Intervista a Giovanni Del Prete, autore del primo spettacolo sulle Pussy Riot

0
479

GRRRLS, il primo spettacolo italiano dedicato alle Pussy Riot sarà in scena l’ 1 e il 2 novembre alle al Teatro Area Nord di Piscinola. Abbiamo intervistato il regista Giovanni Del Prete.

Uno spettacolo che mette in scena un tema controverso. Russia, Mosca, tre ragazze di un collettivo artistico, Pussy Riot, vestite molto colorate, in testa un passamontagna sgargiante. Entrano nella Cattedrale di Cristo Salvatore e inscenano una preghiera punk in cui chiedono alla Madre di Dio di liberare il Paese dal capo di Stato. Subito vengono arrestate, incarcerate e processate. In scena le Pussy Riot sono interpretate dalle giovani attrici Francesca Iovine, Elisabetta Bevilacqua, Eleonora Fardella, Francesca Satolli.

Come mai ha deciso di avvicinarti a questa storia e di portarla a teatro? Cosa ti ha motivato verso questa storia?
È il percorso naturale del mio progetto sull’universo femminile. Prima con lo spettacolo “Janara”, la strega, sulla donna nella tradizione popolare del sud italia, poi con “Mbriana”, lo spirito della casa, sulla donna e i rapporti familiari. E infine “Grrrls”, sulla storie delle Pussy Riot, tre ragazze che hanno fatto una preghiera punk contro Putin nella cattedrale del Salvatore a Mosca e sono state condannate a due anni di carcere. Quindi un analisi del rapporto donne e potere nel presente, non a caso il titolo “Grrrls” tra ruggito e ragazze. È molto stimolante studiare dinamiche diverse dal mio genere naturale.

Questa storia è già stata portata a teatro in altri paesi o in Italia? Che reazioni ha suscitato?
Si, è stato già fatto un musical in Russia e non credo sia stato accolto troppo bene, non per la qualità artistica dell’opera ma perché l’opinione pubblica lì è alquanto severa con il gruppo di ragazze. So di un altro spettacolo in Germania con la lettura degli atti processuali. Il nostro è il primo spettacolo in Italia sulla vicenda delle ragazze russe. Spero che susciti interesse, anche qui da noi c’è necessità di parlare di questi temi, anche se la nostra sembra una democrazia vige una cultura dominante che non vuole sentire, non vuole vedere, e soprattutto è connivente con certi atteggiamenti sessisti.

Avete già riscontrato reazione da parte della comunità russa a Napoli o da parte di altri gruppi interessati alla storia delle Pussy Riot?
Oh… certo che sì… ma le reazioni sono state tutte negative. Prima abbiamo contattato un’associazione italo-russo per la conferenza stampa, ma c’hanno risposto che loro queste cose non le fanno, quando sul sito sono presenti diverse iniziative di questo genere. Ma passi. Poi abbiamo contattato un docente madrelingua che appena ha saputo dello spettacolo ha messo letteralmente le mani avanti e c’ha detto che era meglio lasciare stare queste cose. Inoltre col suo forte accento russo ci ha detto “Ma perché andare a prendere storie così lontane? Quando voi in Italia siete il primo paese per femminicidio”, e appena l’ha detto mi è venuta un’idea: perché fare uno spettacolo su delle ragazze che sono state messe in carcere perché protestavano, quando si può parlare di femminicidio! Infatti il prossimo spettacolo sarà su Anna Politkovskaja. E comunque l’italia non è il primo paese: è superata di gran lunga dalla Russia.

Il tuo spettacolo si ispira alle Pussy Riot e si sofferma solo su questa vicenda oppure vuol andare oltre?
Lo spettacolo naturalmente è ispirato alle vicende delle Pussy Riot ma noi di Caravan teatro abbiamo cercato di reinterpretarlo masticando nuovi segni. Nella nostra interpretazione per esempio il passamontagna delle ragazze russe non c’è (già troppo teatrale) l’abbiamo trasformato in vestiti eccessivi e in parrucche coloratissime. Lo spazio scenico che Francesco Felaco ha immaginato è una sorta di ring-edicola votiva.
Per quanto riguarda le protagoniste solo una ricorda nel nome una Pussy Riot, Nadia, interpretata da Francesca Satolli, che ha una somiglianza incredibile con la vera Nadia.

Per le altre ho fatto riferimento ad altri personaggi, Bianca è Janka Diaghilev, cantautrice folk russa uccisa dal potere e interpretata da Elisabetta Bevilacqua, e Anna è Anna Brenda Spencer la pluriomicida americana degli anni 70, interpretata da Eleonora Fardella. Le loro storie mi servivano per dare corpo a personaggi totalmente differenti l’uno dall’altro, e diverse anche dalle Pussy Riot.
Infine anche il personaggio di contrasto è la personificazione di molte cose la Madre-e-Patria, Madre, Padre, Dio-donna, Potere, interpretata da Francesca Iovine, che ha toni severi, materni e comici insieme.
Penso proprio che la risposta sia “sì, vogliamo andare oltre la semplice storia” è un pretesto per parlare di donne e potere nella contemporaneità.

Che tipo di reazioni ti aspetti dal pubblico che verrà a vedere lo spettacolo?
Non saprei, non so mai cosa aspettarmi dal pubblico. Sono rimasto sconvolto l’anno scorso quando alla fine di uno spettacolo molto forte sentii dire ad una signora “non ho mai visto una cosa così brutta” e dopo poco, della stessa replica, un signore affermava “è stata un esperienza straordinaria”. Quindi sinceramente io faccio lo spettacolo, se piace bene, se non piace bene lo stesso. Da autore e regista non posso preoccuparmi di piacere a tutti, anzi, non devo preoccuparmi per niente di questo. Devo essere sempre concentrato a elaborare un progetto che sia onesto intellettualmente e sia coerente, questo è il mio modo di rispettare il pubblico.
Spero, naturalmente, che il pubblico venga toccato dalla vicenda e si senta partecipe. Così abbiamo posto all’uscita una vecchia macchina da scrivere e ognuno alla fine potrà lasciare un proprio messaggio sulla vicenda delle Pussy Riot, questi messaggi, con loro traduzione in russo, verranno recapitati alle ragazze attraverso le mail del collettivo.

Qual è il pubblico che vorresti avere come sterratore?
Mah! Sarebbe molto divertente vedere le reazioni del pubblico russo.

Il 29 ottobre avete tenuto un flash-mob a Napoli, quali son tate le reazioni dei presenti?
Molto interessanti, non mi aspettavo che tanta gente si avvicinasse, chiedesse, e anche chi non sapeva nulla delle Pussy Riot si è sentito partecipe della mobilitazione che abbiamo fatto! C’era la Madre-e-Patria che strattonava le donne legate e imbavagliate e tutti si sorprendevano ed erano toccati, sicuramente per il fatto imprevisto, ma anche perché leggevano nell’azione un’ingiustizia enorme. Ed è quello che volevamo!

Come è stato l’incontro con le attrici? Conoscevano già la vicenda?
Fortunatamente sì, perché abbiamo fatto dei provini e quindi abbiamo avuto modo di parlare e di confrontarci sulle vicende. Le ragazze hanno avuto modo di studiare e di informarsi, sono andate oltre il semplice recitare: si sono sentite da subito vicine alle loro coetanee russe.

Dove pensate di rappresentarlo?
Direi che un teatro a Mosca sarebbe il posto più adatto. Naturalmente inviteremmo Putin!
Info: https://www.facebook.com/events/660148330692164/?fref=ts
(fonte foto: Gianfranco Irlanda)