Quando la creatività sembra essere l’unico strumento a disposizione per uscire dal “limbo italico”.
Se si pensa a L’arte di arrangiarsi, film storico con Alberto Sordi nei panni di Sasà, verrebbe in mente l’opportunismo, la mancanza di ideali, l’essere disposti a qualsiasi cosa pur di portare la pagnotta a casa.
Oggi però, voglio portare la vostra attenzione su un altro aspetto dell’arrangiarsi, altrettanto tipico dell’italianità: la creatività. Nel mondo, oltre che per gli infiniti paradossi – la bellezza e la criminalità, la vivacità e la sciatteria – siamo conosciuti/riconosciuti anche per questo. Aggiungerei, inoltre, che più scendiamo giù per lo stivale, più quest’idea si avvalora.
Vorrei riprendere le parole di Giuseppe De Rita, sociologo italiano, per descrivere l’attuale situazione del nostro Bel Paese: un «limbo italico», fatto di «mezze tinte, mezze classi, mezzi partiti, mezze idee e mezze persone». Nonostante la crisi del debito sovrano, nonostante la recessione, nonostante la deflazione, restiamo una delle potenze industriali europee. Resta, però, la percezione di un Paese che non funziona. Purtroppo la lista delle cose che non vanno è lunga. Giusto per dirne qualcuna: stato sociale assente, pochi incentivi alle imprese, burocrazia inefficiente, estesa economia sommersa.
È in queste inefficienze che la creatività si alimenta: far da sé laddove lo Stato dovrebbe, ma non fa.
Sulla burocrazia estenuante un salernitano (non a caso, forse) abitante a Milano ha costruito il suo mestiere, il codista: fare la fila per gli altri, per 10 euro all’ora lordi.
E siccome, alla fine, noi italiani quando facciamo una cosa, checché se ne dica, la facciamo per bene, questo signore è riuscito a costruire un business vero e proprio, compreso di formazione, per gli aspiranti codisti, su tutti i noiosi requisiti dei dipartimenti statali e locali circa documenti, firme e tariffe.
A Napoli, di occupazioni ingegnose, e al contempo inusuali, ce ne sono a bizzeffe. Il lustratore di scarpe, i cantanti per le serenate, la stiratrice di giornali. L’accompagnatore al ritiro della pensione, il portatore di ombrello, l’assistente gommista, il prenotatore di parcheggi, il venditore di sigarette a domicilio.
Si tratta di economia sommersa. Certo, seppur lavori non riconosciuti, in fondo non danno fastidio a nessuno; ma questa logica rientra proprio nel circolo vizioso di uno Stato che non funziona, che non c’è.
Fa sorridere, quanto i napoletani sappiano interpretare alla perfezione l’Arrangiammoce, quanto ne siano diventati il simbolo. Ma, quanto sarebbe più bello non aver bisogno di ricorrervi e sorridere per altro?