Sangiuliano-Boccia, a Le Iene il caso della chiave d’oro di Pompei scomparsa

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POMPEI“Che fine ha fatto la preziosa chiave d’oro di Pompei, dal valore di circa 12000 euro, donata da Carmine Lo Sapio, sindaco della città vesuviana, a Gennaro Sangiuliano quando era ministro?” A svelarlo è un documento inedito, firmato dall’allora capo del dicastero della Cultura che sarà mostrato in esclusiva da Alessandro Sortino, nel servizio de “Le Iene” in onda oggi, domenica 27 ottobre, in prima serata, su Italia1. Sul tipo di relazione che c’è stata tra Gennaro Sangiuliano e la consulente mancata del ministero Maria Rosaria Boccia, stanno indagando i Pm di Roma ma – secondo le Iene – ci sarebbe un nuovo fascicolo, che sarebbe stato aperto proprio a proposito della chiave d’oro, sulla cui sorte starebbe indagando anche la Corte dei conti. Inoltre i dipendenti del comune di Pompei sarebbero stati interrogati dai Carabinieri del nucleo investigativo. “Tutti siamo stati interrogati non solo io. Siamo andati tutti in Procura per il caso Boccia quindi…la procura fa delle indagini a 360 gradi”, racconta infatti un segretario comunale all’inviato. Prima che a Sangiuliano, un oggetto così importante venne consegnato anche al suo predecessore, il ministro Dario Franceschini. Secondo la legge quando un ministro riceve un dono può tenerlo solo se vale meno di 300 euro, altrimenti tale oggetto è da consegnare all’amministrazione pubblica. Sempre nel servizio delle Iene si racconta che “sembra che Franceschini si sia tenuto la chiave d’oro per tre anni e che l’abbia ridata indietro solo quando, quest’estate, è scoppiato lo scandalo che ha investito l’ex ministro Sangiuliano, visto che pensava ‘fosse una patacca’”. “Ho parlato col gioielliere che mi ha detto che c’era un certificato di garanzia”, gli dice Alessandro Sortino dopo averlo raggiunto a telefono. “Quando andiamo in giro ci danno spesso queste cose qua di premi, cerimonie. – gli risponde Franceschini – Io non l’ho mai più aperta, l’ho portata a casa insieme ad altre pergamene e cose del genere, quando ho letto che quella data a Sangiuliano era di valore l’ho restituita”. La gioielliera mi ha detto che era impossibile non accorgersene, dice che c’erano i gioielli, gli zaffiri, i rubini, i brillanti, gli fa notare Sortino. “Intanto è difficile immaginare che venga consegnato un oggetto così di valore in un comune che dà un’onorificenza, no? Comunque, morale della favola, non l’ho sospettato minimamente. Quando ho letto la storia di Sangiuliano che aveva ricevuto una chiave di quel valore lì l’ho restituita”, conclude Franceschini. Ma secondo l’orafa che l’ha realizzata che l’oggetto fosse prezioso era evidente. “Se poteva sembrare una patacca? Ma per l’amor di Dio lei mi offende! Era certificata e tutto era scritto. Franceschini pensava fosse una patacca? E io posso pure pensare che lui tiene una laurea finta. La gioielleria Vitiello faceva uscire una patacca? L’ultima di Sangiuliano addirittura l’abbiamo perfezionata con smeraldi, zaffiri e rubini”, dice all’inviato. Anche Sangiuliano, attraverso virgolettati riportati dal quotidiano La Stampa, a settembre, prendendo le distanze dal suo predecessore, faceva sapere: “La chiave sta al ministero protocollata insieme agli altri doni”. Ma qualche giorno dopo è la Boccia a far nascere il dubbio rispondendo al vicedirettore Federico Monga: “La facesse vedere questa chiave protocollata”. Nel documento esclusivo, firmato di suo pugno e indirizzato al gabinetto del ministero della Cultura, l’ex ministro spiega come starebbero le cose: “Ho ritenuto che tale oggetto, recante le mie iniziali, fosse di un valore di gran lunga inferiore agli euro 300, limite per l’obbligo del conferimento al ministero”. Ma non aveva dichiarato di averla consegnata e protocollata al ministero? Si chiede Sortino. Sangiuliano sostiene che “in realtà, anche lui, come il suo predecessore Franceschini, non si era accorto del valore della chiave, nonostante la sua avesse anche delle pietre preziose incastonate nell’oro. Ciononostante, accertato il valore del dono, Sangiuliano avrebbe dovuto restituirlo”. Eppure, si legge ancora nel documento da lui redatto: “Non ho la disponibilità dello stesso. …Risulterebbe essere nella disponibilità della signora Boccia Maria Rosaria, residente in Pompei, sulla base di fotografia postata dalla medesima sui social”. E, cosa ancora più importante: “…mi rendo immediatamente pronto a corrispondere la somma prescritta…”, pagare la differenza tra i 300 euro e il valore reale dell’oggetto, versare cioè 11 mila e 700 euro, per un regalo che, oggi, non possiede più. Maria Rosaria Boccia raggiunta da Alessandro Sortino chiede di spegnere la telecamera e va via a bordo della sua auto. Poco dopo diffida il programma dall’ “astenersi dal diffondere servizi che contengano notizie destituite di fondamento, tali da diffondere un messaggio diffamatorio e lesivo dell’onore, del decoro e della reputazione di Boccia Maria Rosaria”. Saranno le nuove inchieste della Procura e della Corte dei conti a fare chiarezza.

Le ricette di Biagio. Che significa “fai marenna a pane e sarachielli…”

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In questa “pagina” parleremo non solo delle vere e proprie ricette, ma da oggi in poi dedicheremo la nostra attenzione anche ai significati metaforici che la lingua napoletana trae dal lessico del cibo e della cucina. Il “modo di dire” indicato nel titolo è un complicato intreccio semantico: per coglierne il senso risultano fondamentali il tono di voce con cui viene pronunciato e l’espressione di chi lo pronuncia.     I “sarachielli” erano piccole acciughe e minuscoli saraghi che i pescatori napoletani vendevano a poco prezzo e che venivano salati prima di essere consumati. La povertà dei pescatori di Santa Lucia e di Posillipo venne descritta da Carlo T. Dalbono: “essi vivono con l’amo e con il remo in mano”, dimorano “ in una catena di povere abitazioni marinarescheQuelli che van cercando alimento dal minuto pesce e dai molluschi o frutti di mare, che van tastando uno scoglio, cercandovi i granchi o qualche altro abitatore aquoreo della specie, hanno le mani e i pié per tal maniera guasti, gonfi, e quasi ostrutti, che fan pietà solo in mirarli.”. In questo ambiente nacque il “modo di dire” sulla merenda con i “sarachielli”. Ci sono due versioni della frase, una con l’immagine del pane, e l’altra senza. La versione “fai marenna a sarachielli”  ha un senso chiaro: sei in una condizione di assoluta povertà, di totale impotenza, e devi prendere atto del tuo stato. E’ il significato che il “modo di dire” esprime in un canto anonimo  in cui Masaniello  avverte il Viceré che lui ha perso la pazienza e che le cose si mettono male per gli Spagnoli: ..Vicerrè mò fete ‘o ccisto /songo ‘o peggio cammurrista /, io me songo fatto ‘nzisto /,e cu ‘a ‘nziria e Masaniello faie marenna a sarachiello…” ( Viceré, incomincia a puzzare il petrolio con cui riscaldiamo la casa, c’è la minaccia di un incendio, e io sono il più terribile camorrista, e sono risoluto, non torno più indietro, e per l’ostinazione di Masaniello tu non comandi più nulla, sei un povero che tutt’al più può nutrirsi con qualche pesciolino salato. “ ‘O ccisto” non è il cesto, come ho letto da qualche parte, ma è l’insieme di olio e di spirito usato per l’illuminazione delle case che causava incendi anche disastrosi, e qui l’incendio è metafora della rivoluzione; e “’’nzisto” non significa “furbo” , ‘”nziria” non significa rabbia e, se si “traduce” l’ultima frase con “fai merenda mangiando pesce”, non si rende il senso vero dell’accusa che Masaniello rivolge al Viceré, che non si accorge della condizione in cui si trova). Il canto è del secolo XVIII: la presenza della parola “camorrista” induce a pensare che sia stato composto negli ultimi anni del secolo. La parola “pane” conferisce al motto un significato più complesso: il pane si trovava soprattutto sulla tavola dei ricchi: chi ha il pane, ma non ha i mezzi per servirsi come companatico di formaggio o di salumi, e può procurarsi solo i “sarachielli”, fa pensare a uno che crede di essere capace, che crede di essere potente, e invece, alla fine, deve arrendersi al peso dell’incapacità, dell’impotenza, della povertà.  Francesco D’Ascoli sottolineò l’importanza del tono di voce e dell’espressione del volto di chi pronuncia “l’avvertimento” o lo pensa: la voce alta la usa chi vede un parente o un amico impegnarsi in una impresa difficile e pericolosa, ma se il rischio lo corre un estraneo, “l’avvertimento” lo pronunciamo sottovoce o ci limitiamo a pensarlo: e quello che pensiamo lo comunichiamo con lo sguardo o con il movimento delle labbra. Francesco D’Ascoli fece anche notare che “’e sarachielli” “si conservavano sotto sale in grossi barilotti” dopo essere state asciugati al sole.”. Quando si mangiavano, “davano di lì a poco una sete che non si domava facilmente”. Un pasto terribile, da ogni punto di vista. Nei primi anni ’80 del ‘900, a Ottaviano, durante le trattative per formare la nuova amministrazione comunale, una delegazione della DC incontrò i delegati del partito individuato come alleato: tema dell’incontro era la distribuzione degli assessorati. Un membro del comitato degli “alleati” cercò di convincere la DC ad accontentare gli “alleati” che chiedevano con insistenza alcuni assessorati e rovesciò sui presenti un fiume di parole, “diremo”, “faremo”, “abbiamo progettato”, “costruiremo”, ecc.ecc.: a un certo punto il suo capo, uomo di poche parole, lo fermò con uno sguardo e gli ricordò, sillabando, “ con questi qua le chiacchiere non servono: con questi fai marenna a fiche secche e a sarachielli”. Ho raccontato l’aneddoto per ricordare con quanta finezza la lingua napoletana ricava “giochi” metaforici  dal linguaggio del cibo L’immagine delle “fiche secche” rende ancora più efficace quella dei “sarachielli”.  

Il capitano firma altri 3 punti pesantissimi

Al Maradona, il Napoli soffre ma batte il Lecce per 1-0 grazie a capitan Di Lorenzo: si tratta della quarta vittoria consecutiva, evento che non accadeva dall’anno dello scudetto.   Si conferma il trend delle ultime giornate di un Napoli non bello esteticamente e sofferente: non deve ingannare il clean sheet, dal momento che il Lecce ha avuto le occasioni per far male agli azzurri. Rispetto alla “formazione-tipo”, Conte ha deciso di cambiare le ali, dando spazio a Neres e Ngonge. Il primo si è acceso solo a tratti quando riusciva a staccarsi dalla marcatura di Pelmard, mentre il secondo è stato abbastanza confusionario e poco attento in fase difensiva: è stato giusto dare spazio a chi ha visto meno il campo, considerando anche l’impegno infrasettimanale contro il Milan, però la partita di oggi ha fatto capire perché Conte preferisce un giocatore più disciplinato tatticamente come Politano, sebbene Ngonge possa avere più estro. Il Napoli è ora atteso, fino all’Immacolata, da un filotto di partite piuttosto complesso, che vede in ordine Milan, Atalanta, Inter, Roma, Torino e Lazio. I risultati contro questi sei avversari determineranno le ambizioni del primo Napoli di Conte, se sarà lotta scudetto o lotta Champions.

Seconda Edizione del “Premio Carmine Alboretti”, premiata Adele Ammendola

Si rinnova il ricordo del giornalista Carmine Alboretti, scrittore, saggista e vaticanista scomparso prematuramente nel 2019. Questa mattina presso l’Auditorium del museo del Parco Nazionale del Vesuvio si è tenuta la seconda edizione del “Premio Carmine Alboretti”, promosso dall’Associazione giornalisti vesuviani, nata proprio da un sogno di Carmine Alboretti e presieduta da Antonio d’Errico. Il premio – un’opera realizzata dall’artista Nello Collaro, con la collaborazione dell’artigiano della pietra lavica Biagio Luigi De Martino – è stato assegnato ad Adele Ammendola, giornalista del Tg2, curatrice della rubrica Tg2 Week end, originaria dell’area vesuviana. La motivazione del riconoscimento è “per aver saputo raccontare in un telegiornale nazionale i territori, con le loro risorse e le loro problematiche, esaltando il lavoro del cronista tanto caro a Carmine Alboretti”. L’evento, condotto dalla giornalista Gabriella Bellini, ha visto la partecipazione di Maria Carotenuto, moglie di Carmine Alboretti, della mamma Carolina Balzano e della sorella Maria Teresa. Presenti anche i rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della magistratura. Nel corso della mattinata si è tenuto anche il corso di formazione per giornalisti dal titolo “Riforma Nordio e nuove disposizioni in materia di pubblicazione di atti giudiziari: ricadute sul lavoro di cronaca”, moderato dal giornalista Gianmaria Roberti, con la partecipazione di Nunzio Fragliasso, procuratore capo della Repubblica di Torre Annunziata, Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Cristiano Cupelli, professore ordinario di Diritto Penale presso l’Università di Roma Tor Vergata, Michele Riggi, avvocato penalista del foro di Torre Annunziata, e del giornalista Dario Del Porto.

Stellantis, la solidarietà dei vescovi di Acerra e Nola: la lettera congiunta

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Il vescovo di Nola, Francesco Marino, e il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, attraverso una nota congiunta del Vicariato per la giustizia e la carità di Nola e dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro di Acerra, esprimono «piena vicinanza e solidarietà ai lavoratori di Stellantis e dell’intera filiera automotive».

Nella Nota si denunciano la «mancanza di un piano industriale» e il «disimpegno» di Stellantis e delle Istituzioni. I Vescovi delle diocesi di Nola e di Acerra invitano «le Istituzioni, locali, regionali, nazionali ed europee a bloccare questa deriva pericolosa e a fare tutto quanto è possibile per costruire il futuro dell’industria dell’auto» e «la Stellantis a condividere le scelte con i lavoratori e a mettere al centro delle decisioni dell’Azienda non solo il profitto (pur lecito) ma soprattutto i lavoratori con le loro famiglie».

La nota delle diocesi di Nola e Acerra

La Chiesa è sempre stata attenta alle problematiche sociali del nostro territorio e ha, con coraggio, denunciato le azioni contro la dignità della persona umana e dell’uomo lavoratore.

I Pastori delle Chiese di Nola e di Acerra, Mons. FRANCESCO MARINO e Mons. ANTONIO DI DONNA, insieme a tutte le comunità ecclesiali delle due Diocesi, esprimono la loro piena vicinanza e solidarietà ai lavoratori di STELLANTIS e dell’intera filiera automotive, per il momento drammatico che stanno vivendo, insieme alle loro famiglie, a causa del record della cassa integrazione, della produzione al minimo storico, della mancanza di un piano industriale nazionale ed europeo (anche per una politica europea di elettrificazione confusa e mal gestita, che sta mettendo in ginocchio l’intera industria dell’auto europea!), del disimpegno della Stellantis (che sta producendo un fermo pesantissimo in quasi tutti gli stabilimenti) e anche delle Istituzioni governative che, invece di dialogare, produrre mirate politiche industriali e trovare soluzioni, minacciano di lasciare il tavolo dell’incontro e della concertazione, con il pericolo conseguente di mandare a casa migliaia di lavoratori. E, come sempre, a pagare saranno i più deboli e i meno garantiti. Come cittadini e come cristiani non possiamo accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi!

I lavoratori attendono risposte urgenti e concrete e non possono vivere sempre in ansia per un lavoro, purtroppo, sempre più precario e senza prospettive future!

La Chiesa, nel suo Magistero sociale, ha sempre difeso la dignità dell’uomo lavoratore e tutti dobbiamo far sì che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova. Ogni uomo porta in sé una originale e unica capacità di trarre da sé e dalle persone che lavorano con lui il bene che Dio gli ha posto nel cuore. Il lavoro è un tema centrale nel pontificato di Francesco, il quale, nell’Evangelii gaudium (EG) lo qualifica con quattro termini: «Libero, creativo, partecipativo e solidale» (EG 192). La concezione dell’uomo dominante nella visione economica degli ultimi decenni ha invertito l’equilibrio tra la dimensione oggettiva e soggettiva del lavoro. Il lavoratore viene considerato uno strumento, un mezzo per il raggiungimento del fine ultimo del profitto. All’origine della crisi finanziaria che abbiamo attraversato c’è dunque una profonda crisi antropologicac’è la negazione del primato dell’essere umano (cfr EG 55). Per la Chiesa prima viene la persona umana, poi il lavoro ed infine il capitale.

Il valore e la dignità del lavoro umano stanno anche nel fatto che colui che lo svolge è una persona. San Giovanni Paolo II ribadiva con forza: «Il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso, il suo soggetto. A ciò si collega subito una conclusione molto importante di natura etica: per quanto sia una verità che l’uomo è destinato ed è chiamato al lavoro, però prima di tutto il lavoro è “per l’uomo”, e non l’uomo “per il lavoro”» (Laborem exercens, n. 6).

I Vescovi delle Diocesi di Nola e di Acerra, insieme a tutti i cristiani delle due Diocesi, invitano le Istituzioni, locali, regionali, nazionali ed europee a bloccare questa deriva pericolosa e a fare tutto quanto è possibile per costruire il futuro dell’industria dell’auto.

Invitano la Stellantis a condividere le scelte con i lavoratori e a mettere al centro delle decisioni dell’Azienda non solo il profitto (pur lecito) ma soprattutto i lavoratori con le loro famiglie.

Come comunità cristiane ci impegniamo a non lasciare soli i lavoratori, in questo momento così delicato e drammatico.

Siamo sicuri che, se ognuno farà la sua parte, restituiremo serenità e tranquillità a tante famiglie del nostro già martoriato territorio. Offriremo così, il nostro contributo, per “organizzare e costruire la SPERANZA”, come ci chiese S. Giovanni Paolo II nelle sue storiche visite alla nostra Regione.

Nola-Acerra 26/10/2024 Vicariato per la giustizia e e la carità – Diocesi di Nola Pastorale sociale e del lavoro – Diocesi di Acerra    
   

Processo SEAN, appello per Nespoli: i PM chiedono conferma della condanna a 8 anni

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  Si è tenuta in queste ore la requisitoria dei pubblici ministeri nel processo d’appello contro l’ex sindaco di Afragola, Enzo Nespoli, e il commercialista Maurizio Matacena, accusati in relazione alla vicenda della bancarotta fraudolenta e riciclaggio nota come “SEAN”. In riferimento al complesso residenziale in Afragola al rione San Marco. I PM hanno chiesto la conferma delle condanne di primo grado, che per Nespoli prevedevano una pena di otto anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre per Maurizio Matacena la condanna ad anni quattro di reclusione e interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. Solo qualche mese fa invece sempre la Corte di Appello di Napoli ha confermato altra condanna per Nespoli a nove anni per il processo La Gazzella, quello che fu rinviato dalla Corte di cassazione il 22 ottobre 2022. Insomma tempi duri per l’ex sindaco senatore condannato anche in sede civile – sempre dalla corte di appello di Napoli – solo qualche mese fa alla restituzione di 18 milioni di euro e 130 mila euro di spese legali proprio per le vicende SEAN e GAZZELLA Fissata a dicembre la data per le arringhe difensive degli avvocati di Nespoli e Matacena. Una volta concluse le arringhe, si attende la sentenza entro la fine dell’anno o, al più tardi, all’inizio del nuovo anno. Per Nespoli, figura di spicco nella politica locale, questa vicenda giudiziaria rappresenta un ulteriore colpo. L’ex sindaco di Afragola è assente dalla scena amministrativa ma tanti osservatori ravvisano comunque una vicinanza d’area all’attuale amministrazione afragolese guidata dal primo cittadino Antonio Pannone.  

Famiglia nei guai per piazza di spaccio nonostante l’avviso social

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Ercolano. Carabinieri scoprono altra piazza di spaccio. Intera famiglia nei guai nonostante l’avviso social I Carabinieri della Tenenza di Ercolano sempre in prima linea nella lotta allo spaccio di droga. Siamo a via Trentola e i militari sono appostati davanti a un immobile. Dal portone c’è un via vai di persone e i militari sanno bene che lì non c’è nessuno che regala qualcosa. Viene fermata la prima persona, poi la seconda, fino ad accertare la presenza di 4 clienti. Tutti sono usciti dalla stessa abitazione e in tasca hanno una dose di cocaina. I carabinieri “attendono” il proprio turno e fanno irruzione nell’appartamento nonostante l’ostacolo social. Già, perché uno degli acquirenti, tra l’altro guardia particolare giurata, aveva tentato di avvisare la famiglia con un messaggio criptico. “Ci sta la zia”, questo riporta il messaggio istantaneo inviato dal cliente appena fermato al pusher che si trova nell’appartamento. In casa l’intera famiglia. Padre, madre e figlia. Hanno rispettivamente 39, 37 e 20 anni e solo la ragazza è incensurata. Mentre i carabinieri salivano la donna getta la droga nel lavandino, ma il suo gesto non è sfuggito ai carabinieri che hanno trovato le tracce insieme a tutto il resto del materiale. Inizia la perquisizione che permette di rinvenire e sequestrare 3.554 euro in contanti, una macchina per termosaldature, un bilancino, un coltello intriso di cocaina, un barattolo in vetro con all’interno cocaina diluita in acqua e 9 smartphone. Sequestrati anche un pugnale seghettato e un sistema di videosorveglianza utilizzato per osservare l’esterno dell’abitazione. La perquisizione è stata poi estesa in un altro fabbricato utilizzato dal 39enne. Nell’immobile di via Supportico Bosco sono stati rinvenuti e sequestrati altri due telefoni cellulari di vecchia fattura ma funzionanti e 55 grammi di cocaina. I coniugi sono stati arrestati e trasferiti in carcere mentre la ragazza è stata denunciata. Capitolo gpg: I carabinieri hanno denunciato l’uomo per favoreggiamento e lo hanno segnalato alla Prefettura. Sequestrata l’arma di ordinanza con il relativo munizionamento.

Follia sul bus, picchia autista e carabinieri

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Autista ANM aggredito. Carabinieri arrestano 43enne Siamo nel quartiere Poggioreale e i carabinieri della locale stazione intervengono a via Stadera. A chiamare il 112 l’autista di un autobus dell’ANM della linea 151. Poco prima l’uomo era stato aggredito con calci e pugni da un 43enne. I carabinieri arrivano sul posto e trovano il mezzo fermo all’altezza del civico 120. Tra gli increduli passeggeri anche l’aggressore. Si tratta di Vincenzo Salvatore Ardito*, di Casoria e già noto alle forze dell’ordine. L’uomo era probabilmente ubriaco e infastidiva tutti i presenti tra cui molti anziani. L’autista è intervenuto chiedendo all’uomo di smetterla e di calmarsi ma in quel momento avviene l’aggressione. Il 43enne non si placa anche in presenza dei 4 miliari e inizia così l’altra colluttazione. L’uomo – con non poche difficoltà – viene bloccato e trasferito all’ospedale del mare in stato di agitazione psicofisica, non in pericolo di vita, per poi essere arrestato. L’autista, 37enne, ne avrà per 5 giorni per un “trauma contusivo al gomito destro”. Per i carabinieri intervenuti prognosi che vanno dai 3 ai 5 giorni. L’arrestato deve rispondere di interruzione di pubblico servizio, lesioni e resistenza.

Il sesto reparto volo della polizia di stato di Napoli Capodichino a sostegno della Fondazione Santobono Pausilipon

Napoli. Riceviamo e pubblichiamo: Il sesto reparto volo della polizia di stato di Napoli Capodichino, ha contribuito a sostenere le attività della “Fondazione Santobono Pausilipon” con una donazione per volere del sostituto commissario coordinatore Rocco Venticinque ed alla quale hanno partecipato tutti gli operatori del reparto, guidato dal primo dirigente Paolo Orlando. La consegna è avvenuta nella sede della Fondazione dove una rappresentanza del reparto, costituita dal sostituto commissario coordinatore Rocco Venticinque, sovrintendente capo Gianluca Tavormina e dall’agente scelto pilota Pasquale Capriglione, è stata accolta dal direttore amministrativo della Fondazione Daniela Genovese e dal responsabile accoglienza e supporto alle famiglie Silvia Signorelli. Oltre alla donazione, gli operatori del sesto reparto hanno anche fatto dono di cappellini e di un modellino dell’AB 206 della Polizia di Stato. La Fondazione Santobono Pausilipon nasce nel 2010 con l’obiettivo di supportare l’AORN Santobono Pausilipon nel costante miglioramento della qualità di vita e di cura per i piccoli pazienti ed i loro familiari. Il centro dell’azione resta sempre il Bambino e l’obiettivo è perseguire l’eccellenza delle prestazioni sanitarie quale risultato di attività di ricerca e clinica d’avanguardia, non trascurando però l’aspetto sociale e psico-pedagogico. Non è la prima volta che gli operatori del reparto volo partecipazione a questa azione contribuendo con donazioni a favore della Fondazione.

Vuole uccidere l’ex moglie perché gli nega password del cellulare

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La Polizia di Stato ha eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un pregiudicato quarantenne, ritenuto responsabile del tentato omicidio aggravato della ex moglie, rapina e atti persecutori ai suoi danni. L’uomo, alcuni giorni fa, si era reso immediatamente irreperibile dopo aver aggredito violentemente la ex moglie con svariate percosse nel tentativo di strangolarla prima e soffocarla poi, strappandole i capelli affinché gli rivelasse il codice di sblocco del cellulare: al suo rifiuto s’impossessava dello stesso, continuando la sua aggressione nel tentativo di ucciderla, provando altresì a defenestrarla per farla cadere nel vuoto, così attraendo l’attenzione di alcuni passanti che inducevano l’uomo a desistere dal portare a termine il suo progetto. Dalle attività d’indagine condotte dalla Squadra Mobile di Napoli e coordinate dalla 4^ Sezione – Violenze di genere e fasce deboli della Procura della Repubblica di Napoli sono state acquisite le fonti di prova che evidenziano la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato, l’estrema gravità dei fatti contestati e delle modalità di realizzazione. È emerso, infatti, che la donna, refertata con 50 giorni di prognosi per ecchimosi al collo in due tentativi di strangolamento, trauma cranico e trauma contusivo nasale, è stata aggradita al culmine di una delle frequenti liti tra i due ex coniugi in cui l’uomo non accettava l’idea che la donna potesse rifarsi una nuova vita. Valutato, infine, il concreto pericolo di fuga dell’indagato, l’Autorità giudiziaria ha disposto il suo collocamento presso il carcere di Poggioreale in esecuzione del fermo di indiziato di delitto, eseguito da personale della Squadra Mobile con il supporto del Commissariato di Giugliano e convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord per competenza territoriale essendo stato l’uomo rintracciato in zona Mugnano di Napoli. Il provvedimento eseguito è una misura pre-cautelare disposta in sede di indagini preliminari e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.