Risorse poco sfruttate: i musicisti napoletani e le mancate opportunità

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Se l’economia nazionale spaventa, quella napoletana terrorizza. Napoli è detentrice di un valore poco osservato, i tanti musicisti che potrebbero evolversi da capitale sociale a capitale economico.

Ormai forse non ci facciamo più caso, sono agli angoli delle strade la sera, sono nelle piazze, li troviamo nei locali, nei migliori ristoranti, allietano le nostre feste e fanno completamente parte della nostra cultura e del nostro quotidiano, sono i musicisti.

Siamo talmente abituati ai musicisti da non notare un dato importantissimo: Napoli è terra di musicisti, e laddove questo può sembrare risaputo, ciò su cui va catalizzata la nostra attenzione è sull’infinita risorsa culturale ma soprattutto economica che questa zona non ha mai sfruttato al meglio. I musicisti e il mercato della musica sono un potenziale da rivalutare, in considerazione di questo periodo storico in cui soprattutto i giovani evadano, seppure a malincuore, dalla “prigione Campania" per cercare fortuna altrove. La necessità di osservare e di denunciare i mancati interventi per dare voce agli artisti di Napoli, è stato il tema di confronto analizzato con il Dott. Davide Porzio, sociologo e musicista partenopeo, lettore e amico della rubrica Osservatorio Sociale:

"Riguardo l’andamento dei sistemi organizzativi della tua città cosa denunceresti da musicista?". Il Dott. Porzio ci ha risposto evidenziandoci alcune particolarità interessanti: "E’ scoraggiante denotare l’atteggiamento di molti proprietari di locali ai quali interessano gli artisti solo come portatori di clienti per riempire le casse, a Napoli c’è un’assenza totale di luoghi di condivisione artistica e laboratori. Esistono alcuni spazi ma solo quando qualche gruppo di ragazzi di buona volontà, e col portafoglio gonfio, riesce a metterli su autonomamente. Non esistono abbastanza luoghi di cultura in cui è possibile studiare la materia, non esistono luoghi per scambi di idee utili ad aggregare l’elevatissimo numero di musicisti napoletani, luoghi che siano patrocinati da qualche ente o dall’amministrazione comunale.

In questa città va denunciata inoltre, l’eccessiva rigidità e l’autoreferenzialità delle accademie musicali. Dal conservatorio in giù. Spesso se non hai l’aggancio giusto, è difficile entrarci e di conseguenza vai fuori da molti contesti. Resta comunque la questione dei luoghi il punto cruciale su cui fare attenzione. Quello degli spazi adibiti ad alimentare le capacità dei giovani artisti è il problema più importante: l’arte, la musica, le idee crescono, e si sviluppano solo se si condivide e per condividere c’è bisogno di spazi". Per molti di questi ragazzi napoletani accostarsi alla musica è anche una forma d’integrazione e riscatto, in una realtà ostile come quella napoletana.

Attraverso la musica s’identificano in uno status, uno status in cui finalmente ritrovare l’accettazione di se stessi, distaccandosi da un territorio che non consente di acquisire status economicamente dignitosi e socialmente riconosciuti. Il musicista manipola e organizza le strutture sonore, influenzato da una società napoletana pesante, ma allo stesso tempo crea con particolare sensibilità pezzi musicali che fanno il giro del mondo. Sonorità che noi siamo abituati a sentire in città ma che in verità sono risorse più preziose di quanto si possa immaginare. Risorse della musica che, se tutelate da un assetto organizzativo e da politiche di sviluppo in cui a capo ci siano metodologie adatte a mettere in luce questi ragazzi, molto probabilmente questi stessi interventi potrebbero mutarsi in risorse economiche, in occupazione.

È stato chiesto infatti al Dott. Porzio: "Quanto credi possano influire la musica e i musicisti sull’andamento culturale ed economico di questo territorio?" Il giovane musicista ha risposto: "Molto. Abbiamo artisti di qualità eccelsa a Napoli, una qualità davvero superiore alla media. Musicisti di ogni genere, dal rock al blues, dal folk al jazz. Qui chiunque cerchi musica di qualità, di qualsivoglia variante, può trovarla. Questo è potenzialmente un vantaggio infinito per la città di Napoli, dal punto di vista economico un vantaggio di sicuro non sfruttato. Napoli potrebbe diventare come New Orleans. Nella prima metà del novecento si andava a New Orleans perchè si sapeva che solo lì si poteva ascoltare del buon jazz.

A Napoli si viene perchè si sa che solo qui si può mangiare una buona pizza, e ciò va bene, ma si dovrebbe sapere anche che venire qua significa trovare l’eccellenza della musica, di qualsiasi tipo. Creare connessioni e nuove forme di comunicazione mirate allo sviluppo delle risorse napoletane, è un processo decisivo e utile: un olandese appassionato di musica popolare balcanica, troverà sicuramente a piazza San Domenico un gruppo di musicisti straordinari, che suona la musica che gli piace, ma lo troverà per caso. Dobbiamo riuscire a comunicarglielo fino a Rotterdam, dobbiamo passargli il messaggio che se viene qui può trovare ciò che cerca". Un tema molto importante quindi, da approfondire, poiché la realizzazione di un tavolo di amministratori, capaci di occuparsi del turismo della musica a Napoli o di organizzare eventi utilizzando i ragazzi musicisti e magari inoccupati, potrebbe seriamente rimodellare lo stato economico del territorio, nonché bonificare la città dagli storici preconcetti, mettendo in luce così le numerose risorse di alto livello culturale che questa zona possiede.

La musica quindi, come mezzo per accorciare le distanze tra assenza di punti di riferimento dei ragazzi e occupazione professionale, tra rischio di collusione criminale dei giovani e acquisizione di status riconosciuti dalla collettività. Durante il nostro incontro Davide Porzio ha proseguito poi dicendo: "Tanti ragazzi tentano di sbarcare il lunario arrangiandosi e suonando dove è possibile. La loro professionalità ovviamente non è riconosciuta, essere musicista non è ancora considerato un lavoro vero e proprio, e questo è molto grave, perchè dietro c’è uno studio, un apprendimento, una fatica e un sacrificio almeno pari a chi si prepara a diventare ingegnere, chi fa musica lo fa sempre innanzitutto partendo da una passione che ha dentro".

È ruolo quindi delle politiche, non dei ragazzi, fare in modo che questa passione possa essere anche utilizzata per creare guadagni. In fondo Napoli possiede le passioni nel genoma culturale ma allo stesso tempo necessita di lavoro. Non potrebbe esserci migliore valutazione da parte dei decisori come quella di conciliare le due cose con tecniche adatte e con nuovi investimenti.

OSSERVATORIO SOCIALE