PARTITI DEBOLI NEL CONFRONTO COL MOVIMENTO 5 STELLE

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    Le risposte in campo al successo politico di Beppe Grillo sono deboli e incoerenti. Non faranno altro che favorire la crescita del Movimento 5 Stelle. Di Amato Lamberti

    La crisi, prima dei partiti, riguarda la “forma partito”. L’esplosione – anche se c’è chi continua a negarla – del Movimento 5 Stelle ha acceso un dibattito tra le forze politiche e gli intellettuali che assomiglia ad una sorta di macchina per tagliare il brodo perché, invece di affrontare le questioni che la crescita impetuosa del Movimento impone, anche al di là delle intenzioni dello stesso, si perde nella discussione sulla filosofia che ispirerebbe Grillo, “un concentrato di proteste di destra e di sinistra annaffiato da qualche proposta di buon senso ormai condivisa dai più”, come scrive il direttore de Il Mattino, Virman Cusenza, nel tentativo di sminuire la portata di proposte presentate in forma magari provocatoria ma di grande impatto comunicativo.

    Il problema, anche se si tenta di negarlo, è che la crescita del Movimento va al di là di Grillo e delle sue esternazioni che spesso sono contraddittorie e legate alla situazione in cui si trova a parlare, come a Milano o a Cagliari. La terza Repubblica sarà sicuramente l’apocalisse dei partiti, come qualcuno ha scritto. Ora tutti scoprono che la strada delle liste civiche, preconizzata da Flores D’Arcais e da Micromega, forse resta l’unica praticabile. La proposta di ALBA (Alleanza. Lavoro. Benicomuni. Ambiente) va in questa direzione. Ha sponsor di grande spessore intellettuale, da Paul Ginsborg a Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Marco Revelli, Paolo Cacciari, Alberto Lucarelli, Chiara Giunti, Ugo Mattei.

    Si propongono addirittura come grillini di sinistra e si sono dati una organizzazione che ricalca quella del M5S con gruppi locali dotati di una certa autonomia. Il limite, se vogliamo, è che comunque si propongono come sponda al PD, nonostante le contraddizioni che lo attraversano. In pratica fanno la sponda ai “rottamatori”. L’altra proposta in campo, quella di Italia Futura di Montezemolo, non fa che riproporre il modello classico del partito, solo che in questi caso si propone una riaggregazione di forze definite semplicemente come moderate senza alcuna altra specificazione che valga a chiarire come si pongano sul piano dell’economia, della finanza, della solidarietà sociale, del lavoro. Una aggregazione di destra, nel senso di conservatori, che probabilmente raccoglierà gli orfani di Berlusconi, Fini, Bossi, e forse anche D’Alema e Veltroni, vista la presenza come dirigenti di Nicola Rossi e Andrea Romano ex dalemiani storici.

    Ma Grillo fa tanta paura che si sta muovendo anche la corazzata di De Benedetti, vale a dire il partito de La Repubblica, con la proposta di una lista capeggiata da Roberto Saviano, Conchita Sannino, Gustavo Zagrebelski. Lista anche questa alleata del PD con il compito forse di svuotarlo dei rappresentanti storici considerati ormai obsoleti. Una riflessione si impone anche per fare un minimo di chiarezza su quello che si sta muovendo sul piano politico. Sotto attacco, da un lato, appare il PD, almeno nel suo assetto attuale. Con la proposta di appoggio e sostegno esterno in realtà si evidenzia la pretesa incapacità ad affrontare la situazione attuale segnata dall’avanzata del Movimento 5 Stelle. Dall’altro lato, la proposta Montezemolo, vorrebbe essere la risposta alla crisi del PDL, e quindi della destra moderata, attraverso una riaggregazione di forze che però non sono state capaci di costruire radicamento sociale.

    Entrambe le proposte mi sembra che non faranno altro che favorire la crescita del Movimento 5 Stelle come unica forza capace di esprimere un vero rinnovamento del modo di fare politica in Italia. Un partito non vive di alchimie parlamentari , di aggregazioni di interessi più o meno forti, di proclami intellettuali, di tribune televisive e nemmeno di campagne mediatiche. Vive di radicamento sul territorio, di soggetti concreti che si impegnano tutti i giorni, della capacità di interpretare i bisogni della gente e di offrire soluzioni praticabili. Su questo terreno l’unica forza capace di contrastare l’avanzata dei grillini è proprio il PD, come dimostrano tutti i sondaggi, proprio perché sul territorio ha strutture, apparati, persone, riconoscibili ed identificabili come punti di riferimento.

    L’attacco al PD portato avanti da Repubblica e da ALBA, con lo scopo dichiarato di favorirne il rinnovamento, produrrà solo ulteriore frammentazione indebolendo la forza che oggi appare l’unica capace di opporsi alla disgregazione che investe tutte le forze politiche. Il prossimo Parlamento rischia realmente di essere ingovernabile ma non per colpa di Grillo, che comunque è portatore di proposte innovative, ma di forze politiche e gruppi di interessi, mascherati dietro posizioni “intellettuali”, ancorati su posizioni gattopardesche: tutto cambi, purchè non cambi niente.
    (Fonte foto: Rete Internet)

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