L’8 marzo è Maria Baratto, l’operaia della Fiat di Pomigliano che si tolse la vita nel calvario della cassa integrazione

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Una figura dimenticata dalla stampa, dalla politica e dallo stesso sindacato.   

 

Per ricordare la festa della donna i militanti del comitato di lotta cassintegrati e licenziati della Fiat di Pomigliano stamane all’alba hanno organizzato una piccola cerimonia davanti al reparto logistico Fiat di Nola, in cui lavorano 280 addetti in organico alla Fiat di Pomigliano. Qui era stata dirottata, dallo stabilimento di Pomigliano, senza però lavorare, Maria Baratto, operaia di 47 anni, che dopo diversi anni di fila in cassa integrazione ha quindi deciso di togliersi la vita, il 23 maggio del 2014, nell’appartamento che aveva affittato e in cui viveva da sola, ad Acerra. Per commemorarla nella ricorrenza dell’8 marzo alcuni ex operai della Fiat, licenziati dall’azienda dopo aver manifestato per lei e per gli altri operai di Pomigliano morti suicidi, hanno attaccato su un palo davanti al reparto logistico una fotografia di Maria che riporta un epitaffio. “Non dimenticheremo mai Maria e gli altri compagni uccisi dalla precarietà”, la scritta sotto cui sono stati apposti un garofano e un foulard rossi. Poco dopo Mimmo Mignano, Marco Cusano, Antonio Montella e Massimo Napolitano si sono recati al cimitero di Ponticelli, dov’è sepolta Maria Baratto. Anche qui sono stati lasciati sulla tomba dell’operaia garofani e pensieri.