Somma Vesuviana, il palazzo del Principe in piazza: attualità, storia e curiosità

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L’antico e glorioso palazzo, antistante piazza Vittorio Emanuele III, conosciuto ancora oggi come il palazzo del principe, è la costruzione più importante della città di Somma Vesuviana. Necessita, però, urgentemente di una nuova tettoia e di una facciata che tenga conto di un piano colore unico.

 

La tettoia del cosidetto palazzo del Principe  sembra essere stata realizzata con le famose lastre di eternit che come è noto contengono forti quantità di amianto. Occorre tenere presente, inoltre, che il rischio dipende dalla probabilità di rilascio di fibre di amianto in aria e/o nel suolo, probabilità che risulta legata allo stato di conservazione del manufatto stesso, in particolare alla sua compattezza. Aggiungo, altresì, che un corretto svolgimento delle operazioni di coloritura, pulitura e restauro della facciata restituirebbe alla città un gioiello della nostra illustre storia.

Ancora oggi, infatti, nella quasi integrità architettonica, il palazzo e la sua torre, testimoniano – come riferisce il Dott. Domenico Russo –  la grandezza dell’ Ordine Padri Certosini di San Martino e il passaggio dei nobili Serra, principi di Gerace, nella nostra terra. Lo storico Russo ipotizza che già una pur minima costruzione, anche rustica, esistesse già nel vasto perimetro del palazzo in epoca romana.

Dalla romanità si passa poi al X secolo, come data storica dell’insediamento dei Padri Certosini di San Martino; di quell’epoca Fabrizio Capitello, nella sua Raccolta di reali registri etc. Venezia, 1705, a pagina 16, attesta la venuta dei Padri Certosini nel pomposissimo palaggio invidiato dall’Italia. Il palazzo è menzionato anche nella Storia del Regno di Napoli dello storico Giovan Battista Pacichelli (1641 – 1695), come anche nell’opera dell’Abate Domenico Maione, primo storico di Somma, che ci informa delle grancie (o grangie) di San Martino dei PP. Certosini di Somma. L’ episodio più importante legato al palazzo, situato in piazza, è certamente quello dell’assedio e del saccheggio patito durante la rivoluzione di Masaniello nel 1647. All’epoca gli eventi furono fedelmente riportati da un altro studioso e storico del tempo, Giovanni Battista Piacente, nella sua opera inedita Le rivoluzioni del Regno di Napoli negli anni 1647/48, Napoli, 1861. Durante questi scontri, Somma fu teatro di lotta tra i popolari di Napoli e la nobiltà locale che parteggiava per gli spagnoli. Dal 9 settembre del 1647 decine e decine di cittadini sommesi – continua Russo –  perirono negli scontri a fuoco. Il palazzo fu difeso proprio dal nostro concittadino Piacente. I popolani tentarono l’assalto a una delle tante porte dello stabile: dopo tante fucilate, i lazzari presero d’assalto il palazzo, convinti che in quel luogo erano celate le ricchezze dei nobili di Somma. La peculiarità di questo palazzo era senza dubbio la lunga torre che sovrastava tutto il perimetro edificato. La presenza, poco consona ad un convento di religiosi, era determinante proprio in tempi di difesa. La torre, in conseguenza all’evento sismico del 1980, fu abbassata di un piano durante il restauro. Il convento fino al 1800 costituì uno dei pilastri portanti dell’economia della città di Somma. I PP. Certosini indirizzarono la loro attività  principalmente verso la coltivazione dell’uva e nella produzione del vino.

Tra le attività economiche, relativamente minori, ricordiamo la raccolta e la vendita della legna. Nel 1658 erano attestate quattro enormi cantine, ancora visibili in parte. Inoltre, parallelamente, si svilupparono tante attività collaterali in relazione alla parsimoniosa operosità del convento: stallieri, fabbri, artigiani, bottari, commercianti di frutta, legname e d’uva traevano beneficio dalla vita del convento. Un vero motore d’economia. In relazioni alle leggi eversive della feudalità, il monastero dei Padri Certosini fu soppresso agli inizi del XIX secolo. La deputazione degli apodissari in Napoli vendette nel 1804 la casa palaziata con giardino, terre, ed accessori alla VII Principessa di Gerace, Maria Antonia Oliva Grimaldi (1758 – 1822), duchessa di Terranova e moglie in prime nozze di Giovan Battista Serra e, in seconde nozze, di Pasquale Serra. Alla morte dei germani Nicola Serra, conte di Monte Sant’Angelo, e del cavaliere D. Gaetano Serra, il beneficio passò a Francesco Serra, IX principe di Gerace. Ecco perché palazzo del principe. Questa famiglia tra le più nobili d’Italia proveniente da Genova era ascritta da tempo immemorabile nel Libro d’Oro del Sedile di Porto in Napoli. I Serra, principi di Gerace ebbero i loro possessi in Somma fino al 1876, anno della cessione della proprietà ai signori Giuliano. Attualmente la proprietà è divisa tra le famiglie Indolfi e Cibarelli.