Lotta alla povertà

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Dal nazionale al locale, passando per l’Europa: le misure di contrasto alla povertà.

Europa 2020 è la strategia decennale, varata nel 2010 dall’Unione Europea, che si pone come scopo non solo quello di superare la crisi, ma soprattutto quello di colmare le lacune del nostro modello di crescita. L’UE si è data cinque obiettivi quantitativi che riguardano l’occupazione, la ricerca e sviluppo, il clima e l’energia, l’istruzione, l’integrazione sociale e la riduzione della povertà. La strategia viene attuata e controllata nell’ambito del semestre europeo. Le iniziative prioritarie sono sette e si incentrano su innovazione, economia digitale, occupazione, giovani, politica industriale, povertà e uso efficiente delle risorse.

La piattaforma europea contro la povertà e l’emarginazione è appunto una di queste sette; essa prevede cinque ambiti di intervento: – un migliore uso dei fondi europei per sostenere l’integrazione; – un’accurata verifica di quali innovazioni funzionano nel campo della politica sociale; – la collaborazione con la società civile; – un maggiore coordinamento tra i Paesi dell’UE; – misure trasversali in un’ampia gamma di settori, come il mercato del lavoro, il reddito minimo, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, gli alloggi e l’accesso ai conti bancari di base.

In effetti il coinvolgimento di tutti i Paesi e una maggiore coordinazione tra UE e governi nazionali risulta cruciale al fine di raggiungere degli obiettivi di crescita sociale; rendere partecipi le persone colpite dalla povertà, poi, dà un valore aggiunto alle strategie a favore dell’integrazione. Le forme di lotta alla povertà sono svariate; il reddito minimo è sicuramente la misura più discussa. In effetti salvo Italia e Grecia, tutti i Paesi dell’Unione hanno negli anni risposto all’appello del Consiglio Europeo che nel 1992 chiedeva a tutti gli stati membri di introdurre “un reddito minimo garantito, inteso quale fattore d’inserimento nella società dei cittadini più poveri”. Parliamo di uno strumento che nasceva nell’Inghilterra liberale del 900, ma ad oggi ci si chiede se è o meno una soluzione per l’economia generale.

I dati dell’Istat si esprimono a sfavore del reddito di cittadinanza individuale, definito “inefficace”. Riconoscere un assegno dello stesso importo a tutti gli individui con reddito insufficiente costerebbe allo Stato italiano circa 90 miliardi di euro, pari al 6% del Prodotto Interno Lordo; l’inefficacia è data dalla mancanza di un riferimento al reddito della famiglia di appartenenza del beneficiario: ne risulterebbe che il 61% della somma totale verrebbe percepita da individui che vivono in famiglie non povere. Lo strumento da utilizzare per combattere le diseguaglianze, secondo l’istituto, è un sussidio per chi vive con un reddito mensile inferiore ai 780 euro. Questa ricetta costerebbe circa 15,5 miliardi di euro, vale a dire un sesto rispetto all’ipotesi di reddito individuale.

La misura attuata nel comune di Somma Vesuviana per combattere la povertà è quella del “Pacco alimentare”. I destinatari sono i nuclei familiari residenti sul territorio comunale e in condizioni di indigenza, l’oggetto del contributo è un pacco composto da generi alimentari di prima necessità. I requisiti sono legati al reddito ISE e l’accesso alla misura di sostegno avverrà secondo graduatoria; sul sito del comune è possibile scaricare il manifesto nel quale è reso noto anche l’algoritmo mediante il quale, attraverso l’analisi della spesa per i consumi effettua dal nucleo familiare, si calcola la condizione economica. La scadenza di presentazione della domanda è il 15 Gennaio 2015.