Signori politici, incazzatevi pure, ma non pentitevi ! Le celle sono tutte sovraffollate:.

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Il PM dott. Ardituro invita i politici a seguire l’esempio dei camorristi, a pentirsi. Si incazzano la Picierno, del Pd, e Nitto Palma, di FI. Dovrebbero leggere l’articolo di Isaia Sales sul tema. Si incazza anche l’on. Galan, già in carcere:.

 Pe’mmo’ incazziamoci noi. Perché quando incomincerà a incazzarsi la gente…
( senatore di Terra di Lavoro, sec.XIX)
Nega. Nega sempre( cons. prov. Napoli del sec.XX)

Solo l’on. Galan ha il diritto di incazzarsi. Perché dei suoi affari e delle sue imprese – imprese nel senso di gesta, non di aziende – “l’Espresso” già disse tutto nel numero del 7/12/2006: qui raccontò della “Mantovani Costruzioni”, della “Gemmo Impianti”, delle due segretarie diventate l’una parlamentare, l’altra consigliere regionale, e pubblicò una profetica fotografia del cantiere del “Mose”, l’elenco delle azioni bancarie del Galan, la marca delle due barche a motore e perfino la fotografia della sua villa di Cinto Euganeo, una “reggia con dépendance”, dotata di cappella privata, e ristrutturata con una spesa che alcuni stimavano “ tra i 3 e addirittura i 10 milioni di euro”. Allora al sig. Galan non successe alcunché. Anzi lo mandarono in Parlamento.

Qui egli si riteneva al sicuro. Ma il caso ha voluto che iniziasse la stagione dei “capri espiatori” proprio quando lui è rimasto impigliato nella rete: e perciò ora sta in carcere. Dunque, egli ha tutto il diritto di essere incazzato contro il Fato che uno lo tratta da figlio, e un altro da figliastro. Lo consolano l’affetto del sig. Berlusconi e del sig. Brunetta, e la speranza dei “domiciliari”: che non si negano a nessuno, purché appartenga, dicono a Napoli “ ‘o bettone”, al “bottone”.
A chi voglia farsi il sangue amaro consiglio di leggere nello stesso numero dell’ Espresso- del 7/12/2006, conviene ripeterlo – l’articolo “La giungla dei privilegi”. Sono 14 pagine in “crescendo”: solo i filosofi stoici riescono ad arrivare all’ultima pagina, ma qui si incazzano anche loro, perché si rendono conto che oggi la giungla dei privilegi è ancora più fitta, è così fitta che non riuscirebbe ad entrarvi nemmeno Sandokan, nemmeno a colpi di scimitarra.

Il dott. Antonello Ardituro, PM in un processo contro un imprenditore della provincia di Caserta ( che fu consigliere regionale del PD ), accusato “ di concorso esterno in associazione camorristica, turbativa d’asta, riciclaggio, voto di scambio e corruzione”, ha disegnato, in una requisitoria di otto ore, un ritratto “ a tinte molto fosche “ della “scorsa stagione politica campana” (CdM, 19 luglio). Tra l’altro, rivolgendosi direttamente all’imputato, lo ha accusato di aver venduto, e non gratis, Villa Literno agli attori diretti e indiretti del gigantesco affare della monnezza e di aver incontrato i camorristi mentre a Villa Literno la camorra uccideva. “ I politici collusi si devono vergognare, si devono arrendere. Hanno tradito le istituzioni e i cittadini.”. I toni della requisitoria e l’esortazione al pentimento non sono piaciuti né a Forza Italia, né al PD: si vede che il patto tra i sigg. Renzi e Berlusconi è veramente di ferro.

Si sono irritati la signora Picierno, europarlamentare del Pd, “responsabile Legalità e Sud” del partito, e il sig. F.N. Palma, magistrato, ex commissario campano del Pdl, attualmente senatore di Forza Italia. Il sig. Marco Di Lello, deputato del Pd, “l’unico del suo schieramento ad aver votato contro l’arresto di Galan”, “sono basito – ha detto – , cosa significa: arrendetevi? Dica i nomi e li facesse arrestare.”.
Pare che sfugga ai tre politici la novità: la requisitoria del dott. Ardituro segna una svolta decisiva nella valutazione del rapporto tra camorra e sistema politico. Per la prima volta un Pubblico Ministero dichiara che la politica non è un panno di abbagliante candore qua e là macchiato da rare cacate di mosca – gli errori di qualche politico un po’ troppo discolo -: le cacate, ormai, sono fitte e sporcano grande parte del panno.

Per la prima volta nell’aula di un tribunale un magistrato dice che vasti settori della politica e il crimine organizzato conducono, “da fratelli”, le stesse azioni, sono impegnati nelle stesse attività. Nello stesso numero del Corriere del Mezzogiorno Isaia Sales scrive: “ Mi meraviglio che tali letture le si debbano sentire solo nelle aule dei tribunali e non nelle sedi dei partiti, nelle aule parlamentari.., nelle assemblee di Confindustria e nei libri di storia.”. La signora Picierno e il sig. Di Lello spero che abbiano letto e riletto il passo dell’articolo in cui il prof. Sales sottolinea il ruolo che svolge la corruzione nel cementare il rapporto tra politica e camorra, nel costruire una concezione degli affari e del patrimonio pubblico – “è tutto nostro”- pienamente condivisa dai camorristi e dai politici. Ritengo che questo incontro “culturale” tra gli uomini dei clan e i rappresentanti del potere politico sia stato avviato dalla ricostruzione dopo il terremoto dell’’80 e si sia perfezionato e consolidato attraverso l’ Affare, quello della monnezza. Nell’aria appestata dal Fetore Assoluto si è avviato quel “divorzio tra consenso e legalità” che Sales nota “in alcuni settori del Pd”.

Hanno i cittadini il diritto di pensare che la parte “criminale” del sistema politico blocchi idee e progetti della parte sana, che imponga le leggi e le norme che le fanno comodo ? Quanto tempo ci è voluto per varare una legge decente sui delitti contro l’ambiente? Quanto tempo ci vorrà perché si proponga e si approvi una legge che consenta allo Stato di chiedere il risarcimento dei danni morali e materiali a quei politici che, mentre svolgevano il loro mandato, hanno offeso e tradito le istituzioni, ne hanno sminuito prestigio e credibilità? Per ora, se un onorevole entra nelle patrie galere, lo Stato continua a pagargli l’indennizzo. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano la signora Picierno , il sig. Di Lello, e il sig. Nitto Palma: tra l’altro, è di queste ore la notizia che è stato chiesto l’arresto per un onorevole di Forza Italia, che fu, fino all’altro ieri, Presidente della Provincia di Napoli: le accuse sono le solite, l’ accusatore è un boss pentito.

Credo che il dott. Ardituro abbia voluto dire questo: se le organizzazioni criminali sono cambiate in modo così radicale, è indispensabile che contro le “nuove” mafie lo Stato si armi con leggi nuove, rispondenti alle necessità del presente. Queste leggi dovrebbe pensarle, proporle e approvarle un sistema politico in cui sostanziosi settori mantengono fitte relazioni, di affetto e di affari, proprio con quelle “nuove” mafie. E allora ? Che si fa?
( quadro di . Larraz, Monsieur Hesiode, 2010)