Renzi e Boccia alla sfida del Sud.

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Presidente del Consiglio e Presidente di Confindustria convergono su una nuova strategia. Ambiente, energia, turismo i settori trainanti. Discontinuità con il passato.

“Valutiamo le cose, le persone e la voglia di fare”, pare abbia confidato Matteo Renzi al recente incontro con i giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure. Una valutazione a dir poco oggettiva per il Presidente del Consiglio che in queste settimane trova in Confindustria un valido alleato quando pensa al rilancio dell’ economia. Il nuovo leader degli industriali, Vincenzo Boccia, è meridionale di Salerno. Nel discorso di insediamento ha detto che con l’attuale governo può fare un  pezzo di strada insieme. Molti  volevano sentirselo dire e Boccia non li ha delusi. Quindi  ha spiegato che  le riforme non hanno un nome, ma un oggetto. Non conta chi le fa ma come sono fatte. Pensava, certo, all’Italia intera, ma ha lasciato intendere che il vero banco di prova è il Mezzogiorno. Due leader, quindi, una sola idea per rimettere in piedi questo pezzo d’Italia. Le iniziative del premier sono quelle del Masterplan governativo, come quelle di Boccia sono un rilancio degli investimenti nelle infrastrutture. Accantonata ogni idea di reindustrializzazione, il Mezzogiorno viene interpretato in mondo diverso. La discontinuità è stata acquisita. Alla lunga  insensibilità di banche e poteri finanziari si contrappone un pensiero positivo incentrato in prevalenza su ambiente, energia, turismo. Boccia ha usato la metafora della famiglia per spiegare ai suoi associati che le imprese somigliano ai figli: “se li amiamo davvero, dobbiamo lasciarli emancipare”. Va da sé che l’emancipazione dovrà essere concreta. Il primo tema che si pone agli imprenditori è di superare ogni incertezza nell’affrontare il rischio Sud. Alle infrastrutture ci pensa Renzi con i programmi pluriennali. Ai capitali di rischio nei settori strategici ci pensino gli industriali.  Sull’ambiente  non è consentito sbagliare. I due “alleati “ sanno che il tema ha un alto impatto sociale. Ma anche economico. Almeno tre Regioni – Campania, Calabria, Sicilia- aspettano da tempo politiche di incentivazione per un uso sapiente e moderno delle fonti di energia connesso alla salvaguardia ed alla tutela del territorio. “Al Sud – ha fatto sapere il Presidente degli industriali calabresi, Natale Mazzucca –  non servono politiche straordinarie, ma buone politiche ordinarie, uguali a quelle individuate e considerate necessarie per il Paese”. I dati macroeconomici continuano a descrivere il divario con il Centro Nord, aggravato da costi di energia medio-alti, bassa produttività, territori privi di strategie ambientali. La ripresa economica mostra lievi segni di ripresa che se sostenuti dai progetti del Masterplan, in un biennio potranno elevare qualità strutturale ed infrastrutturale, correlare – come mai fatto prima- energia e ambiente. I progetti stanno nascendo dal basso e possono diventare acceleratori di sviluppo. A condizione che  non affoghino nella burocrazia, o peggio non si blocchino davanti a conflitti di potere. L’altro tema del turismo è direttamente collegato ai primi due. Quale turismo potrà mai accogliere una città con livelli ambientali minimi, inquinamento asfissiante, raccolta differenziata inesistente? Di città sporche e in indecorose nessuno sa cosa farsene. La partita si sposta sul tavolo della nuova programmazione dei fondi europei 2014-2020. Renzi non nega che le Regioni siano indietro; Boccia e Confindustria gli danno sostegno nel chiedere di accelerare. Esempi di recente intraprendenza d’altra parte non mancano: dalla nuova stazione marittima di Salerno, a Matera capitale della Cultura europea 2019, alle strutture premiate del Salento e della Campania. Non potranno restare esempi isolati, sebbene virtuosi. Nella strategy dei due poteri, devono esprimere capacità di attirare investitori e capitali. Il fine – questo sì da entrambi dichiarato- è di risollevare il Sud demolendo prima di tutto il pensiero debole del “nonsipuotismo”. Non sarà facile.