Baby gang: preside mostra ai genitori gli insulti whatsapp. E il vescovo incontra i ragazzi

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Pino Neri

“T’ammazzo str…”, “Sei una chiav…”. Sono i dialoghi predominanti nelle chat degli alunni di Pomigliano, dialoghi zeppi d’insulti reciproci. Una violenza strisciante ma diffusa, terribile, che il preside dell’istituto comprensivo Falcone-Catullo sta combattendo con una trovata ingegnosa. Il dirigente scolastico ha fatto stampare le conversazioni Whatsapp dei ragazzi e le ha sottoposte alla visione dei genitori. La lettura di quelle assurde conversazioni al telefonino ha lasciato increduli mamme e papà. Genitori che non immaginavano che i loro figli potessero essere capaci di una rabbia tanto crudele. Raffaele Del Prete, dirigente scolastico della Falcone-Catullo, ha voluto lanciare questo dirompente sasso nello stagno durante il confronto pubblico tenuto con gli studenti ieri mattina, nell’aula consiliare del Comune di Pomigliano. Un’assemblea cittadina sul tema delle baby gang e della violenza giovanile a cui ha voluto partecipare il vescovo di Nola, Francesco Marino. Pericolo Whatsapp ma non solo. Durante i lavori del convegno di ieri è giunta la testimonianza di un alunno di una scuola media di San Giorgio a Cremano, la Guido Dorso. “C’è un nuovo gioco”- ha raccontato il ragazzino- “una sfida a due a chi sa insultare meglio: vince chi dice più parolacce all’altro”. Intanto il preside Del Prete ha attivato le contromisure. “Gli alunni – spiega il dirigente – prima di iniziare le lezioni devono chiudere i telefonini e metterli in una scatola poggiata sulla cattedra del professore”. Non è finita. Del Prete ha aggiunto che si opporrà all’annunciata circolare del ministro alla pubblica istruzione, Valeria Fedeli, puntata alla liberalizzazione dell’uso del telefonino in classe. “Non è possibile: riunirò il consiglio d’istituto”, anticipa il dirigente scolastico. Che ieri ha invocato l’istituzione di un osservatorio territoriale permanente contro la violenza minorile. “Ragazzi, sono venuto qui per ascoltarvi – l’invito del vescovo Marino – dobbiamo creare un sistema di vere relazioni interpersonali”. “Ma perché il sindaco non è qui ? Perché non è venuto ad ascoltarci ? Lui doveva esserci per forza. Doveva tralasciare tutti gli impegni e considerare questo di stamane prioritario: ecco perché manca la fiducia nelle istituzioni”, la risposta di Ferdinando, studente del liceo Cantone. “Più che di repressione – l’invito di Luca, del liceo Imbriani – abbiamo bisogno di esempi, che non ci sono. E poi le periferie di Pomigliano sono abbandonate”. All’assemblea cittadina, moderata dalla giornalista Gabriella Bellini e organizzata da Salvatore Cantone, presidente dell’associazione antiracket di Pomigliano, hanno partecipato anche i carabinieri, con il tenente Ugo Mercurio, comandante del nucleo operativo e radiomobile di Castello di Cisterna, e il maresciallo Domenico Giannini, responsabile della stazione di Pomigliano. “Fondamentale è combattere l’omertà – l’avvertimento di Mercurio – basti pensare che ultimamente grazie alle denunce siamo riusciti ad arrestare sette ragazzi che avevano rapinato decine di coetanei”. “Stiamo però registrando a Pomigliano e nel resto dei territori – la testimonianza di Giulia, un’altra studentessa – un arretramento totale. Credo inoltre che i professori non debbano demonizzarci”. “Si – la conferma di Simone – a Pomigliano c’è un arretramento generale, culturale e sociale. La politica è assente e la scuola non è in grado di contrapporsi”. “Io sono qui in rappresentanza delle istituzioni”, la replica dell’assessore all’istruzione, Franca Trotta.