A pochi chilometri da Napoli, da un anno il ristorante, pizzeria, braceria è la meta degli amanti della buona cucina e degli intenditori di vini e birra.
Damà. Incuriosisce il nome del ristorante, anche pizzeria e braceria, in via Variante 7 Bis, a Marigliano. La denominazione è l’intreccio dei cognomi dei giovani proprietari, Mario D’Angiolillo e Filomena Mautone, i quali hanno puntato sul trinomino food, drink e music proponendolo all’interno di una sala accogliente, dai colori caldi, arredata con gusto ed eleganza. Investendo, per gli allestimenti, su materiali e pietre naturali, incastri di piante lungo le pareti, e fiori, frutta e legno come centrotavola. Il verde è presente ovunque, e non è un caso: è il tono cromatico della vita, del relax e della fertilità. Accomodarsi sulle sedie del Damà, quindi, ha un senso.
Il contesto è stato ideato e realizzato nei minimi dettagli, pensato per soddisfare gli amanti di serate in compagnia di amici, ma pure per appagare la gioia per una ricorrenza o semplicemente la condivisione di un pranzo. L’attività, infatti, è aperta ai clienti nelle ore dedicate al lunch oltre che in quelle serali, e si presta a luogo dove trascorrere momenti indimenticabili, tra classe e cortesia.
Difficilmente capita di assaggiare un bouquet di chips, al Damà è possibile assaggiarlo. Melanzane, zucchine, pop corn, rapa rossa, carote, finocchi e patate essiccate incarnano un benvenuto speciale, prima della pizza con baccalà cotto a bassa temperatura, broccoli baresi, pinoli tostati e mozzarella di bufala di Battipaglia. D’Angiolillo è del Cilento, tiene a promuovere i prodotti di qualità della sua terra. Conosce a fondo l’arte della cucina, non perde occasione per esternare l’amore per l’enogastromia e per la sua donna, Filomena.
Intanto, prima del pacchero soffiato ripieno di mantecato di stoccafisso e marmellata di cipolla rossa, allietano il palato il pane alle noci e di soia, kamut e crackers al rosmarino, con friarielli e al pomodoro. Non è l’unica sorpresa dell’entrè: subito dopo colante di caciocavallo su salsa di friarielli e tuorlo d’uovo essiccato. Di una bontà divina. Come i rigatoni ripieni di macinato di Black Angus di provenienza italiana, fondo su salsa di cipolla ramata e pecorino romano.
Ottimi e ben presentati, i piatti arrivano a tavola consapevoli di essere lo specchio di una personalità forte e sorprendente. Ci si aspetta uno chef datato, invece spunta Valentino Buonincontri, giovanissimo e già pieno di esperienza, con un curriculum da invidia. Lui è di Marigliano, come Filomena. Non è necessario, a volte, guardare troppo in là per trovare figure professionali competenti, il Damà ci ha visto lungo nella città in cui opera. È aperto da appena un anno e la clientela è in crescita, la scelta della zona è assolutamente indovinata. C’è parcheggio e spazio esterno con altri tavoli. In estate, contro l’afa e il calore delle alte temperature, deve essere un posto davvero fresco. Di certo si sta bene anche dentro, la sala interna è climatizzata. L’angolo bar si trova al centro dell’area ristoro, mentre il banco pizzeria e il forno sono all’entrata, sulla destra. Sulla sinistra, invece, protetto da un vetro, l’impianto di spillatura della birra. Il Damà è un gioco tra le parti, la maestria dell’assemblaggio di gusti estetici e sapori.
Insistono sul baccalà, e riescono benissimo nel secondo di pesce. Sono specializzati nella preparazione del merluzzo nordico, in particolare della varietà norvegese. Carpaccio con misticanza biologica dell’agro nocerino sarnese, perle di melograno e nebulizzatore di vinaigrette ai lamponi: baccalà cotto a bassa temperatura su crema di porro, patate, olive nere disidratate e polvere di sedano; in tempura su salsa di papaccelle. “Molti clienti – dice Mauro D’Angilillo – vengono a trovarci per le carni pregiate e i menù alla carta che proponiamo in base alla materia prima che consigliamo per qualità e sapore”. E i vini? C’è una vasta scelta nella cantina Damà. Le bottiglie, mostrate sui ripiani di una struttura appositamente realizzata per ospitarle, fanno da sfondo alla sala, come un gioiello in esposizione. I dolci vengono illustrati a tavola, è la volta del dessert. Crème brulée morbida al cioccolato e gelato ai frutti rossi. Non si risparmia lo chef, che invita ad assaggiare, in ricordo della nonna, le tartellette con crema di mele e mousse di marrons glacés. Poi un torntino al cioccolato, crema inglese e sfera al cocco. Per gli amanti del babà, l’incontro con la mousse al rum e ganache al cioccolato è un momento significativo. Vale la pena gustare il cuore caprese, il bignè ripieno di crema al caffè, il cubo di ricotta e pera. E questo è solo il primo round.
Usciti dalla sala interna, qualche gradino separa il cortile esterno dall’uscita: uno sguardo rapido alla sfera verde luminosa per ricordare che la vita va vissuta. Meglio mangiando bene. Meglio tornare al Damà.

