Maturandi nel Napoletano, ma vivevano al Nord: scandalo nell’istituto, tutti indagati

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Il valore del diploma, tappa fondamentale per milioni di studenti italiani, rischia di essere messo in discussione da casi come quello emerso a Sant’Antimo. La Procura di Napoli Nord ha infatti chiuso le indagini preliminari su una presunta truffa che vede coinvolti dirigenti, docenti e studenti di un istituto paritario, accusati di aver creato un vero e proprio “mercato dei titoli”.

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza di Frattamaggiore, ha svelato un sistema basato su falsi registri di frequenza. Gli insegnanti avrebbero attestato la presenza in aula di ragazzi che, in realtà, erano altrove: da Milano a Bologna, fino alle zone di confine del Brennero. Nonostante l’assenza, i maturandi hanno potuto sostenere gli esami e, in alcuni casi, raggiungere valutazioni di tutto rispetto, oltre i 70/100.

Il meccanismo, secondo gli inquirenti, era alimentato dalle rette versate dalle famiglie: una spesa significativa che, di fatto, diventava il prezzo per ottenere un diploma senza lo sforzo della frequenza e dello studio.

La vicenda, oltre agli aspetti giudiziari legati al reato di falso ideologico, solleva interrogativi più ampi: quanto possono incidere episodi simili sulla credibilità del sistema scolastico? E come garantire che il merito non venga calpestato da scorciatoie illegali?

Il protocollo d’intesa tra Ministero dell’Istruzione e Guardia di Finanza, all’interno del quale si inseriscono queste indagini, punta proprio a rafforzare i controlli. Ma il caso di Sant’Antimo dimostra che la strada da percorrere è ancora lunga.

Mentre gli indagati attendono di conoscere il proprio destino processuale, il mondo della scuola e l’opinione pubblica si interrogano: è sufficiente punire i responsabili o occorre ripensare le regole per gli istituti privati e paritari? La risposta sarà cruciale per restituire credibilità a un titolo di studio che deve rappresentare competenza e impegno, non un bene acquistabile al miglior offerente.