Il rettore padre Alessio Romano: «Ne siamo contenti, è naturale che un’importante istituzione come il Fitzwilliam Museum, in cerca di opere del Rinascimento italiano legate alla devozione religiosa, si rivolga a noi che abbiamo la fortuna di avere la più grande raccolta di ex voto al mondo». La mostra «Madonnas and Miracles: the holy home in reinassance Italy» esporrà opera italiane e straniere.
Dal vesuviano a Cambridge: nove preziose tavolette votive del 1500 hanno preso il volo, debitamente imballate, protette e assicurate da «chiodo a chiodo» inclusi i rischi di «terrorismo e atti di guerra». Dal Santuario di Madonna dell’Arco, frazione di Sant’Anastasia in provincia di Napoli, all’aeroporto romano di Fiumicino per essere imbarcate su un volo diretto alla volta del Regno Unito. La loro destinazione è il Fitzwilliam Museum di Trumpington Street, a Cambridge, uno dei più importanti musei inglesi, progettato nel 1848 e realizzato sul modello di un tempio romano ritrovato in seguito ad alcuni scavi archeologici in Italia, a Brescia per la precisione. Lì, in quelle sale che ospitano opere straordinarie del Mantegna, di Simone Martini, del Tintoretto, del Vasari, di Rubens, Monet, Delacroix, Degas, Gauguin, Renoir, Van Gogh, sono già arrivate le nove tavolette ex voto dal Santuario vesuviano e saranno esposte, da martedì 7 marzo a domenica 4 giugno, nella mostra dal titolo «Madonnas and Miracles: the holy home in reinassance Italy». La mostra Madonne e Miracoli porterà alla luce il mondo di devozione religiosa nel Rinascimento italiano, riunendo un patrimonio artistico che comprende non solo ex voto e dipinti ma anche gioielli, ceramiche, libri, sculture e dipinti provenienti in gran parte dell’Italia e accostando opere d’arte note in tutto il globo a oggetti umili. Sarà un po’ come scrutare attraverso il buco della serratura della «casa» del Rinascimento italiano ed è proprio questo il concetto alla base della mostra per la quale David Packer, curatore del Fitzwilliam Museum, ha scelto le opere provenienti dall’Italia. «Packer è stato qui in Santuario molti mesi fa – racconta padre Alessio Romano, rettore dei padri Domenicani di Madonna dell’Arco – e ha scelto personalmente le tavole. Non ero ancora priore all’epoca ma sono stato più che felice di affidargliele ora, il nostro Santuario gode di una notevole considerazione all’estero ed è naturale che anche un’importante istituzione come il Fitzwilliam, in cerca di opere del Rinascimento italiano legate alla devozione religiosa, si rivolgesse a noi che abbiamo la fortuna di avere la più grande raccolta di ex voto al mondo». Le tavole, tutte del ‘500 e per la maggior parte raffiguranti guarigioni miracolose e dunque offerte alla Madonna dell’Arco per «grazia ricevuta», erano fino a pochi giorni fa esposte in Santuario e nella Sala Offerte del convento, tre di esse erano invece in deposito, parte di quel patrimonio votivo che nel tempo si è cercato di selezionare al meglio. In una di esse è ritratto un uomo malato che, circondato da moglie e figli, prega con in mano un rosario, altre ancora raffigurano suppliche, due sono semplicemente ritratti della Madonna dell’Arco. Gioielli della devozione popolare risalenti ad un’epoca troppo lontana per poterne dettagliare le origini, di loro – catalogate nell’inventario del patrimonio del convento domenicano come numeri 22, 71, 147, 283, 329, 339, 353,395,594 – si può solo dire che rappresentano il dono di chi, per ringraziare la Vergine di prodigiose guarigioni o di una grazia, le ha fatte realizzare alcuni secoli or sono per poi portarle in Santuario che nel XVI secolo, epoca alla quale risalgono gli ex voto in questione, era ben lungi dall’essere il monumentale convento che oggi fedeli, pellegrini e turisti possono ammirare. Eppure presto, dai primi di marzo, quelle opere semplici, quasi ingenue, saranno accanto allo «Studio della Vergine con Bambino» di Sandro Botticelli, proprietà del Fitzwilliam Museum nonché opera scelta per la mostra Madonne e Miracoli, così come nella stessa esposizione ci sarà la «Vergine e il Bambino con San Giovanni Battista», opera del Pinturicchio. Con le nove tavolette votive, saranno a Cambridge altre preziose testimonianze italiane rinascimentali che arrivano dal monastero di Santa Chiara a Camerino e dal convento di San Nicola da Tolentino in provincia di Macerata e ancora ex voto dalla parrocchia della Madonna dei Miracoli di Lonigo in provincia di Vicenza (una tavoletta del 1510 raffigurante una donna che prega), un rosario del sedicesimo secolo proveniente dal Museo Civico d’arte antica di Torino, altri oggetti sacri e preziosi dal museo civico del Comune di Treviso. Altre opere che nella mostra di Cambridge sarà possibile ammirare provengono dal Kunstgewerbemuseum di Berlino (un pettine sul quale è raffigurata l’Annunciazione), dal The Victoria and Albert Museum (Corpus for a crucifix di Giovanni Antonio Gualtieri) e, la croce effigiata in un gioiello pendente, dal British Museum di Londra. «Custodiamo uno dei più grandi patrimoni, forse quello più importante, della devozione popolare – dice il rettore del Santuario di Madonna dell’Arco, padre Alessio Romano, nativo di Parabita, comune salentino in provincia di Lecce – la comunità domenicana non può dunque che dirsi contenta di essere tra i maggiori espositori in un museo che vanta un’incredibile collezione di opere d’arte, una biblioteca con volumi rarissimi e la più importante collezione di musica inglese del diciassettesimo secolo». Non è peraltro la prima volta che i destini del Santuario si intrecciano con il Regno Unito: alcuni anni fa i domenicani parteciparono ad una vendita della più antica casa d’aste inglese, Christie’s, riuscendo a recuperare antichi corali trafugati dal Santuario ai tempi della soppressione napoleonica, finiti poi a New York e infine battuti all’asta per essere riacquistati dal convento dopo fortunose, provvidenziali, coincidenze. Tornati a casa i preziosi corali, ora tocca a nove tavolette ex voto viaggiare alla volta dell’Inghilterra. «Se possibile – aggiunge il priore – avrei piacere di visitare la mostra, sarebbe un’emozione indicibile poterle ammirare accanto a uno studio di Botticelli». Le tavolette torneranno a casa, in Santuario, a primavera.
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