LA STORIA DI O. STRANIERA, LAVORATRICE, MALTRATTATA DAL MARITO

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    Oggi trattiamo di un caso di maltrattamenti, o meglio di violenza sulle donne e la tutela penale, sempre più chimera. Di Simona Carandente

    Se le disfunzioni del pianeta giustizia sono sotto gli occhi di tutti, parimenti può sostenersi circa la fiducia delle masse verso la giustizia stessa, vista oramai dai più come una sorta di chimera, più che un modo per risolvere i conflitti o per infliggere le giuste punizioni ai rei.
    Purtroppo, se tale senso di frustrazione comincia a dominare anche gli "addetti ai lavori", la situazione diventa ben più complessa, denotando che i dubbi e lo scetticismo delle masse hanno matrici profonde e reali, al di là di ogni rosea previsione.

    Recentemente mi è capitato di imbattermi nella difesa di una povera donna straniera, tale O., venuta in Italia con tante belle speranze che, come spesso capita, sono diventate solo illusioni.
    O. è una donna laboriosa, lavora come badante e collaboratrice domestica presso alcune famiglie, si fa in quattro per sbarcare il lunario ed arrivare, come può, a fine mese. Ad attenderla a casa un marito nullafacente e sempre ubriaco, privo di alcuno spessore, che ama vivere le giornate nell’inerzia contando sui guadagni di O.
    Quest’uomo però non si limita a sottrarle denaro: pur di finanziare i propri vizi, giunge più volte a massacrare di botte la povera O. , sia in casa che fuori, addirittura alla presenza delle signore benestanti per le quali ella presta servizio e presso le loro abitazioni.

    Più di una volta O. è stata costretta ad andar via di casa, a dormire in strada, a chiedere aiuto ad amiche e persone di buon cuore, pur di sfuggire alla violenza di un orco che, giorno dopo giorno, aumenta in lei il senso di terrore ed il timore per la propria vita.
    Un giorno l’orco arriva ad aggredirla in strada, in pieno giorno, strappandole l’unico braccialetto che aveva indosso ed addirittura la fede nuziale, con lo scopo di rivenderli l’indomani per finanziarsi un nuovo acquisto di alcool. Viene tratto in arresto ma liberato dopo pochi giorni, ed il processo penale inizia il suo corso.

    Volontariamente ho anteposto l’aspetto più importante della vicenda, ovvero l’epoca dei fatti: il tutto avveniva tra l’anno 2003 ed il 2006, il processo di primo grado è ancora in corso e neanche in fase avanzata. Ovviamente l’imputato è a piede libero.
    Ad O. non è rimasto che farsi giustizia da sola: ha fatto rientro al suo Paese, facendo perdere in Italia ogni traccia di sé e lasciando un marito violento e perennemente ubriaco. Nella speranza che il processo penale, per quanto lento, faccia con giustizia il proprio corso. (mail: simonacara@libero.it)
    (Fonte foto: Rete Internet)

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