LA NOSTRA CRISI ECONOMICA

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    Come, quando e perchè è nata la crisi economica che ha reso necessaria la nuova manovra per la quale ci vengono chiesti ulteriori sacrifici. Il prof. Sergio Beraldo, dell”Università di Napoli, ci aiuta a capire cause ed effetti…

    Questa settimana voglio affrontare, con l”aiuto di un esperto, il tema dell”attuale crisi economica, che ha reso necessaria la manovra di cui tanto si parla, allo scopo di risalirne alle cause, per valutarne gli effetti. Per la prima parte, che ci introduce nell”analisi del tema, mi avvarrò della preziosa consulenza del Prof. Sergio Beraldo, Università degli studi di Napoli “Federico II & ICER”, Dipartimento di Scienze dello Stato. Queste le sue considerazioni.

    E così, ancora una volta, tutti gli italiani sono chiamati a sopportare necessari sacrifici. Molti non capiranno neanche perchè. Le ragioni, come al solito, vengono presentate come complesse, ma in realtà lo sono meno di quanto sembra. Proviamo a spiegarci.
    La crisi finanziaria scoppiata nel 2007, che ha condotto al fallimento di diverse banche, è stata causata da comportamenti che solo utilizzando un eufemismo possono dirsi non prudenti. Meglio sarebbe dire truffaldini. In pratica, la causa di quella crisi, è stata l”eccessivo indebitamento del settore privato, favorito da istituzioni finanziarie che hanno elargito prestiti a mano larga anche a persone che per la loro condizione attuale o per la loro storia passata di cattivi pagatori, non lo avrebbero meritato.

    Questi cattivi crediti, opportunamente occultati e rivenduti, sono finiti nel portafoglio di molte banche in giro per il mondo, causandone la rovina. Ciò è stato all”origine di una profonda recessione, di una riduzione cioè dei livelli di attività economica, con conseguente riduzione dell”occupazione ed aumento della disoccupazione. In casi come questo, il bilancio pubblico subisce notevoli pressioni, per la semplice ragione che le spese automaticamente aumentano (per esempio perchè aumentano le prestazioni sociali a favore dei disoccupati) e le entrate si riducono (per la semplice ragione che le entrate dello Stato sono proporzionali al reddito, e se questo si riduce, le entrate tendono a ridursi, a meno di interventi ad hoc che però potrebbero aggravare la situazione).

    Una conseguenza della crisi è stata pertanto l”aumento dell”indebitamento di gran parte degli Stati appartenenti all”Unione Europea. Alcuni di questi, in particolare la Grecia (ma anche l”Italia), erano già fortemente indebitati. L”accresciuto indebitamento ha fatto sorgere il sospetto nei mercati, cioè nelle istituzioni finanziarie che muovono miliardi di dollari ogni giorno, ed i cui comportamenti erano alla base della crisi in atto, che questi Stati non sarebbero riusciti a fare fronte ai propri impegni. Si badi che questa è una profezia che si realizza con precisione pari a quelle di Isaia: se molti di coloro che sono creditori di un certo Stato, ritengono che questi non pagherà il debito, cercheranno di riavere indietro, al più presto, i propri soldi.

    Ciò farà crescere il prezzo dell”indebitamento, per la semplice ragione che lo Stato in questione, per indurre qualcuno a fargli credito, dovrà in qualche modo premiarlo per il rischio che corre. L”elargizione dei premi peggiora però ancora di più la situazione e lo Stato viene risucchiato in un vortice che conduce alla bancarotta. Quindi, il sospetto che uno Stato non ripagherà il proprio debito, induce comportamenti da parte degli operatori privati che indurranno davvero lo Stato a non fare fede ai propri impegni.

    Per evitare che una situazione simile a quella greca si verificasse anche in Italia, si è approntata una manovra correttiva volta a ridurre l”indebitamento ed tranquillizzare i mercati; si chiederà a tutti di sopportare i necessari sacrifici per il bene del Paese.
    È certo che ciascuno farebbe la propria parte molto volentieri se gli fosse spiegato che il necessario sacrificio di ciascuno è orientato al maggior benessere di tutti. È certo che questi sacrifici sarebbero sopportati con maggiore letizia se non fossero immediatamente evidenti situazioni scandalosamente inique.

    Sono sotto gli occhi di tutti i costi legati alla ricerca disperata del vantaggio individuale, i costi delle rendite che spesso ci si riesce ad accaparrare attraverso un”attività politica non certamente orientata al bene comune. Tra i migliaia di casi che si potrebbero addurre, ci soffermiamo su uno, quasi divertente, riportato da Gian Antonio Stella, una tra le migliori firme del Corriere della Sera. Stando a quanto riportato, un ex dirigente della Regione Sicilia è appena andato in pensione a 47 anni con 6.462 euro netti al mese grazie a una leggina isolana che gli consente di dedicarsi al doveroso compito di badare al papà infermo. Nonostante il papà infermo, una volta ottenuta la pensione, questo ex dirigente ha accettato (a malincuore, si capisce) il gravoso incarico di assessore all”Energia.

    Dopo queste eccellenti e chiarissime riflessione del Prof. Beraldo, faccio, a questo punto, le mie considerazioni.
    La finanza internazionale è diventata un potere occulto, che rende le Nazioni “Stati a sovranità limitata”, in campo economico, perchè oggi gli Stati nè individualmente, nè in forma associata (ad es . la Comunità Europea), sono in grado di esercitare una funzione di indirizzo e di controllo, politicamente ed eticamente di loro competenza . Sarà necessaria, allora, una governance a livello globale, che “limiti” questo neo-liberismo selvaggio, che ricusa l”intervento dello Stato quando questi vorrebbe imporgli delle regole, mentre lo invoca quando vuole essere salvato dai disastri che esso stesso, senza regole, ha provocato.

    Nell”ultima enciclica sociale, Caritas in veritate, Papa Benedetto, dopo aver affrontato le cause della crisi, dopo aver detto che “ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale”, affronta un tema importante in economia: la fiducia. Dopo aver affermato che “il mercato è soggetto ai principi della cosiddetta giustizia commutativa, che regola appunto i rapporti del dare e del ricevere, tra soggetti paritetici” il papa asserisce, ancora, un concetto fondamentale, quando dice che “il mercato lasciato al solo principio dell”equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare. Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave”.

    L”attività economica, in altri termini, non può risolvere tutti i problemi sociali, con la sola logica mercantile. L”economia deve essere necessariamente finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica. Non è assolutamente possibile separare l”agire economico, cui spetta la produzione della ricchezza, da quello politico, cui spetta di perseguire la giustizia mediante la ridistribuzione.
    A me sembra che sia proprio questa la soluzione del problema: il recupero dell”etica della solidarietà, della fraternità universale, della giustizia sociale, dell”attenzione ai più deboli.

    Può sembrare una soluzione utopistica, visto il mondo nel quale viviamo. Ma spetta alla chiesa denunciare le “strutture di peccato”, presenti nella storia dell”uomo, annunciare che siamo tutti fratelli, non a chiacchiere, e rinunciare, per dare l”esempio di attenzione ai poveri, che, purtroppo, in questo contesto socio-economico aumenteranno sempre di più, se non ci sarà un”inversione di rotta etica e morale.