Somma Vesuviana, 450 anni fa la consacrazione della chiesa superiore comunemente detta S. M. del Pozzo

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Ben 450 anni fa, il 15 marzo del 1575, monsignor Aurelio Griani, Vescovo di Lettere e Gragnano, consacrò e dedicò alla Beata Vergine Maria salutata dall’Angelo la chiesa fatta costruire da Giovanna III.  Sabato, 15 marzo 2025, Mons. Francesco Marino, vescovo di Nola, presiederà alle ore 18:00 una solenne celebrazione per l’occasione del Giubileo della Consacrazione della Chiesa.

Questa data della consacrazione effettivamente si legge sulla lapide (vedi foto) visibile sulla parete della facciata posteriore, a destra, di chi entra nella chiesa, anche se l’avv. Francesco Migliaccio (1826 – 1896), appassionato storico e ricercatore locale, nelle sue Notizie inedite di Somma Vesuviana dal 1268 al 1885 – 1939, Tomo II, fa riferimento alla data del 25 marzo, attestando una lapide, non più esistente, a mano destra dell’ altare maggiore che così riportava: Anno D(omi)ni MDLXXV die XXV martij Ecclesia ista et altare maius cum altare Conceptionis consacrata fuit a Reverendissimo fratre Aurelio Griano Ordinis fratrum minorum de Observantia, Episcopo Litterensi […]. Resta il fatto, al di là di una conferma del giorno, che gli storici locali sono stati sempre convinti che la chiesa superiore, quella che oggi noi vediamo, fosse appellata con il titolo di Santa Maria del Pozzo. La consuetudine popolare ha fissato nei secoli questa denominazione.

In realtà se si fossero consultate le Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV: Apulia – Lucania – Calabria: le decime dei secoli XIII – XIV, a cura di D. Vendola, Città del Vaticano, 1939, [una sorta di registrazione della tassazione della Chiesa, cit. D. Russo] si sarebbe potuto riscontrare che nel Duomo di Bari esiste una pergamena del 1° giugno del 1318 che attesta l’esistenza di un’ abbazia di Sanctae Mariae de Puteo de Summa, il cui titolare era Tommaso Transelardo de Sancto Germano e dei due suoi procuratori, maestro Paolo Russo di Somma e il grammatico Bartolomeo di Barletta [Archivio del Capitolo Metropolitano di Bari, n. 191 A]. Quindi, come segnala e riferisce il prof. Domenico Parisi, membro del Centro Studi dell’Archivio storico cittadino, prima della ristrutturazione ordinata da Roberto d’Angiò intorno al 1333, la chiesa sotterranea non solo aveva il titolo di S. Maria del Pozzo, ma era anche appellata abbazia.

Sepolta dalla famosa alluvione del 1488, riportata dallo storico Candido Greco, si tramanda che fosse stato un maialino a riportare alla luce quell’antico luogo. A riguardo numerosi scrittori hanno sempre attestato in loco l’esistenza di una cappella dedicata alla Beata Lucia, che altro non era che una rimanente parte di quella abbazia, rimasta fuori dalla coltre di fango. Il leggendario maialino spezzò con i denti un mattone, riportando alla luce la chiesa sotterranea. E’ verità o leggenda? Di questa scoperta – continua la tradizione – fu avvertita Giovanna III, che dimorava nella vicina Starza Regina. Il dott. Domenico Russo, storico locale, è prettamente convinto che non è mai esistita una cappella della Beata Lucia; aggiunge, poi, che gli abitanti del posto, in riferimento all’alluvione del 1488, sapevano sicuramente dell’esistenza di quella chiesa sommersa: non è possibile – afferma Russo – che nell’arco di soli 22 anni si fosse perduto il ricordo di quella celebre abbazia. Russo sostanzialmente ha ragione: come fu sommersa, allora la vecchia abbazia di Maria del Pozzo?

Certamente, la chiesa attuale, quella che oggi noi vediamo in superficie, fu fatta costruire da Giovanna III (+ 1517). L’ atto notarile del 17 marzo del 1510, redatto dal notaio Berardino Maione, attesta la permuta del sito sotterraneo di S. Maria del Pozzo con le diciassette moggia di terra, che la circondavano, che passava dal vescovo di Nola, mons. Giovanni Francesco Bruno, alla regina Giovanna III, a fronte di 15 ducati annui di reddito che provenivano da una serie di proprietà sommesi, come afferma lo stesso Russo [L’età aragonese a Somma, alle porte di Napoli capitale in Le fortificazioni del Casamale, Ed. Quasar, Fano (PU) Luglio 2023, 67]. Il 9 gennaio del 1517, Giovanna III moriva ad appena 62 anni a Napoli. Comunque, dopo numerose disposizioni testamentarie, l’opera meritevole della regina si concretizzerà solo nel 1575, ben 65 anni dopo, con il completamento della fabbrica. Figura fondamentale fu anche Isabella d’ Aragona, duchessa di Milano, che dopo la morte della cognata Giovannella (+1518), figlia di Giovanna III, non solo divenne erede principale, ma, seguendo una disposizione testamentaria, fece completare il monasterio di S. Maria del Pozzo di Somma, e fornì 60 ducati all’anno pro victu, vistitu, alimento e substentatione de li frati [D. Russo, op cit, 72].

Ricostruzione immaginaria di Giuseppe Canò

La chiesa, comunque, stando alla lapide citata nella foto, a meno che non vi siano abrasioni, fu consacrata il 15 marzo del 1575 dall’ Ill.mo e Rev.mo Padre Mons. Aurelio Griani e dedicata alla Beata Vergine Maria salutata dall’Angelo, come riporta pure Candido Greco nella sua opera I fasti di Somma del 1974. Il titolo di Beata Vergine Maria salutata dall’angelo è uno dei tanti appellativi mariologici: nel Nuovo Testamento, Maria è salutata dall’ Arcangelo Gabriele, quale Piena di grazia. Attenzione, però, da non confondere l’Angelo che saluta Maria con l’Angelo che annunzia a Maria la maternità messianica a cui ella è chiamata, rifacendosi alla profezia di Isaia 7, 14. Nel secondo caso la tradizione evangelica fa riferimento all’Annunciazione, che si celebra liturgicamente il 25 marzo. Se pure fosse stata vera la lapide, riportata dal Migliaccio, la chiesa si sarebbe appellata con il titolo dell’Annunciazione, in relazione alla data riportata della consacrazione avvenuta il 25 marzo, e non con il titolo di S. Maria salutata dall’ Angelo. E’ facile, quindi, che quella lapide, a cui fa riferimento lo studioso, fu rimossa.

Aurelio Griani da Orzinuovi (1509 – 1576), in provincia di Brescia, fu un frate francescano e, successivamente, vescovo. Fu guardiano del convento di S. Maria delle Grazie in Bergamo. Collaborò con il teologo e inquisitore Michele Ghislieri (1504 – 1572) allorché questi venne a Bergamo per indagare sul vescovo Vittore Soranzo (1500 – 1558). Secondo la tradizione, Griani prestò a Ghislieri un cavallo per fuggire dai facinorosi che volevano assalirlo. Griani, inoltre, collaborò anche all’attività di persecuzione degli eretici di Giovanni Battista Brugnatelli (ca.1545 – 1591), dopo la nomina di questi a vicario apostolico a Bergamo (1556). Ghislieri, divenuto papa Pio V, lo ricompensò con il vescovado di Lettere: la nomina avvenne nel 1570 e Mons. Aurelio Griani resse tale vescovado fino alla morte, avvenuta nel 1576 [da D. Santarelli, Dizionario di eretici, dissidenti ed esecutori nel mondo mediterraneo, Ed. Clori, Firenze, 2016].