ELEZIONI REGIONALI. NON ASTENERSI MA VOTARE!

    0
    307

    In questi ultimi giorni di campagna elettorale sembra di essere all”Apocalisse: c”è tutto e il suo contrario. Ma l”astensione no! Quella non è una scelta, sarebbe un danno. Votiamo per le persone oneste e che hanno dimostrato di saperci fare.

    Caro Direttore,
    nei “Mimi Siciliani” di Francesco Lanza (1897-1933) si racconta di una massaia, solita abbigliarsi con un grembiule vecchio e pieno di toppe ormai consunte. Si racconta, inoltre, che un giorno, quando qualcuno si decise a donarle un grembiule nuovo, la massaia, felicissima, lo adoperò per ricavarne toppe un po” più integre per il suo vecchio grembiule.

    Mi sembra, quella del grembiule della massaia, una giusta e calzante metafora del nostro territorio. Martoriato, mortificato, sodomizzato, turlupinato. Poi, un giorno, accade qualcosa o compare qualcuno, in grado di dare una scossa, di imprimere una svolta. Dappertutto si inneggia alla novità, alla speranza del cambiamento. Ma, in un niente, il nuovo viene fagocitato dal vecchio, sedimentato, digerito ed anche evacuato. Al massimo di quel nuovo resta un colore, un odore, un veloce passaggio, quasi una meteora, di qualcosa che poteva essere e non è stato; un sogno, un”utopia.

    Caro Direttore, fra tre giorni siamo chiamati al voto regionale. Con tutto quello che abbiamo dovuto sopportare nei mesi scorsi (rifiuti, Global Service, corruzione, peculato ed altro), ciascuno di noi, in cuor suo, aveva, forse, già deciso di astenersi dall”esercitare un diritto sacrosanto. Per protesta. Se la vedessero loro, i politicanti di mestiere, con le beghe, gli imbrogli, le ruberie: noi non ne vogliamo sapere più; vogliamo marcare le distanze, vogliamo sottolineare un dissenso. Era questo, più o meno, la decisione assunta alla fine di un ragionato percorso di sconforto. Poi, era successo qualcosa. Ci eravamo illusi, avevamo sperato, sognato. Poteva esserci qualcosa di nuovo, si poteva mettere da parte un grembiule vecchio e rattoppato. Meno male, c”era un nuovo grembiule!

    Invece, quel po” di nuovo è servito solo a rattoppare un vestito logoro, vecchio, sgualcito, inservibile. Quasi un costume d”Arlecchino: toppe di tutti i colori. E qualcuno, poi, abbigliato da maschera multicolore, non ha disdegnato trasformarsi, da subito, in servo di due padroni o anche di tre. C”è sempre una spiegazione a tutto. Per cui ci si trova a dover ingoiare che i socialisti siano a destra, perchè non possono convivere con una sinistra giustizialista. Che sedicenti strateghi di sinistra, con assurdi progetti di riscossa e rinnovamento, abbiano finito con cancellare ogni traccia della stessa sinistra. Che mazzieri e buttafuori di mestiere, per una vita vestiti d”orbace, si siano ritrovati, poi, a essere stimati statisti in doppiopetto.

    “Il Negus, spiega la maestra, è un selvaggio ignorante, come i suoi sudditi, nonostante pretenda di fare l”imperatore:Spiega che autarchia significa fare da soli, senza più dipendere da quelle nazioni che odiano l”Italia, perchè anche lei ha voluto conquistarsi il suo impero. I nostri geniali scienziati hanno fatto invenzioni sensazionali, come quella di ricavare la lana dal latte, proprio come dal latte si ricava il burro. E invece del burro (o con il burro? non era ben chiaro) si costruivano i cannoni.”, (Elena Gianini Belotti, “Pimpì Oselì”, Feltrinelli, 1995).

    A dirla tutta, gli statisti veri (“uomini di stato, il cui apporto alla vita politica di un paese, ha rivestito o riveste un”importanza di grande rilievo o addirittura storica”, G. Devoto e G. C. Oli, “Il dizionario della lingua italiana”, pag. 1882), quelli con le palle (come si dice oggi), abbondano, quasi si buttano. Solitamente si interessano di mettere a posto le loro cose, i loro processi; si preoccupano di intervenire sull”Agcom, per mettere a tacere l”informazione; si battono per emendare la Costituzione. Ma, soprattutto, tesaurizzano il potere: a destra e a sinistra, senza differenza. Chi detiene il potere deve anche guadagnare bene. E sì! Devono rientrare, con gli interessi, i capitali messi in gioco per conquistare uno scranno in un qualsiasi luogo di potere. Di destra o di sinistra, senza differenza!

    Caro Direttore, allora che facciamo? La voglia è quella di mandare tutto a puttane: bruciamo le schede, boicottiamo le urne, asteniamoci. Anche perchè, in questi ultimi giorni, sembra quasi di essere all”apocalisse. Politici condannati e politici assolti col dubbio, preti pedofili e preti santi, colletti bianchi truffati e colletti bianchi truffatori, donne eroine e donne escort, giudici inquirenti e giudici inquisiti. Insomma, un continuo gioco degli opposti. Insieme a un continuo lavoro di rattoppo. Però, non possiamo demordere. Non possiamo decidere di astenerci, per scelta, per punizione, per protesta o per altro.

    “Non sono d”accordo con chi sostiene che è meglio astenersi nella prossima campagna elettorale, perchè il rifugio nell”astensionismo, pur essendo un segnale forte di presa di distanza da una modalità di azione politica e amministrativa che non si condivide, può avere come risultato solo quello di consegnare l”amministrazione della città proprio a coloro che, con il ‘beau geste’, si vorrebbe delegittimare. Non si può infatti immaginare che, dal confronto elettorale, si tirino fuori coloro che della politica fanno una professione o una strada per acquisire visibilità e potere, nè, tantomeno, quelli che, della politica, fanno solo lo strumento per coltivare affari e clientele: resterebbero fuori solo le anime belle e disgustate di un certo modo di fare politica.”, (Amato Lamberti, “Lazzaroni, Napoli sono anche loro”, Graus editore, 2006).

    Diciamo che ci dobbiamo impegnare a votare gli onesti e non i mestieranti. D”altra parte, le qualità di un candidato dovrebbero essere sempre la prima preoccupazione dell”elettore. Nell”antica Pompei, per esempio, pesavano solo le testimonianze di moralità piuttosto che quelle di capacità precise. In altre parole, da sempre (anche nella corrotta Pompei antecedente al 79 d.C.), per essere degni di amministrare gli affari pubblici, bisognava essere onesti. Chi chiedeva un voto per qualcuno “Oro Vos Faciatis” (vi prego di votare per:), lo chiedeva perchè il candidato era semplicemente “Dignum Rei Publicae” (degno di amministrare gli affari municipali).

    Così, caro Direttore, nel segnare la scheda –bandita la tentazione dell”astensione-, invece di votare i candidati vasa-vasa, puttanieri, mestieranti, equilibristi, trapezisti, imprenditori di sè stessi, potremmo fare la scelta (un voto utile, questa volta, però, a modo nostro) di “omni bono meritus iuvenis” (giovane degno di ogni bene), “frugi” (un brav”uomo), “iuvenis inocuae aetatis” (giovane irreprensibile), “adulescens probus” (giovane onesto), “verecundissimus” (fra i più riservati), “sanctissimus” (fra i più virtuosi). A forza di insistere, sempre qualcosa potrà cambiare!
    (Fonte foto: Rete Internet)