Stellantis, produzione a picco nel 2024: anche Pomigliano in rosso

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POMIGLIANO D’ARCO – “Profondo rosso” per la produzione di Stellantis nei primi 9 mesi del 2024: dopo tre anni di crescita il dato è negativo sul 2023 con 387.600 auto e furgoni commerciali prodotti. Lo dice il Report della Fim Cisl, presentato dal segretario generale Ferdinando Uliano. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo e perdono sia le auto (-40,7%) sia i veicoli commerciali.(-10,2%). Anche i due siti in positivo nel primo semestre, Pomigliano e Atessa, sono in rosso (-5,5% e -10,2%). La Fim prevede per il 2024 una produzione di auto sotto le 300mila unità e complessiva di 500mila unità, un terzo in meno del 2023 (751 mila).

A Melfi il dato produttivo nei primi 9 mesi rispetto all’anno precedente è fortemente negativo, con un -61,9%, che in termini di volumi significa quasi 90 mila vetture in un solo anno. È lo stabilimento che perde la maggiore quantità di auto. Delle 54.240 auto prodotte, il 34% è rappresentato da 500X, il 28% da Jeep Renegade e il 38% da Jeep Compass. Lo stabilimento di Pomigliano da solo continua a produrre oltre il 59% delle auto degli stabilimenti italiani, ma anche per la fabbrica campana la situazione è peggiorata. Fino al trimestre precedente era l’unico stabilimento di assemblaggio auto che non perdeva rispetto al dato 2023.

Con l’ultimo trimestre, pur producendo 141.290 unità, ha riscontrato una flessione negativa del 5,5%, inevitabile dopo la decisione di una chiusura estiva di 5 settimane tra ferie e cassa integrazione. Uliano ha parlato anche di Comau: “Sapevamo dello spin off, ma speravamo che fosse sul modello Ferrari, cioè con il controllo che rimaneva nelle mani di Stellantis. Con la cessione, invece, del 50,1% delle quote il nostro timore è che si tratti solo di un primo passo in un processo di disimpegno che potrebbe diventare ancora più pronunciato. Stiamo insistendo verso il Governo Italiano affinché eserciti al meglio la propria azione al fine di contrastare tale operazione per ottenere tutte le garanzie industriali e occupazionali di questa importante azienda”. Per quanto riguarda Teksid, sono 1.064 i lavoratori presenti nella fonderia di Carmagnola, di cui 177 somministrati e 110 distacchi da Pratola Serra, Melfi e Cassino.

Le produzioni sono tutte dedicate alla componentistica, testa cilindro e basamento, relativa ai motori endotermici. “E’ indispensabile un monitoraggio continuo e di verifica rispetto ai reali impatti occupazionali – ha spiegato Uliano – e soprattutto per avere risposte certe rispetto alle prospettive future. A tutt’oggi non abbiamo una situazione di ammortizzatori sociali. Desta comunque preoccupazione il calo dei dipendenti diretti, la riduzione dei particolari che verranno prodotti e la produzione annua che è al di sotto della potenzialità dello stabilimento”.