppo sul serio perché, tutto sommato, sei un tamarro anche tu.

Tony le sue canzoni sono gradite a tutti, in certi casi sono dei veri e propri inni, anche l’età è trasversale, le cantavano i padri ed ora lo fanno ancora i figli, come spiega questo grande successo?

Quando si scrivono canzoni orecchiabili che fanno anche ridere, queste canzoni restano. Voglio citarne qualcuna: “Pippo non lo sa” degli anni trenta del secolo scorso, oppure “Vengo anch’io” di Jannacci del 1968. Ce ne sono tante di canzoni così. Sono canzoni che fanno star bene chi le ascolta. Questo è il segreto della loro longevità.

Le sue canzoni si ascoltano un po’ dovunque, per lo meno in Campania e nel Sud, ma le vendite come vanno? Una volta il problema erano le musicassette false, oggi immagino che il web dia una bella botta ai suoi diritti d’autore, cosa può dirci a riguardo?

Stranamente, non è proprio come la si pensa. Certo i cd non vendono più, a meno che non ci sia il cantante nei dintorni che può firmare la copia acquistata. In quel caso si vendono ancora. Comunque ci sono le piattaforme digitali (Itunes, Spotify ecc.) che pagano gli autori e gli interpreti. Non tutti scaricano musica gratis. Si va diffondendo anche in Italia una cultura d’origine anglosassone che prevede il giusto riconoscimento di una royalty agli autori e agli interpreti mediante l’ascolto o l’acquisto dei brani dalle piattaforme digitali a pagamento.

Lei canta le virtù ma soprattutto i vizi del Partenopeo, se non del meridionale medio e lo fa in maniera ironica e leggera, senza sfociare nell’eccessiva volgarità; ma la satira e la critica ai costumi c’è tutta, o mi sbaglio?

C’è eccome. Spesso devo addirittura autolimitarmi per non correre il rischio di diventare serioso e noioso. Da me non ascolterete mai una canzone che parla di camorra. L’argomento è troppo triste per essere trattato in una canzone umoristica.

Io sono convinto che ridendo e scherzando lei sia molto più serio e profondo di tanti cantautori definiti impegnati ma che spesso si perdono dietro le mode del momento, lei come si definirebbe?

Sono un giullare impegnato, o se preferite, un “antidepressivo naturale senza effetti secondari”. Tratto temi all’apparenza banali, ma che letti con più attenzione possono far riflettere. Uno per tutti: il cinismo delle persone che approfittano del ribaltamento di un ape car carico di cocomeri per fare incetta di cocomeri gratis.

Le sue canzoni, anche se spesso hanno fustigato il nostro malcostume, non lasciano trapelare il suo pensiero politico, e neanche vogliamo saperlo, ma talvolta, partecipando a feste di piazza sponsorizzate da qualche politico, le è capitato di essere additato come di parte o diciamola così, si è mai sentito tirato un po’ per la giacca?

In trent’anni di carriera ho cantato alle feste di tutti i partiti dell’arco costituzionale (mi manca solo la festa della Lega). Io credo che gli artisti siano super partes, e i comici come me lo sono ancor di più. Questo è il mio mestiere e canto dove c’è qualcuno che richiede un mio intervento. Purtroppo il pubblico vedendoti cantare a questa o quella festa crede che tu lo faccia gratis perché “appartieni” a questa o quella corrente politica. Molti miei colleghi lo fanno, anche perché dopo le elezioni, quando salirà al potere il partito per cui hai cantato gratis si apriranno le porte della tv. A me non interessa uscire in televisione e ancor di più non mi va di cantare gratis. Purtroppo quando canto gratis (a meno che non sia per una giusta causa umanitaria) mi escono le note stonate dalla gola e sbaglio gli accordi con la chitarra. No, alle feste politiche non mi va di cantare gratis, ne tantomeno mi interessa ricevere favori.

Un’ultima domanda maestro, quale sarà l’evoluzione tamarra? Come sarà il tamarro del futuro?

I tamarri sono persone che hanno avuto da poco accesso al benessere. Attualmente si vedono in giro parecchi tamarroni russi che spendono e spandono. Ce ne sono di cinesi e di altre nazioni. In ogni caso, il tamarro nostrano difficilmente si estinguerà.