I nostri adolescenti sono lo specchio del mondo che cambia, con i loro interessi troppo spesso fugaci. Da qui, l”esigenza di un apprendimento che duri tutta la vita. Di Annamaria Franzoni
L’esigenza di tenere nella giusta considerazione quanto il mondo del lavoro e delle professioni richiede, interconnessa a quella dell’innalzamento dei livelli medi di istruzione, ha trovato supporto e sostegno nelle norme emanate nell’ultimo lustro a partire dal D.M. 139 del 2007 che ha innalzato l’obbligo scolastico a 16 anni: gli allegati a tale decreto hanno infatti definito, integrando e modificando il Decreto legislativo n.59 del 2004, le competenze in uscita distinguendole, per maggiore chiarezza e attuazione, in assi culturali.
Ed a tale esigenza nazionale ed europea risponde il programma di apprendimento permanente “lifelong learning” , istituito nel 2007 dal Parlamento e dal Consiglio d’Europa e che si protrarrà fino al 2013. Sulla base delle valutazioni svolte in relazione ai Programmi precedentemente messi in campo a favore dei cittadini europei, Socrates e Leonardo, la Commissione Europea ha riformulato i piani in modo trasversale rivisitando i percorsi, ma, al tempo stesso dando maggiore attenzione ai risultati, oltreché ai processi.
In tale ambito sembra indispensabile il riferimento alla valorizzazione delle risorse umane e ai contributi che ci pervengono dalle scienze psicologiche e sociali che hanno evidenziato i bisogni fondamentali detenuti dall’individuo: infatti ciascun lavoratore, qualsiasi sia l’ambito nel quale esprima la propria professionalità, desidera un percorso di crescita che lo conduca a migliorare progressivamente da un punto di vista professionale, personale e sociale e lavora meglio quando si percepisce come persona “competente”.
In tal senso le richieste che l’Europa avanza nei confronti dell’istruzione e della formazione assumono caratteri plurali, ma sempre meglio definiti, basati sullo sviluppo di una conoscenza da acquisire attraverso un apprendimento permanente indispensabile per il capitale umano.
A partire dal 2004, a seguito della Direttiva ministeriale 267 del 2004 “Europa dell’istruzione” i sistemi educativi nazionali si sono sempre di più messi in gioco per rafforzare la consistenza organizzativa e metodologico/strumentale del sistema formativo nazionale in una dimensione di formazione permanente. L’ampio e diversificato cammino progettuale che si è svolto nell’ultimo settenario ha visto impegnati le nazioni europee in una rete di attività che sebbene non abbiano raggiunto gli obiettivi sperati hanno certamente avviato un significativo processo di crescita nella direzione auspicata da “Agenda Europa 2020”.
È tuttavia importante non perdere di vista il concetto che i Trattati della Comunità Europea, che si sono succeduti nel tempo, hanno escluso ogni competenza comunitaria sugli ordinamenti scolastici nazionali affidando il sistema scolastico dei vari livelli di istruzione alle sovranità nazionali.
La Comunità Europea pertanto ha agito e agisce esclusivamente in base al “principio di sussidiarietà”, di cui si è ampiamente discusso nell’ultimo Trattato di Lisbona proprio in riferimento al controllo di tale principio: infatti, si è precisato che l’U.E. interviene nei settori che non sono di esclusiva competenza solo quando la sua azione possa essere considerata, dopo una procedura attenta, più efficace di quella intrapresa a livello nazionale. I principali coautori della realizzazione di tale processo e portatori di aspettative sono gli studenti, espressione vivente del cambiamento che manifestano con i loro problemi, abilità e competenze, difficoltà e disagi, atteggiamenti.
Nella nostra lunga esperienza di scuola, nelle periferie disagiate come nel centro cittadino, ad ogni ciclo scolastico, ci troviamo in aula lo specchio del mondo che cambia ed è con esso che dobbiamo confrontarci per interloquire con l’idea di territorio, della nazione, dell’Europa, del mondo.
La risposta per la realizzazione di questo complesso obiettivo sta nel curricolo flessibile e personalizzato, all’interno del quale si incontrano istanze normative, pedagogiche,sociologiche e comunicati vedi grande respiro.
All’interno del curricolo, infatti, possono trovare una organica rielaborazione e attivazione tutte quelle esigenze che nascono da una scuola multietnica a seguito dei rivolgimenti migratori in atto e dalla maggiore solidarietà culturale tra i paesi del mondo che rende necessaria una rivisitazione di una visione troppo italo centrica della nostra scuola.
(Fonte foto: Rete Internet)


