LA GIUSTIZIA SOCIALE NASCE DALLA DIVISIONE

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È curioso, ma oggi in TV si assiste ad una strana gara tra chi più si vanta di essere andato male in matematica durante la frequenza scolastica. Fa tendenza, come la erre moscia.
Di Luigi Jovino

La matematica fa sempre discutere. All”attenzione della cronaca nazionale ci sono oggi Quiz e Quizzoni ministeriali, proposti negli esami di Stato di medie e superiori, che semmai ce ne fosse bisogno, hanno ancora una volta dimostrato l”ignoranza dei nostri studenti in matematica. Eppure non dovremmo meravigliarci più di tanto. Nel talk show, in politica e in tante situazioni ufficiali, famosi testimonial non si fanno scrupolo di denunciare pubblicamente la loro ignoranza in matematica. Sembra uno sport nazionale. Dire che a scuola si andava male in matematica oggi fa tendenza. E come avere la erre moscia o un fazzoletto verde che fa pendant. L”espediente dialettico è chiaro. Si ammette di avere una lacuna per rafforzare negli interlocutori l”immagine di sè come essere pensante e acculturato.

Peccato che a nessuno sia mai venuto in mente di replicare: “Una persona che non capisce niente in matematica è poco più di un vegetale. Anche le piante respirano. Rispondono agli stimoli ed hanno sensibilità”. La dissacrazione pubblica della matematica, che è il campo di applicazione più stringente dell”indagine speculativa, nasce da cause culturali e da una formazione scolastica che ha privilegiato enormemente l”aspetto umanistico. Ci vuole poco a capire che il metodo di indagine scientifico porta la gente a riflettere e a trarre solo deduzioni logiche. Meglio rimanere nel vago, proponendo programmi e applicazioni matematiche che hanno funzione di orpello e alla fine fanno media con le altre discipline.

Dovremmo, invece, rifondare l”insegnamento della matematica, partendo dalla considerazione che la gente ha delle quattro operazioni. La somma (o addizione che dir si voglia), per esempio, sembra un dato accertato. Oggi tutti sono impegnati a sommare le proprie finanze, la cultura e le proprie esperienze di vita. L”addizione, insomma, gode di ottima salute anche in periodi di crisi come questo. La sottrazione, invece, è un”operazione sottaciuta. Molti politici sono impegnati in questa pratica che trova proseliti anche tra i grandi manager dell”industria e dell”imprenditoria pubblica che applicano alla lettera grandi sottrazioni. Basta che non si sappia in giro. Anche le persone normali, sottraggono a piacimento numeri dal curriculum personale, specialmente dopo aver compiuto sessant”anni. Peggio di tutti sta la divisione che è un metodo razionale di distribuzione dell”equità. Se ci sono dieci caramelle e cinque bambini, non c”è niente da fare. La divisione impone che siano date due a testa. Non ci sono scappatoie.

La giustizia sociale nasce dalla divisione. Eppure questa pratica fondamentale è oggi in gran disuso al punto che molti ragazzi non sanno fare l”operazione della divisione e per supplire alla carenza imparano strani metodi che considerano prima una moltiplicazione, poi una sottrazione. A pensarci bene anche il miracolo dei pani e dei pesci, compiuto da Gesù Cristo in un deserto è passato alla storia come una moltiplicazione e non come una grande divisione di massa. Migliaia di fedeli ricevettero a testa un pane e due pesci. La storia, però, ricorda una grande moltiplicazione che, tra l”altro è stata propedeutica per eseguire l”operazione della divisione. Ci sarebbe da riflettere sul perchè la religione cattolica, che pure si è servita della parabola, forma dialettica di comunicazione sofisticata, abbia compiuto questo errore. Molti creativi, interrogati sull”argomento, potrebbero rispondere che quel giorno nel deserto Gesù abbia lanciato il marketing promozionale.

I politici, più che dissertare sulle quattro operazioni, oggi preferiscono la statistica, facendo grande sfoggio di percentuali. All”ordine del giorno sono gli indici di gradimento. L”operazione è chiara. I dati statistici si prestano ad essere interpretati e vanno letti nel complesso delle azioni di raccolta, elaborazione, discussione e di rappresentazione. Con la statistica, insomma, si può barare, specialmente se si confida sull”ignoranza proclamata da tanti italiani. Quando Berlusconi afferma di essere il leader con il più alto indice di gradimento in Europa, in pratica afferma la sua debolezza. Ma come si fa a spiegare agli Italiani che il Pdl raccoglie solo il 26 per cento dei consensi degli elettori che sono il 60 per cento della popolazione, avente diritto?

Con una semplice operazione matematica sarebbe facile dimostrare che questi stessi numeri annunciati con enfasi, dimostrano che più dell”80 per cento degli italiani non vota Berlusconi perchè non lo conosce, non condivide oppure addirittura perchè contrasta duramente le sue posizioni. Fare chiarezza sui numeri è però obiettivamente difficile, specialmente in una nazione che denuncia crisi di identità solo per un Quiz o un Quizzone. Un”ultima considerazione andrebbe sottolineata e spero che qualche bravo conduttore televisivo, ricompensato con fior di milioni di euro, tenga in considerazione il suggerimento.

Ai politici che fanno sfoggio di dati bisognerebbe chiedere se conoscono il Chì quadrato (per esigenza di scrittura non viene segnato il simbolo matematico) che è una semplice formula, atta a definire i termini di validità di una indagine statistica. Sono convinto che nessun politico italiano (a parte qualche cattedratico) risponderebbe affermativamente, dimostrando quanto aleatori sono i giudizi, le posizioni e le formule proposte.

(Fonte foto: Rete Internet)