Alla ricerca di un polo sulla frontiera Mediterranea

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    Mentre continua il dibattito sull’identità mediterranea e sui rapporti tra l’Europa e la sua frontiera meridionale, c’è l’occasione concreta per molte città europee di diventare uno snodo nel trasporti tra le sponde del bacino.

    La regione mediterranea è alla continua ricerca di un’identità sulla quale costruire dei progetti comuni di sviluppo. Il Mediterraneo ha un significato troppo ampio per essere racchiuso in categorie definite e, negli intrighi geopolitici internazionali, ha senso solo per il transito delle risorse naturali e come crocevia verso aree più rilevanti come il Medio Oriente, la Russia e l’Europa continentale.
    Molte città si sono candidate negli anni al ruolo di guida dell’area mediterranea. Istanbul, il Cairo, i principali porti europei. Ognuna ha debolezze e punti di forza, ma in termini concreti questa leadership potrebbe tradursi in investimenti, crescita, prestigio.

    La città più “matura” che affaccia sul Mediterraneo è probabilmente Barcellona, con una struttura economica diversificata e il richiamo del turismo. Ma negli ultimi anni la capitale catalana ha guardato più all’Europa che al Mediterraneo.
    Una serie di città di fascia media potrebbe aspirare al ruolo di guida. La posizione geografica ha sempre offerto a Napoli la possibilità di rivestire quella funzione, che parte soprattutto da una disponibilità di infrastrutture che non mancano al capoluogo campano. A mancare piuttosto è stata una progettualità condivisa tra le forze sociali ed economiche della città, l’ambizione e la furbizia di comprendere le possibilità offerte dall’essere un perno del bacino.

    L’Unione Europea è consapevole della necessità di avere città forti entro i suoi confini che possano dialogare con la sponda meridionale ed orientale. Il progetto delle autostrade del Mare e alcuni corridoi paneuropei hanno proprio lo scopo di migliorare la circolazione e i rapporti tra regioni nella parte mediterranea dell’Europa.
    Il progetto n. 1 della politica dei trasporti di Bruxelles è il celebre corridoio Berlino-Palermo, la cui ambizione rimarrà probabilmente sulla carta (il tratto finale da Napoli a Palermo è in alto mare), ma che nel suo segmento fino a Napoli ha dato già buoni risultati. Il valore strategico di questo collegamento è evidenziato anche dalla sua intersezione con il corridoio Lisbona-Kiev, quello del tanto discusso segmento ferroviario Lione-Torino.

    Senza entrare nelle polemiche infinite sul Ponte sullo Stretto (previsto dal progetto Berlino-Palermo) e sulla TAV in Piemonte, il dato combinato mostra come Napoli avrebbe l’opportunità di essere lo sbocco meridionale e mediterraneo di alcune linee transeuropee che passano per le aree più ricche del continente.
    Napoli ha tutte le carte per essere quell’hub sul Mediterraneo di cui l’Unione Europea ha bisogno. Il porto, la rete autostradale e ferroviaria, la prossimità all’interporto Nola-Marcianise ne fanno uno snodo dall’altissimo potenziale logistico, rinforzato dalla posizione ideale sulla “frontiera” tra Europa e Mediterraneo.

    Il ruolo di fulcro transnazionale porta con sé ovvi vantaggi economici, ma è necessario evitare l’allargamento delle distanze tra il capoluogo e il suo entroterra. Il rilancio internazionale della città deve essere un’occasione di crescita anche per il resto della regione.
    Non è dato sapere il futuro del corridoio Lisbona-Kiev né della sua eventuale intersezione con l’asse Berlino-Palermo. L’unica certezza è che lo sbocco finale di questo incrocio, al momento, è Napoli, che ha un’occasione unica di essere la porta sulla soglia mediterranea dell’Europa. I progetti, la posizione, l’infrastrutturazione di base sorridono alla città. L’aspetto più delicato sarà non farsi trovare impreparati.