Somma Vesuviana, il culto delle reliquie dei Santi

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Il popolo cristiano, da sempre, ha ritenuto di intercedere presso i Santi per ottenere le proprie grazie, affascinato dapprima dalla loro vita esemplare, e circondandosi in seguito di oggetti che sono stati direttamente in contatto con loro.

 

Il Concilio Vaticano II, svoltosi all’interno della basilica di San Pietro tra il 1962 e il 1965, s’interessò, fra l’altro, del culto dei Santi. Il popolo cristiano, da sempre, ha ritenuto di intercedere presso di loro per ottenere le proprie grazie, affascinato dapprima dalla loro vita esemplare, e circondandosi in seguito di oggetti che sono stati direttamente in contatto con loro. Ecco che nasceva sin dall’antichità il culto delle reliquie. Nel corso dei millenni i resti dei Santi ebbero usi differenti, sia per il loro impiego – solenni processioni, traslazioni, benedizioni, e così via – sia per la loro dislocazione fissa. Una reliquia, quindi, per definizione, è un qualsiasi oggetto che si ritiene possa aver avuto con i Santi una più o meno diretta connessione, come vesti, strumenti del martirio, o qualsiasi cosa essi usarono, addirittura parti del corpo. Nel 1575 nella monumentale Chiesa di Santa Maria del Pozzo erano venerate le reliquie di San Leone Martire e di Santa Anastasia. Nel 1698 l’ antica Parrocchia di Santa Croce, invece, possedeva quattro autentiche reliquie: San Pasquale Baylon, Sant’Antonio di Padova, Sant’Alfonso Maria dè Liguori e un pezzo della colonna dove fu flagellato Gesù. Di Sant’Alfonso si era in possesso, anche, di un miracoloso pezzetto di carne e un po’ di tunica. La chiesa di San Giorgio Martire, nella centralissima piazza, possedeva, nel 1829, due reliquie, consistenti in schegge d’osso, appartenute al titolare San Giorgio e a San Biagio. Tuttora è,  ancora oggi, largamente diffuso tra i fedeli il culto di San Ciro Martire. Stante la grande devozione, nel 1970 il Vicariato Apostolico di Roma concesse alla Parrocchia una scheggia d’ossa del Santo. La teca contenente la reliquia, in oro puro con base d’argento, al momento della consegna, era accompagnata da un atto ecclesiastico, datato 10 aprile 1970, reg. n. 193, con cui si comprovava la genuinità della reliquia e si concedeva la facoltà di esporla alla venerazione dei fedeli. Più tardi, ancora, nel febbraio del 1988, alla stessa Chiesa fu donata dalla Sacra Congregazione dei Santi una reliquia di San Giuseppe Moscati, ancora Beato, consistente in un pezzo di stoffa di un suo indumento personale; non fu possibile avere una parte del corpo perché era miracolosamente rimasto intatto. Il parroco di San Pietro, Don Giovanni Auriemma (1878 – 1951), nel suo libricino delle messe del 1932, attestava che le reliquie depositate nella pietra sacra della Cappella Aliperta al Cavone appartenevano a San Saturnino e San Deodato (di Nola?). Lo storico Fabrizio Capitello nel 1705 ci riferisce che: “….dalle relazioni d’alcuni della Serafica Religione di San Francesco venuti dal Giappone si è inteso, come da più scritture antiche, e lapide, epitaffi e descrizioni che vi siano stati di Somma più Santi Martiri (fra cui) S. Margherita, Martire di detta Città, con le sue compagne quali assieme con essa morirono per la S. Fede….”. La cappella dedicata a Santa Margherita è ubicata nell’antico omonimo rione, posto a est del paese, nella giurisdizione parrocchiale di San Michele Arcangelo. Esisteva nel 1561, com’è segnalato dalla Santa Visita di quell’anno ed è documentata anche nel 1705. Anche qui è presente una piccola scheggia d’osso della Santa incastonata in un fastoso reliquiario dorato posto ai piedi della statua. Nessun documento, però, ci conferma da quale epoca  è iniziata la venerazione di questa reliquia. A Somma Vesuviana, inoltre, è molto sentito il culto per la Beata Anna Maria Taigi. Con l’arrivo dell’Ordine Trinitario a Somma Vesuviana nel 1930, i riti in suo onore sono tuttora celebrati nella prima cappella laterale della Chiesa del Bambino Gesù sull’altare ad essa dedicato. La cappella fu costruita nel 1936 e restaurata nel 1966. La statua fu fatta costruire dai Padri Trinitari da una ditta di Trento. Sotto l’altare è posta una teca, dove è custodita una reliquia della Beata, consistente in una piccola scheggia d’osso. Resta il fatto comunque che o verità storiche o leggende fantasiose, le vicende dell’esistenza terrena di questi uomini e donne che hanno sacrificato se stessi per un ideale e superiore e trascendente furono, sono e saranno comunque un valido esempio e una guida per coloro che durante la propria vita non cercano soltanto soddisfazioni di tipo materiale, ma aspirano a ideali etici universalmente validi.