“Quello che vedo”, la webserie che parla d’autismo e non solo…

0
3076
La webserie “Quello che vedo”  scritta da Vincenzo Catapano, Laura Pepe e Maia Salvato vede la regia di Maurizio Casagrande. E’ una storia che parla di autismo e di integrazione nella quotidianità di soggetti affetti da tale patologia, mettendo in primo piano le difficoltà degli stessi e delle famiglie, ma senza fare ricorso a toni drammatici usando toni leggeri e delicati. Il cast di attori è prevalentemente formato da napoletani: Fabio Fulco, Anna Spagnuolo, Mimmo Esposito, Vincenzo Catapano, Susy Del Giudice, Caterina Gramaglia, Tiziana De Giacomo, Igor Petrotto, Salvatore Catanese, Maria Teresa Amato, Antonio D’Amora e Lucia Manfuso.
“Quello che vedo” racconta la storia della famiglia Balestrieri composta da papà Carlo (Fabio Fulco), Filippo (Vincenzo Catapano), ragazzo autistico di 25 anni e del suo fratellino Mirko Balestrieri (Antonio D’Amora) . A scuola la maestra assegna un compito a Mirko, il cui titolo è proprio “Quello che vedo” e da lì partirà attraverso immagini e flashback, il racconto della quotidianità della famiglia Balestrieri. L’autismo di Filippo fa da sfondo ad altrettante storie al cui centro c’è l’ integrazione di altre forme di diversità. Per saperne di più abbiamo incontrato uno degli autori, nonché attore protagonista della webserie, Vincenzo Catapano. Ecco cosa ne è venuto fuori:
 
Si tratta di una serie web come nasce e di cosa parla?
 Io insieme agli altri autori volevamo fortemente scrivere una serie. L’idea di scrivere questa è venuta fuori da una visita al Centro Neapolisanit di Ottaviano. Ricordo ancora la prima visita, fu davvero speciale. Non conoscevamo l’autismo veramente, lo conoscevamo così come una persona può conoscerlo essendosi documentato su riviste, internet e leggendo qualche libro. Una volta entrati a contatto con i ragazzi siamo rimasti affascinati da questo mondo. Sono veramente geniali. Per fare qualche esempio, vorrei parlarvi di Danilo, che poi è il ragazzo da cui abbiamo preso spunto per scrivere il personaggio di Filippo,il protagonista. Beh, Danilo era capace di dirti in pochi secondi il giorno della settimana solo indicandogli la data di nascita. Sono ragazzi belli e intelligenti, il loro unico problema è che non hanno un linguaggio come il nostro. Siamo noi che dobbiamo imparare il loro modo di comunicare.
Qual è il tuo ruolo nella serie?
Interpreto un ragazzo di 25 anni autistico. Il personaggio di Filippo l’ho costruito stando realmente a contatto con i bambini autistici come Danilo, Raffaele e altri con cui ho quasi convissuto per diversi mesi. Dal principio ho cercato di documentarmi, ma poi ho capito che non bastava. Il personaggio è iniziato a crescere dentro di me, quando sono realmente entrato a contatto con i bambini autistici. Non ho mai avuto timore di una loro reazione contraria verso di me che ero un estraneo. Ho cercato di creare un ponte comunicativo con uno di questi ragazzi ed allora è veramente nato il personaggio di Filippo! Quando mi sono rivisto in video, dopo la registrazione della prima puntata, mi sono sentito pieno di orgoglio, perché ero riuscito a caratterizzare il mio personaggio, ero veramente Filippo, ero veramente un ragazzo autistico, uno di loro.. mi sono sentito speciale, come loro. C’è stato tanto lavoro da fare, ma è una soddisfazione immensa.
Come nasce la collaborazione con Maurizio Casagrande?
Ci tengo a precisare che tutti quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto, compreso Maurizio, hanno prestato la propria arte in maniera del tutto gratuita. Hanno sposato il progetto come, progetto sociale. Casagrande ha letto la sceneggiatura, grazie al Centro Neapolisanit di Ottaviano ed ha accettato subito, con grande entusiasmo!
 In tv non si parla quasi mai di autismo, non credi?
Sì, infatti c’è una mancanza di informazione in tal senso. Basti pensare che solo da 9 anni si è istituita la giornata mondiale dell’autismo, che cade il 2 aprile. Proprio perché se ne parla ancora troppo poco, noi abbiamo deciso di portare alla luce quest’argomento. In materia di legge, a mio avviso, in Italia siamo ancora indietro su questo tema delicato. Ci sarebbe bisogno di nuovi provvedimenti che vadano a tutelare al massimo i ragazzi, ma soprattutto i loro familiari.
A chi si rivolge la web serie?
A tutti, per questo abbiamo scelto il web. La serie parla sì, di autismo, ma si pone anche altri temi di interazione sociale e di comunicazione, quindi il target è veramente ampio. Si va dai bambini ai ragazzi, dall’adulto all’anziano. Tutti possono guardare il nostro lavoro e restarne piacevolmente colpiti.
Come viene raccontata la storia? 
Attraverso gli occhi di un bambino di quinta elementare, che guarda e racconta tutto ciò che accade intorno. Quindi attraverso questi occhi innocenti e puri sarà possibile conoscere il mondo di Filippo. Si parla di due fratelli, dove il ragazzo più piccolo , vede il padre che regala maggiori attenzioni al più grande che ha venticinque anni ed è autistico. Si parla anche del rapporto tra questi due fratelli, ma anche d’amore omosessuale e altro. Parliamo di amore e di amicizia senza schemi. Quello che vedo è una bella storia che vuole toccare il cuore di tutti e sopratutto far riflettere.