Il sentiero n°3, “il Monte Somma”. Tra corvi e poiane con la testa tra le nuvole, ma non troppo! In cima all”antico e scosceso cratere nel rispetto della natura e della tradizione.
Ufficialmente il percorso n°3, quello che conduce in vetta al Monte Somma, precisamente su Punta Nasone (m.1.131 slm.), ha inizio ad Ercolano, dalla cosiddetta strada del Vesuvio (via Contrada Osservatorio). Infatti vi si accede a quota 689, attraverso un cancello, generalmente chiuso, e da dove ha inizio un sentiero che si inoltra nel bosco di Robinie e che lascia ancora intravvedere ciò che resta della struttura a nido d”ape del fondo e che serviva a segnare il sentiero per le persone diversamente abili.
Purtroppo, questa illuminata iniziativa, che vedeva il Parco Nazionale del Vesuvio all”avanguardia, ha ceduto il passo alle intemperie così come all”incuria e al vandalismo. Stesso destino la segnaletica Braille e alcune delle opere di ingegneria naturalistica. I pannelli recentemente istallati e non sempre attendibili per quel che concerne il testo in inglese, mostrano in quota già i primi e repentini segni di sfaldamento.
Altro varco, di più facile accesso, è quello che, a quota m. 792 e a circa sei chilometri dall”ingresso ufficiale, imbocca il sentiero proveniente da S.Maria a Castello, nel comune di Somma.
Il sentiero che però vi illustrerò è quello che segue il tracciato canonico, quello ad anello e che parte dal comune di Ercolano. I circa 900 m. di strada “attrezzata” hanno di bello il fatto che a maggio vi si è accolti dalle timide ma tenaci orchidee vesuviane, dal muscari e dal gigaro; a giugno invece il giglio di S.Giovanni rimarca con la tradizione il cambio stagionale.
A quota 719, si giunge a un primo bivio, sulla destra, dove incominceremo la salita verso i Cognoli di Giacca, prima elevazione che ci condurrà, attraverso i Cognoli di Trocchia e quelli di S.Anastasia, fin su, verso il profilo d”indiano del Nasone. Sulla sinistra si scorge inoltre una scalinata che porta sul sentiero denominato della Castelluccia o delle capre, attualmente impraticabile per la folta vegetazione e che scende fino ai 300 metri presso Massa di Somma.
Proseguendo su un sentiero in discreta salita, facendo attenzione ai segnavia verdi, raggiungeremo un paio di balconate che mostreranno le due facce del nostro vulcano, quella dell”anello urbanizzato che lo strozza e la natura, che resiste, sostanzialmente ancora intatta, nella valle dell”Inferno. Verso i 2,13 km a 967 mslm, il percorso incomincia a essere poco leggibile anche perchè i segnavia, nascosti dalla vegetazione, non sono sempre visibili oltre che privi di riferimenti.
Ai 1.092 metri, dopo 2,72 km e dopo il riferimento di una x rossa, segnata su un segnavia grezzo, inizia un tratto ripido e sdrucciolevole, anche in questo caso, oltre l”ovvia prudenza, sono necessari i bastoncini telescopici per un migliore equilibrio. Raggiunti i 1.107 m. prestare attenzione al ciglio a strapiombo e mantenere la sinistra, facendo molta attenzione al sentiero non sempre segnato, ad eccezion fatta di qualche segnavia.
Scendendo ai 1.098 e mantenendosi con attenzione a sinistra della cresta, ci si imbatte dopo poco, sulla destra, in una frana, molto pericolosa perchè seminascosta e non segnalata, ad eccezion fatta dei nastrini di plastica bianco-rossi che ne annunciano l”imminenza. Ad ogni modo sarebbe opportuno aggirare l”ostacolo seguendo una scomoda ma più sicura bretella, anch”essa segnalata dai nastrini.
Poco dopo il percorso scende ripidamente verso valle e bisogna prestare la dovuta attenzione prima di guadagnare sulla destra il sentiero boschivo, immerso tra i castagni bardati di frondosi licheni. Purtroppo, a quota 1.084, dopo 3,60 km di percorso, prima di voltare a destra per l”ultima ascensione verso il Nasone, incontriamo i primi residui delle festività sommesi (il Sabato dei Fuochi e il Tre della Croce). Purtroppo la passione dei cittadini di Somma Vesuviana non sempre corrisponde a un corretto senso civico. La discarica, e non è un esagerazione l”uso del termine, accoglie gli escursionisti man mano che ci si avvicina alle baracche che annunciano la cima, “O Ciglio.
A m. 1.114, a fianco di una grande croce di ferro, incontriamo la piccola cappella della “Mamma Schiavona”. Lì, in questo grazioso luogo di pietas popolare, troverete custodito un libro di quota dove potrete apporre la vostra firma a sugello della vostra piccola grande impresa. Dopo essersi ristorati si segue lo stradello che da dietro l”edificio sacro conduce al punto più alto dell”itinerario. Da punta Nasone si potrà ammirare il Gran Cono, tutta la Valle dell”Inferno fino all”Atrio del Cavallo, intravedendo il Golfo. E alla nostra sinistra invece, tra i Cognoli e il Vesuvio si può scorgere anche un tratto di penisola Sorrentina.
Nella discesa verso valle manteniamo la sinistra, evitando di scendere nel canalone scavato dalle acque piovane (che conduce comunque al sentiero ma è molto più scomodo e faticoso). Il tragitto, dapprima ripido, degrada gradualmente in una serie numerosa di curve che ne agevolano la percorrenza. A quota 792, sullo sbocco del sentiero appena percorso, sulla destra, ne parte un altro di connessione col sentiero n°2. Dopo 5,49 km, si è giunti finalmente sul piano, presso un”edicola votiva, sempre dedicata alla Madonna, e un paio di baracche ad uso festa e scampagnata, e anche in questo caso i rifiuti non mancheranno.
A questo punto ci separano dal termine dell”anello circa sei chilometri di facile percorso, dove solo la stanchezza e qualche albero caduto potranno rallentare la nostra tranquilla marcia nel bosco mesofilo (bosco umido) e, con un po” di fortuna e molta attenzione potremmo incontrare qualche volpacchiotto alle prime armi.
In conclusione gradirei segnalare l”azione di quei sommesi che salvaguardano il sentiero dalla parte del loro versante natio, così come il loro impegno a salvaguardare una tradizione che sfida l”avanzare dei tempi. Ciò nonostante, è da sottolineare anche l”altra faccia della medaglia, quella dell”inciviltà dimostrata a più riprese durante i festeggiamenti, recenti e passati. Cosa questa che vanifica l”operato dei cittadini più virtuosi e l”immagine i un luogo unico.