All’ Italia ancora neutrale i giornali raccontano una guerra “nuovissima” e strana (aerei e telefoni), ma ne nascondono la spaventosa crudeltà. Eroi veri e eroi “costruiti”. I nuovi modelli di auto Fiat.
Dal 28 luglio 1914 l’incendio della guerra divampa per tutta l’ Europa, ma l’Italia, alleata in un patto difensivo con Germania e Austria – Ungheria se ne mantiene fuori, poiché il governo italiano ha ritenuto che l’ultimatum di Vienna alla Serbia sia un atto di aggressione, e non l’esercizio del diritto di autodifesa contro i mandanti dell’assassinio di Sarajevo. La Germania è preoccupata per la neutralità dell’Italia, mentre gli Austriaci e il loro imperatore mostrano apertamente di non darsi pensiero di un “popolo di mandolinisti” che essi hanno sconfitto a Novara, a Custoza, a Lissa. La diplomazia italiana è convinta di poter ottenere dai contendenti Trieste, Fiume e Trento come ricompensa per la neutralità: Sonnino e Salandra ci mettono nove mesi per capire che l’Austria, pur sollecitata dalla Germania ad ammorbidirsi, non cederà all’ Italia nemmeno un centimetro di terra: tale è il disprezzo che gli Asburgo e i loro sudditi provano per gli Italiani.
Il popolo italiano non vuole la guerra: tra l’agosto e il dicembre del ’14 i prefetti sono quasi tutti d’accordo su questo punto. Non la vogliono soprattutto i contadini, che sanno di essere carne da cannone. Nei distretti industriali, travagliati da una crisi assai dura, gli operai mettono in conto le commesse che la guerra procurerà alle fabbriche, ma hanno anche capito che questa guerra sarà un terribile, infinito macello.
I giornali politici invece di descrivere e di analizzare cercano di orientare. Il 1° ottobre su “Lacerba” Giovanni Papini pubblica” Amiamo la guerra”, un articolo impastato di un sarcasmo violento: la guerra è necessaria, perché siamo troppo numerosi, anche il contadino, “quando la crusca è poca e il granturco è caro” riduce “il branco delle galline”. Il 18 ottobre sull’ “Avanti” Mussolini scrive che la neutralità sostenuta dal partito socialista è chiaramente parziale, perché se i socialisti venissero costretti a schierarsi, sceglierebbero senza dubbio la Francia e l’Inghilterra. E il momento di scegliere verrà di sicuro, scrive Mussolini: i socialisti italiani non lo capiscono, mentre l’hanno capito da subito H.M. Hyndmann, capo dei marxisti inglesi, Pietro Kropotkin, l’anarchico, e Eduard Vaillant, uno dei capi storici del socialismo francese, che aveva partecipato in gioventù alle vicende della Comune di Parigi. L’articolo è una lucida analisi delle contraddizioni del socialismo italiano e un notevole esempio della maestria con cui Mussolini usa l’arte della polemica.
I giornali popolari raccontano, nei dieci mesi della neutralità italiana, una guerra che è pittoresca anche nelle novità tecnologiche: i soldati tedeschi usano un complicato telefono da campo (v.foto in appendice); i montenegrini costruiscono su “alberi fortificati” le postazioni per le vedette incaricate di orientare sui bersagli austriaci i tiri dell’artiglieria; l’ “Illustrazione italiana” e la “Domenica del Corriere” pubblicano fotografie e disegni di soldati francesi che esplorano il territorio con l’aiuto di cani addestrati, e non c’è giornale che si dimentichi delle donne montenegrine che assistono i soldati in trincea. Delle carneficine che insanguinano i campi di battaglia nelle Fiandre e nell’ Europa Orientale, soprattutto tra Lodz e Varsavia, si danno notizie annacquate e addolcite, mentre viene sciorinato tutto il repertorio dell’epos per le gesta degli eroi autentici e degli eroi “costruiti”. L’8 dicembre 1914 la squadra navale dell’ammiraglio tedesco Maximilian Graf Von Spee viene battuta dagli inglesi al largo delle Falkland: quattro navi del Kaiser si inabissano, con 2000 marinai, con l’ammiraglio e con due suoi figli. Nel gennaio del ’15 Alfredo Panzini racconta ai lettori dell’ “ illustrazione Italiana” che l’ammiraglio “ ha rifiutato la resa agli inglesi ed è sceso in mare con i suoi, ordinati sulla tolda della nave affondante”: “ egli è stato ben ossequiente all’obbligo di sacrificarsi all’ideale”.
Chi sa cosa avrebbe scritto, il Panzini, se avesse previsto che 25 anni dopo, appena iniziata la seconda guerra mondiale, non molto lontano dalle Falkland i marinai di un incrociatore pesante tedesco avrebbero affondato la loro nave, per impedire che cadesse nelle mani dei nemici, e che l’incrociatore si chiamava “Admiral Graf Spee”. I lettori chiedono notizie sulla “ nuovissima forma di guerra”, quella aerea. Secondo i giornali filofrancesi capita spesso ai dirigibili tedeschi di sbagliare bersaglio e di sganciare le bombe su cittadini indifesi: per esempio, nella tarda serata del 19 gennaio ’15 quattro dirigibili Zeppelin raggiungono la costa inglese e si dirigono sul castello reale di Sandrigham, da dove i sovrani erano partiti solo un paio di ore prima, ma, ingannati dalla pioggia e dalla nebbia, i tedeschi colpiscono le case di un villaggio, King’ Linn. Diventa subito famoso l’aviatore britannico Davies, capace di sfuggire il 23 gennaio a ben 27 aerei tedeschi che lo avevano circondato. L’ Italia è neutrale, ma i volontari italiani combattono in Francia, nelle Argonne,, inquadrati “nell’eroica Legione garibaldina”, al comando di Peppino Garibaldi, figlio di Ricciotti e nipote dell’ Eroe. Nel gennaio del ’15 i giornali comunicano che il “garibaldino “ prof. Chiostergi non è stato ucciso, come si temeva: ferito lievemente a una spalla, è prigioniero dei tedeschi, e ha comunicato ai suoi che “viene trattato benissimo.”.
Nonostante tutto, la società armatrice “N.G.I.” “Navigazione Generale Italiana” riesce a garantire, fino a marzo 1915, il regolare servizio di navi lungo le rotte Palermo –Genova- Buenos Aires e Napoli- Genova-New York (11 giorni di viaggio). Ogni mercoledì parte da Genova un “vapore di gran lusso, con telegrafo Marconi e cinematografo” che in 15 giorni raggiunge Buenos Aires.” Trattamento di lusso, tipo Grand Hotel, e telegrafo Marconi ultrapotente” garantisce la “Transatlantica italiana” a chi sceglierà il vapore “Dante Alighieri” per recarsi a New York e il vapore “Garibaldi” per andare a Santos e a Buenos Aires. Nel gennaio del ‘15 la Fiat comunica a tutti gli Italiani che il modello “Zero” si può avere con carrozzeria “torpedo” a 4 posti o con carrozzeria “spides” a 3 posti. La “Bisleri “ di Milano intitola alla “Gioconda” “l’acqua minerale purgativa italiana”, il cui motto non può essere che “tuto, cito, jucunde”, e cioè “in modo sicuro, rapido, piacevole” (v.foto).
La guerra è degli altri: noi siamo neutrali.