Napoli: città diffusa e città geografica

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“Elevare la qualità dell’analisi per vincere le sfide della globalizzazione”.

Napoli città reale si compone di due unità fondamentali: la città geografica e quella diffusa. Napoli è l’unica vera città diffusa, presente sul pianeta Terra. Se ci pensiamo bene esistono nelle nazioni globali molte etnie identificate con il nome dei paesi di origine: i portoghesi, i siciliani, i magrebini, i senegalesi (tanto per citarne alcuni), ma non si sente mai parlare di abitanti di città: londinesi, milanesi o madrileni quando si vuole specificare la provenienza di un determinato gruppo immigrato. I napoletani, invece, sono una realtà ben definita e riconosciuta in ogni parte del mondo.

Addirittura i napoletani all’estero hanno inventato delle lingue che rappresentano un forma di compromesso dialettico per gestire la corretta comunicazione orale fra gli immigrati ed i cittadini indigeni. Negli Usa si parla il Brooklino, una specie di gergo con termini frammisti tra inglese e napoletano che è stato magnificato in tante canzoni di Dean Martin e di altri interpreti americani famosi. Nei porti di tutto il mondo si usa la Parlesia, lingua allegorica e simbolica inventata dai musicisti napoletani per capirsi tra loro mentre erano sul palco. Nessuna altra città al mondo è stata capace di offrire delle performance creative simili. I napoletani, inoltre, conservano per sempre l’idioma e l’inflessione originaria. Vivono a New York o ad Honolulu come se fossero a Napoli. Si muovono con la stessa dimestichezza e non si relegano in quartieri ghetto. Conservano le tradizioni in ogni contesto urbano.

Non lo dico perchè sono napoletano, ma credo realmente che possiamo andar fieri di questa nostra specificità. Ci sono, però, aspetti su cui, forse, non abbiamo riflettuto abbastanza. Le dimensioni della città diffusa sono enormi, mentre quelle della città geografica si estendono, provincia compresa, per un raggio al massimo lungo 25 chilometri. L’universo della complessità non può essere stipato in contesti geografici così ridotti, neanche a forzare con le molle. Le due realtà: città diffusa e città geografica a volte entrano in conflitto fra di loro per il maledetto vizio del provincialismo che, ahimè, facciamo fatica a scrollarci di dosso.

Vorrei solo ricordare che la cultura napoletana ha raggiunto picchi certificati in tutto il mondo anche per merito di artisti che non vivevano più nella città geografica. Eduardo de Filippo ha scritto le migliori commedie, quelle della maturità, al fresco di un bosco della sua casa a Velletri. La stessa Sophia Loren, mentre interpretava i personaggi famosissimi dei film di Vittorio De Sica, abitava a Marino. Pino Daniele, Gigi D’Alessio e molti artisti del cinema e del teatro napoletano sono da anni residenti a Roma o nei paraggi. I meriti dei napoletani della città diffusa vanno al di là dell’aspetto culturale. Meraviglie all’estero i napoletani sono riusciti a compiere anche nei settori della gastronomia, nell’industria, nella ricerca scientifica. Tutte queste conquiste sono diventate patrimonio indisponibile della città geografica di Napoli, a cui nessuno intende sottrarre valori.

La pizza, le sfogliatelle e la pastiera mai avrebbero potuto assumere quella valenza di cibo di qualità globalizzata se non ci fossero state nel mondo migliaia di pizzerie “Bella Napoli”, di pasticcerie e di negozi di prodotti tipici con l’immancabile immagine del Vesuvio con il pennacchio. Non ci facciamo mancare niente anche nel settore della legalità . Abbiamo delinquenti tra i più famosi del mondo, ma esprimiamo anche personaggi del calibro di Roberto Saviano o di Raffaele Cantone, presidente dell’Authority antimafia che dai loro rifugi italiani cercano di vincere la sfida contro la criminalità organizzata a Napoli. Di esempi se ne potrebbero fare mille anche in altri settori economici e nelle diverse branche del sapere.

Peccato, però, che questi valori della città geografica e della città diffusa non siano concepiti, per pochezza mentale, dai piccoli operatori culturali che anche nella nostra città di Somma Vesuviana, intendono promuovere eventi senza avere l’originalità di una idea. A volte il blocco contro gli abitanti della città diffusa è totale. Oggi un artista che non si chiama Pino Daniele o Gigi D’Alessio trova ogni strada preclusa solo perchè non vive più a Napoli. “Non hai avuto il coraggio di restare” è forse l’accusa più infamante. Il futuro, però, ci riserva una sfida migliore.

Sono in tanti a pensare che Napoli, con la sua cultura e la tradizione millenaria, possa rappresentare l’esempio per impostare nuovi modelli di vita nella società postindustriale.
Basta convincersi ed elevare il livello dell’analisi, come solo i grandi napoletani hanno saputo fare.

(Fonte foto: Rete Internet)