Depuratori, evitato in extremis lo sciopero: mare salvo

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L’astensione, indetta ieri dai sindacati, è stata revocata all’ultimo momento grazie ad una schiarita sull’eventuale erogazione degli stipendi arretrati.

Sospendendo ieri lo sciopero dei 330 addetti degli impianti di depurazione ex Casmez i sindacati hanno evitato in extremis problemi seri per le già difficili condizioni del mare nostrum. Ma il bubbone resta in tutta la sua complessità.

Prima di tutto perché non sono ancora chiare le circostanze in cui sarebbe scaturita la decisione di prendere una direzione opposta a quella, fino a domenica apparsa inevitabile, dell’astensione totale. C’è chi vocifera che si sarebbe aperto uno spiraglio sul fronte decisivo dell’erogazione delle spettanze arretrate, ben tre, che si fanno attendere dal mese di giugno. «Ma non capiamo come mai le rassicurazioni sull’eventuale, però non ancora certo, arrivo degli stipendi siano giunte da un esponente della magistratura nominato per sorvegliare il corretto espletamento del servizio di depurazione», lamentano alcuni lavoratori. A persuadere i sindacati a sospendere lo sciopero di ieri sarebbe stato un funzionario incaricato dalla Procura di Napoli di controllare la qualità delle operazioni di smaltimento delle acque reflue.

L’azienda, dunque, non avrebbe mandato nessun messaggio positivo nella direzione dello sblocco dei salari. A farlo c’avrebbe pensato un elemento del tutto avulso, almeno sotto il profilo formale, dagli assetti societari. A che titolo, poi, non si sa. Comunque l’astensione negli impianti di Cuma, Villa Literno, Marcianise e Orta di Atella è stata evitata. Rimane l’ultimo conto alla rovescia, quello relativo al depuratore di Acerra-Caivano. Qui lo sciopero è stato fissatto al 28 settembre prossimo. Sullo sfondo si staglia una situazione finanziaria e amministrativa da brivido. La Termomeccanica rivendica infatti dallo Stato il pagamento di spettanze arretrate per un ammontare da bancarotta pubblica, di questi tempi: 73 milioni di euro.

Nel frattempo 54 milioni già sono stati spediti tempo fa dal governo alla società ligure di gestione dei servizi ambientali. Entro la fine del mese dovrebbe subentrarle una gestione commissariale, decisa da Roma, con a capo tale Nicola Dell’Acqua. Il cambio del testimone porterebbe, ma il condizionale è d’obbligo, circa 40 milioni nelle casse della nuova gestione finalizzati al traghettamento dei depuratori verso un’altra conduzione in mano ai privati, previa ulteriore gara d’appalto. Potere e danaro, tanto danaro. In questa fase si parla di tutto tranne che di miglioramento del servizio e di corretta gestione, imprenditoriale e sindacale. Trent’anni dopo la loro costruzione i depuratori della ex cassa per il Mezzogiorno funzionano ancora al venti per cento delle loro possibilità.

Impianti obsoleti e allacciamenti fognari mancati ne hanno sempre caratterizzato la loro relativamente breve quanto infausta storia. Carenze enormi a cui ha fatto da contraltare un fiume immenso di danaro.
(Fonte foto: Rete Internet)