Stellantis e il caso Trasnova, nuovo confronto al Ministero: cresce la tensione

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A Roma si riapre oggi un tavolo delicato sul destino di un settore strategico per l’economia campana: l’automotive. Al centro della discussione ci sarà la vertenza Trasnova, che rischia di trasformarsi in un precedente capace di mettere in crisi l’intero indotto delle forniture legate a Stellantis.

Il timore di sindacati e istituzioni è che il gruppo automobilistico decida di disertare anche questo appuntamento al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, come già accaduto per i due incontri precedenti, l’ultimo dei quali in prefettura a Napoli. Un’assenza che rischierebbe di far precipitare la vertenza in emergenza sociale.

Il nodo principale riguarda la decisione di Stellantis di reinternalizzare, a partire da gennaio, le attività oggi gestite da un centinaio di dipendenti Trasnova. Per loro lo scenario sarebbe drammatico: disoccupazione certa dal 1° gennaio, dopo un anno di proroga senza alcuna prospettiva di ricollocazione. Una scelta giudicata incomprensibile dai sindacati, soprattutto perché la cessione a società terze era stata accompagnata dalla promessa di garantire continuità occupazionale.

Ma la questione va oltre Trasnova: se questa tessera cade, l’intero mosaico delle piccole e medie imprese che lavorano per Stellantis – officine, subfornitori, aziende specializzate – rischia di sgretolarsi. Per la provincia di Napoli, già segnata da una disoccupazione superiore alla media nazionale, sarebbe un colpo durissimo.

La deputata M5s Carmela Auriemma ha sottolineato che nel primo semestre del 2025 la produzione di auto in Italia è crollata del 33%, con metà dei lavoratori degli stabilimenti in cassa integrazione. A Pomigliano la situazione appare particolarmente grave: lo stabilimento Giambattista Vico fermerà per una settimana tutte le linee produttive, compresa quella della Panda, il modello più venduto in Italia.

Secondo la Fiom-Cgil, che ieri ha diffuso un’analisi dei bilanci Stellantis, il progressivo disimpegno dal nostro Paese è evidente: negli ultimi dieci anni a Pomigliano la produzione è diminuita di circa 19 mila vetture l’anno e nel 2024 tutti i dipendenti sono stati coinvolti dagli ammortizzatori sociali.

Il segretario generale Michele De Palma chiede scelte radicali: nuovi modelli popolari per saturare gli impianti, il rilancio della gigafactory, la valorizzazione dei marchi Maserati e Alfa Romeo, nuove assunzioni e più investimenti in ricerca e sviluppo. Per i sindacati non bastano incentivi all’acquisto di auto: serve un piano industriale concreto, con garanzie vincolanti contro licenziamenti e delocalizzazioni.

La Fiom invoca l’intervento diretto di Palazzo Chigi e un fondo europeo straordinario per difendere occupazione e produzione. Se oggi Stellantis non si presenterà al tavolo ministeriale, la vertenza Trasnova potrebbe diventare la miccia di una mobilitazione nazionale capace di travolgere l’intero settore automobilistico italiano.